Tassa extraprofitti, stop del Tar alle società energetiche: ora sarà più alta Come cambia

Tassa extraprofitti, stop del Tar alle società energetiche: ora sarà più alta Come cambia

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imposte

di Fabio Savelli16 nov 2022

Tassa sugli extraprofitti, il Tar stoppa i ricorsi  delle società energetiche: ora sarà più alta

Colpire chi si sta arricchendo grazie ai prezzi impazziti di gas e petrolio. Il metano, rispetto all’anno scorso, ha toccato vette mai raggiunte con un multiplo di 28 volte rispetto al 2021 per poi scendere all’attuale moltiplicatore di dieci. Il greggio è rincarato invece di due-tre volte. Come intercettare i profitti però è tutt’altro che semplice: in Europa ognuno va in ordine sparso. In Gran Bretagna la tassa riguarda soprattutto i profitti da estrazioni di gas, che da noi però sono marginali. La Spagna ha fatto due provvedimenti che servono per limitare i profitti delle tecnologie come rinnovabili, carbone e nucleare nella generazione elettrica. Anche la Germania si sta muovendo in questa direzione, simile alla misura introdotta dal governo Draghi nel decreto Sostegni-ter per mettere un tetto al prezzo dei rinnovabili con la differenza che la misura italiana colpisce solo alcuni impianti rinnovabili incentivati, mentre quella spagnola e tedesca colpiscono tutti gli impianti con bassi costi marginali che ora stanno guadagnando parecchio.

Ora l’esecutivo Meloni vuole cambiare registro. Si tratta della strada che non ha percorso il governo Draghi perché ritenuta la più impervia in termini di tempistiche di incasso. Prevederebbe di ribaltare la base imponibile per agganciarsi al valore della produzione che determina il calcolo dell’Irap, come da impostazione prevalente in Europa. Ma servirebbe tempo alle aziende per riconsiderare il contributo da versare e si finirà per sforare al 2023 quando le aziende chiudono l’esercizio fiscale. D’altronde le entrate sono state molto più basse delle stime contenute nell’allegato tecnico con cui il ministero del Tesoro a giugno aveva costruito l’imposta agganciandola ad una circolare dell’Agenzia delle Entrate. Solo l’Eni ha arricchito le entrate, avendo appena annunciato di voler corrispondere all’erario 1,4 miliardi. L’Enel pagherà invece 70 milioni.

Il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ha anticipato la rivisitazione per il 2023 della tassa. L’Italia dunque si adeguerà al regolamento comunitario, che prevede la tassazione sugli utili delle società energetiche e non piu’ il fatturato Iva. L’aliquota dell’imposta, sempre secondo le nuove regole comunitarie, potrebbe essere almeno del 33% (attualmente è del 25%), ma potrebbe anche essere più alta. Per il 2022 resta invece il saldo da versare entro fine novembre con le norme attuali, ossia tenendo in riferimento il fatturato Iva. Gli analisti ricordano che anche Saras, Erg e le municipalizzate sono state impattate tra 30 e 40 milioni. Occorrerà in ogni caso comprendere se il governo valuterà per l’anno prossimo l’applicazione di una eventuale aliquota superiore al 33% e se allargherà lo spettro delle attività interessate (attualmente solo generazione, importazione e vendita elettricità, produzione, importazione e vendita idrocarburi e raffinazione).

Il Tar del Lazio, con più sentenze depositate oggi, intanto ha dichiarato inammissibili per difetto assoluto di giurisdizione i ricorsi proposti dalle aziende energetiche contro l’atto dell’Agenzia delle Entrate con cui sono stati «definiti gli adempimenti, anche dichiarativi, e le modalità di versamento» del «Contributo straordinario contro il caro bollette», cioè esattamente il tributo dovuto per i cosiddetti extraprofitti.

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, 2022-11-16 19:20:00, L’Italia si adeguerà al regolamento comunitario che prevede la tassazione sugli utili delle società energetiche e non più sul fatturato, con un’aliquota che salirà dal 25 al 33% e forse anche più. Il gettito atteso finora lontano dai 10,5 miliardi previsti, Fabio Savelli

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