di Francesca Basso Oggi a Bruxelles il Consiglio Affari esteri. I timori della Commissione europea DALLA NOSTRA CORRISPONDENTEBRUXELLES – Per capire cosa aspettarsi dal Consiglio Affari esteri che si tiene oggi a Bruxelles bisogna ricordarsi che la guerra in Ucraina è ancora in corso con tutte le sue conseguenze. E questo sarà il cuore della riunione dei ministri degli Affari esteri dei 27 Paesi Ue, come hanno spiegato diverse fonti al Corriere. Tuttavia su richiesta dell’Italia, alla luce di quanto accaduto la scorsa settimana con le navi delle Ong nelle nostre acque territoriali, vi sarà un punto sul dossier immigrazione: il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che farà il suo esordio in questo ruolo, sarà ascoltato con attenzione, assicurano le fonti. Le tensioni che si sono create fra Italia e Francia non fanno bene all’Ue, sottolinea una fonte diplomatica Ue. Ed è probabile che i ministri dei 27 Stati membri nelle dichiarazioni all’ingresso tornino sul tema accoglienza, con il rischio anche che ciascuno rivendichi la propria azione. Ma è probabile pure che si assista a tentativi di mediazione. Molto dipenderà, spiega, dall’intervento del ministro Tajani. Il titolare degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn ha spiegato all’Ansa che «sul dossier immigrazione leggeremo le reali intenzioni del neoeletto governo italiano su quanta Europa vuole. Spero sinceramente che si tratti solo di un incidente di percorso all’inizio del nuovo governo a Roma». In questa fase lo sforzo della Commissione è di invitare gli Stati membri al coordinamento e alla cooperazione. I salvataggi in mare sono regolati dal diritto internazionale — ricorda una fonte Ue — quindi l’esecutivo comunitario non ha voce in capitolo, non sta a lui indicare quale sia il porto sicuro più vicino. Di sua competenza sono invece le politiche legate all’asilo. Il 20 settembre di due anni fa la Commissione ha proposto un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo che è ancora sotto negoziato perché gli Stati non riescono a mettersi d’accordo. Per poter rivedere le regole è necessario che tutti, i Paesi in prima linea sul Mediterraneo (Italia, Grecia, Malta, Cipro e Spagna), come quelli dell’Est, a partire dalla Polonia, che stanno gestendo i flussi degli sfollati dalla guerra in Ucraina, insieme ai protagonisti dei movimenti secondari (il fenomeno dei migranti che si spostano dal Paese di primo ingresso per andare a chiedere asilo in un altro Stato Ue) come Francia, Germania, Olanda e Belgio, trovino soluzioni condivise. Un piccolo passo avanti era stato raggiunto nel Consiglio Affari interni del 22 giugno scorso quando gli Stati Ue si sono accordati sulle posizioni negoziali, da tenere con il Parlamento Ue, sul regolamento Eurodac (la banca dati con le impronte digitali dei migranti irregolari e dei richiedenti asilo registrati negli Stati Ue) e sul regolamento sugli accertamenti per rafforzare il controllo delle persone alle frontiere esterne. Contestualmente 21 Stati membri e Paesi associati avevano confermato l’adesione al meccanismo volontario di solidarietà sotto forma di ricollocazioni o contributi finanziari. È il meccanismo al quale la Francia ha deciso di non aderire più. Il timore ora, osservano a Bruxelles, è che tutto venga rimesso in discussione. Sulla dimensione esterna — intese e aiuti con i Paesi di provenienza e di transito — anche l’ex premier Draghi aveva sollecitato un intervento della Commissione, ottenendo che fosse incluso nelle conclusioni di ben tre Consigli europei. La presidenza ceca deciderà in settimana se convocare per fine mese una riunione straordinaria a livello di ministri o solo tecnico. È già in programma un Consiglio Affari interni l’8 dicembre e il 15 e 16 dicembre si incontreranno i leader Ue. 13 novembre 2022 (modifica il 13 novembre 2022 | 23:05) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-13 21:35:00, Oggi a Bruxelles il Consiglio Affari esteri. I timori della Commissione europea, Francesca Basso da Bruxelles