«Il  teatro vive nella sua memoria»

«Il teatro vive nella sua memoria»

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di Maurizio Porro

La direttrice artistica e i 50 anni del Franco Parenti: «Una tradizione che si rinnova»

Il teatro non è mai «senza se e senza ma» ma vive anzi nelle sue contraddizioni e memorie, nella direzione che certi autori disegnano sulle locandine lungo una storia fatta di recita dopo recita, passerella dopo passerella, perché è solo la memoria del passato che indica la segnaletica del futuro. La regista Andrée Ruth Shammah, direttrice artistica del Teatro Franco Parenti che 50 anni fa ha rivoluzionato la viabilità culturale di via Pier Lombardo — entrando nel cinema Continental e proponendo nell’insegna luminosa il nuovo linguaggio di Testori — sta vivendo una stagione di successo in cui sono evidenti cicli e ricicli storici.

«Il Molière ripreso in terza edizione identica alla prima di anni fa, “Il malato immaginario”, cui seguirà “Il misantropo”, è andato benissimo pur con un cast diverso: Franco Parenti ha lasciato la sua impronta. Così il suo amore per il varietà, frequentato negli anni d’oro dei lazzi e frizzi, lo rievoco nel “Delitto di via dell’Orsina” di Labiche, riprendendo i modi del varietà e la gloriosa passerella nel dna di Massimo Dapporto, figlio di un grande della rivista». E sempre per tornare a parole che lasciano il segno, viva Joseph Roth con “La leggenda del santo bevitore”, che sarà ripreso da Carlo Cecchi. «Un doppio omaggio — dice — perché Mazzarella ne fu protagonista ed oggi Cecchi ne ricalca le orme, ha fatto grande “Sik Sik” di Eduardo e rappresenta quel germe vitale dell’attore di varietà nell’attimo fuggente in cui diventa serio».

C’è un momento in cui si passa da Chaplin a Keaton, lo sapeva bene Strehler quando scritturava Scotti, Crovetto, Agus, Carotenuto, Milly. «Bisogna far convivere le anime, costruire sul classico una decalcomania senza farne pezzo d’antiquariato ma rinnovandolo col talento giovane. Ogni spazio di questo teatro muta di continuo, ma vive delle memorie del sottosuolo teatrale, delle sue coincidenze meravigliose. Come il 16 gennaio 73, quando aprimmo il Salone Pier Lombardo e ci fu l’incontro degli “scarrozzanti” Parenti e Testori, senza il quale né l’uno né l’altro sarebbero stati gli stessi nella storia incrociata di artisti in cerca di un linguaggio che portava con sé un inventivo modo di trasmettere emozioni».

La storia di Testori parte dalla Ghisolfa e arriva al Pier Lombardo, dove, nel centenario della nascita dello scrittore dei «segreti» milanesi, la Shammah riprenderà “Maria Brasca” che per prima fu Franca Valeri. La Brasca di Andrée torna con Marina Rocco, un’attrice che sfida l’immaginario tragico e plebeo della periferia milanese: «Marina è stata con me protagonista di alcuni spettacoli e trovo che abbia quella disinvoltura furba e milanese del carattere». In locandina poi due titoli di Eduardo, un altro degli angeli custodi della Shammah. «Eduardo, Strehler, Grassi sono nel mio planetario di configurazioni che mi hanno formata e trasformata, le mie Costellazioni, tanto per citare il titolo dove passo la palla a mio figlio Raphael. È un continuo palleggio di ricordi e di emozioni lanciati dal palco in platea, gara generazionale tra chi conosce e quindi riconosce le arti magiche del teatro e chi stupisce per la prima volta portandosi così a casa un nuovo tesoro».

22 novembre 2022 (modifica il 22 novembre 2022 | 20:03)

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, 2022-11-22 20:26:00, Andrée Ruth Shammah e i 50 anni del «Franco Parenti»: una tradizione che si rinnova, Maurizio Porro

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