Il nuovo premier britannico, Liz Truss (Lapresse)
I mercati sono spazzati da paura e grande incertezza, ma più che all’Italia post elezioni, con la vittoria della coalizione di centrodestra guidata da Giorgia Meloni, gli investitori guardano al Regno Unito. Una tempesta del genere, con il crollo della sterlina ai livelli più basi di sempre e il forte rialzo del rendimento dei titoli di Stato britannici, che ha contagiato i bond degli altri Paesi europei,non si vedeva da 30 anni, quando la Gran Bretagna fu costretta ad abbandonare il Sistema monetario europeo (Sme). Noi italiani lo ricordiamo bene, perché la crisi travolse anche la lira, spinta fuori dallo Sme insieme alla sterlina.
Allora fu la speculazione con la scommessa ribassista di George Soros a incendiare i mercati; oggi l’origine della crisi valutaria che scuote la City è a Downing Street. Venerdì il governo guidato da Liz Truss ha annunciato una manovra di tagli fiscali, soprattutto a vantaggio dei redditi più alti, per 45 miliardi di sterline (circa 50,4 miliardi di euro al cambio attuale), misure che saranno finanziati a debito, ha precisato il cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng.
E’ la più grande riduzione delle tasse degli ultimi 50 anni. Il timore è che i tagli alle tasse possano gonfiare il debito pubblico e alimentare ulteriormente il caro vita, mentre il Regno Unito vacilla verso la recessione.L’inflazione, che in Gran Bretagna è al 9,9%, la più alta tra i Paesi del G7, erode i salari reali, scatenando il malcontento e le proteste dei lavoratori. Gli scioperi nel settore delle ferrovie e delle poste, per chiedere aumenti in busta paga, sono stati soltanto sospesi dai sindacati, a causa della morte della Regina Elisabetta II. Ma i ferrovieri hanno già annunciato che torneranno a fermarsi dal 10 ottobre. E’ solo l’ultima di un’ondata di agitazioni in diversi settori dell’industria britannica, per rivendicare condizioni migliori e adeguamento salariale al rapido aumento del costo della vita.
Il crollo della sterlina non fa che peggiorare la situazione. Lunedì pomeriggio la valuta britannica oscilla intorno a quota 1,08 sul dollaro, ma a primo mattino la valuta inglese è sprofondata fino a 1,035 sul dollaro, il minimo mai registrato dalla decimalizzazione della moneta nel 1971. Nel settore del reddito fisso, il rendimento dei titoli di Stato britannici a 10 anni è volato al 4,13 rispetto al 3,5% segnato venerdì prima dell’annuncio del maxi taglio fiscale.
L’incertezza si è diffusa in tutto il continente. E, come sempre, le economie più fragili soffrono di più. Il rendimento dei Btp a 10 anni è salito al 4,48%, mentre lo spread è arrivato a 239 punti. I rendimento dei titoli di Stato a 10 anni della Grecia sono balzati al 4,68%, gli spagnoli al 3,27%, ma perfino i Bund tedeschi ora rendono il 2,09%, mentre fino a pochi mesi fa erano negativi.
La Bank of England (BoE), che giovedì ha alzato il tasso di 0,50 punti percentuali al 2,25%, potrebbe aver bisogno di riunirsi urgentemente per un nuovo rialzo a sostegno della sterlina. Sarebbe una mossa inusuale. Da quando è diventata indipendente dal Tesoro, nel 1997, la Bank of England non ha mia alzato i tassi di interesse al di fuori delle riunioni di politica monetaria programmate. Sul mercato dei derivati però si scommette di un intervento al rialzo dello 0,75% entro una settimana e poi su un ulteriore aumento di oltre un punto e mezzo entro novembre, quando è in calendario il prossimo incontro. E se oggi i costo del denaro è al 2,25%, l’attesa è che arrivi fino al 6% entro maggio.
Nel tardo pomeriggio di lunedì, la Bank of England è intervenuta con una nota, ma non è riuscita a rassicurare i mercati. La banca centrale ha dichiarato di stare «monitorando attentamente» i mercati e che non esiterà ad aumentare i tassi di interesse per frenare l’inflazione. possano gonfiare il debito pubblico e alimentare un’ulteriore inflazione mentre il Regno Unito vacilla verso la recessione. La banca ha dichiarato che valuterà appieno gli impegni fiscali e di spesa del governo prima della prossima riunione di novembre e che «non esiterà a modificare i tassi di interesse nella misura necessaria a riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% in modo sostenibile nel medio termine».
Il problema è che il rialzo dei tassi danneggia l’economia, penalizzando gli investimenti, e pesa sui risparmiatori, appesantendo rate del mutuo, mentre l’alta inflazione si mangia il potere di acquisto. Una miscela micidiale.
L’opposizione perciò ha reagito con durezza. Alla Convenzione del partito laburista, il direttore finanziario Rachel Reeves ha parlato di «emergenza nazionale» e ha definito il cancelliere dello scacchiere, Kwasi Kwarteng, e la prima ministra Liz Truss «due giocatori d’azzardo disperati che inseguono le loro perdite al casinò».
I mercati aspettano i primi passi di Giorgia Meloni per metterla alla prova— dalla formazione del nuovo governo alla manovra economica — in questo momento gli investitori però guardano altrove.
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, 2022-09-26 19:47:00, E’ la peggiore crisi valutaria da 30 anni. Il maxi taglio fiscale e le misure a debito del governo di Liz Truss scatenano un aumento dei rendimenti che contagia il continente, dal Btp (4,48%) al Bund (2,09%). Ora potrebbe intervenire la Bank of England , Giuliana Ferraino