Tamaro, Verga e la contemporaneità: nel 47% dei casi il programma del quinto anno non va oltre la Seconda Guerra Mondiale

Tamaro, Verga e la contemporaneità: nel 47% dei casi il programma del quinto anno non va oltre la Seconda Guerra Mondiale

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Qualche settimana fa la scrittrice Susanna Tamaro è stata criticata per aver detto che scrittori come Giovanni Verga non riescono a far appassionare i ragazzi alla lettura e che l’insegnamento della letteratura italiana nelle scuole è da rivedere.

Tralasciando le polemiche che si sono abbattute sull’autrice, il dibattito che da queste è scaturito ha fatto emergere una questione: a scuola si dà troppo spazio agli autori “classici” a scapito di quelli contemporanei? L’insegnamento della letteratura è adatto ai nostri tempi?

L’indagine: a che punto della storia si arriva al quinto anno

Uno studio condotto da Skuola.net, che ha intervistato 1000 maturandi, ha fornito una fotografia dei reali contenuti dei programmi scolastici al quinto anno, in vista della maturità, che spesso, soprattutto per quanto riguarda la prova d’italiano, verte su autori contemporanei.

Effettivamente, però, non tutti arrivano ad affrontare le tematiche legate alla contemporaneità in classe: meno di uno studente su 3 dice di aver trattato tutti gli autori principali dello scorso secolo e contemporanei, e di aver avuto persino il tempo per ripassare i nomi più importanti. Circa 1 su 4 è invece arrivato al secondo ‘900. Ma ben 4 su 10 dicono di essersi fermati alla prima metà del XX secolo, se non addirittura prima.

E per quanto riguarda la storia? Ebbene, appena un quarto dei maturandi (26%) ha parlato in classe degli avvenimenti più contemporanei. Una quota simile (27%) si è dovuta fermare grosso modo agli anni ‘70 del Novecento. Sempre meglio di quelli che non sono riusciti ad andare oltre la Seconda Guerra Mondiale: stiamo parlando di quasi la metà degli intervistati (47%).

Gli studenti andranno oltre quanto spiegato in classe?

Il 36% degli intervistati conferma che i fatti contemporanei hanno fatto spesso capolino nelle lezioni, mentre il 42% si è dovuto accontentare di qualche stralcio. Sempre meglio di quel 22% che per approfondire cosa avviene nel mondo ha dovuto guardare oltre i propri docenti.

E ora, come si organizzeranno i maturandi per recuperare le loro lacune? Quanti riusciranno a incastrare gli argomenti mancanti tra le sessioni di ripasso “ordinario”? Non molti: solo 1 su 4 proverà a presentarsi all’esame senza avere potenziali punti deboli. Circa 1 su 5, consapevole che non ce la può fare a seguire tutto, si soffermerà invece solamente sulle materie chiave. Il 38% già se che sarebbe un’impresa vana e, probabilmente, lascerà perdere in partenza. Il 15% ha già rinunciato e si focalizzerà su quanto è stato effettivamente spiegato.

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