Continua a fare discutere il caso della studentessa di Tivoli con sei insufficienze bocciata e poi ammessa alla seconda media dal Tar dopo il ricorso avanzato dai suoi genitori. Dopo il polverone che si è alzato contro questa pratica ormai comune, che provoca nei docenti un senso di delegittimazione, tanto da spingere a dire la propria anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, a parlare sono proprio i genitori della ragazzina.
Questi, a Il Messaggero, hanno difeso la loro decisione. “Abbiamo ritenuto opportuno rivolgerci alla magistratura dopo una serie di colloqui infruttuosi tra noi e la scuola. Siamo stati insoddisfatti della risposta, con una motivazione che presentava vizi formali e sostanziali. Riteniamo che non sia stato considerato il miglioramento di un’alunna di 11 anni nel primo anno di scuola media. Nostra figlia era migliorata in 7 materie e in alcune il miglioramento non è stato reso possibile”.
“Massimo rispetto per la scuola”
I genitori dell’undicenne sottolineano di avere “massimo rispetto per tutta l’Istituzione scolastica. È stata la stessa scuola, dopo la richiesta del Tar di riesaminare il caso, ad ammettere nostra figlia alla classe successiva, il giorno dopo la sentenza”, hanno sottolineato. “Nostra figlia già sta studiando e, pur rispettando in generale la discrezionalità dei docenti di poter promuovere o bocciare, crediamo che fermare a 11 anni un’alunna che ha migliorato anche il comportamento e che è stata sempre presente, con un’unica assenza durante l’anno, non rispetti il principio educativo che ogni bocciatura deve assumere e che secondo noi, nel nostro caso, era assente”, questo il loro pensiero.
La preside dell’istituto ha dichiarato che in occasione di un colloquio con i docenti è emerso che la studentessa non aveva particolari problemi, ma aveva poca voglia di studiare. Una dichiarazione che ha colpito la coppia: “Non è stata avallata in alcun modo da parte nostra nei colloqui, privati, con la dirigente dopo la bocciatura. È vero che nostra figlia non ha una certificazione particolare, in quanto non ha alcuna peculiare condizione, ma non riteniamo che abbia poca voglia di studiare, anzi. Al contrario, è stato proprio il suo impegno e la voglia di studiare ad averci motivato nel ricorrere”.
“Il Tribunale sottolinea come la stessa Amministrazione scolastica nelle note depositate in giudizio riconosca i progressi registrati da nostra figlia. Non ce lo aspettavamo. Nei colloqui intervenuti, tra cui quello di maggio, non se ne è parlato minimamente. Il miglioramento, intervenuto in ben 7 materie, non è stato completo perché in alcuni casi a nostra figlia non è stato consentito di raggiungere la sufficienza. Non si è considerato che si tratta di una ragazza di soli 11 anni, ancora in formazione”, hanno concluso.
L’attacco alla scuola della ragazza
Il Tar ha dato ragione ai genitori della ragazzina, sostenendo che i docenti non hanno considerato l’intero percorso di studi: “L’alunna, dal primo mese di scuola sino al termine delle lezioni, ha visto incrementare le proprie conoscenze e migliorare i propri voti”, nonostante in molti casi non abbia raggiunto la media del 6, si legge nella sentenza. Inoltre, nel ricorso viene messa in evidenza la mancata predisposizione da parte della scuola di “sistemi di ausilio e di supporto per il recupero”, visto che, per esempio, l’ultima verifica di francese è stata svolta nel mese di marzo 2023.
Questo il passaggio considerato più pericoloso da chi insegna: il legislatore ha “elevato a regola la promozione per gli alunni della scuola secondaria di primo grado”. Per bocciare uno studente, quindi, non basta più un lungo elenco di insufficienze. Serve una motivazione che sia ancora “più pregnante”. In questo caso la ragazzina ha incrementato i voti in 7 materie, recuperando due insufficienze gravi e tre insufficienze lievi in italiano, tecnologia, arte e immagine, migliorando una situazione che nel primo quadrimestre era stata definita “globalmente lacunosa”.eADV
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