di Gaia Piccardi
Il re svizzero del tennis ha chiuso a Londra la sua carriera in doppio in coppia con l’eterno rivale Rafa Nadal. Sconfitti in tre set da Tiafoe e Sock
Vince il sorteggio con Sock e Tiafoe, gli americani che rappresentano il resto del mondo in questo sabba in mondovisione per adepti del culto di Federer. Sceglie di servire ma lascia la battuta al sodale Nadal: «Mai avuta la mano così gelata…» dice con un mezzo sorriso sotto il nasone marchio di fabbrica, da sempre reso affascinante dal potere seduttivo del suo tennis. È il doppio-capolinea di una carriera, gli occhi del mondo su Roger Federer in bandana come ai bei tempi ma questa è una versione del maestro addomesticata dall’età e dagli acciacchi, si avanza tra sprazzi e ricordi, molti bei ricordi.
E finisce perdendo. 6-4 il primo per Federer-Nadal, alfieri dell’Europa in Laver Cup, con il set point conquistato proprio da Roger: una risposta alla vecchia maniera in pancia a Sock, che sbaglia la volée. 7-6 il secondo per gli yankee nonostante un break recuperato dai 44 titoli Slam (20 Roger, 22 Rafa). 11-9 per gli Usa al super tie break del terzo set con un match point mancato proprio da Federer. E pazienza se nel pomeriggio la drammatica protesta di un attivista per il clima che ha provato a darsi fuoco per protestare contro l’abuso dei jet privati (Federer è volato a Londra dalla Svizzera proprio così, e non solo lui) ha interrotto il programma.
L’imprevisto turba il pomeriggio ma non perturba la serata. Per l’ultima volta Federer in lacrime (piange come un bambino anche Nadal), tutto il resto è noia. The last dance è un valzer sonnacchioso («Incredibile quanto sei lento a rete quando non giochi mai il doppio!» si dice da solo Rafa al cambio di campo) e vagamente malinconico, che si sforza di essere allegro. «Non è un funerale, è una festa» ci ha tenuto a precisare Roger, il totem al centro di un villaggio che — per la maggiore — ha reagito alla notizia del ritiro facendogli le condoglianze anziché con la gioia di aver assistito per vent’anni al tennis più bello mai proiettato su questi schermi.
Federer non è morto né scomparirà: «Non sarò un fantasma, mi rivedrete» ha promesso a Londra. Sarà l’ambasciatore del tennis nel mondo, presenzierà agli eventi, giocherà esibizioni profumatamente retribuite, persino più di questa Laver Cup che ha portato in riva al Tamigi l’antenato che le presta il nome, Rod Laver, vip e popolo, mamma e papà Federer, i veri creatori del talento del maestro svizzero, la moglie Mirka, i quattro figli e tutti i tic di Rafa Nadal, il carissimo nemico che nel doppio che chiude la carriera del supremo rivale si presta a fare la spalla, da copione, al primo attore che saluta il palcoscenico.
A 41 anni, con 103 tornei vinti (20 titoli dello Slam), 310 settimane trascorse da numero uno (237 consecutive) e tre operazioni al ginocchio alle spalle, Roger Federer è un doppista impreciso e improvvisato ma ancora capace di sprazzi di luce accecante: il taglio acutissimo di certe volée, qualche antico riflesso da gatto attempato, la mano morbida anche se è chiaramente in ritardo di condizione, deluso perché i limiti di un fisico ormai logoro gli hanno impedito il ritorno al tennis che sognava. La qualità generale dell’incontro è quella che è (Federer è pensionando, Sock ha la pancetta, Tiafoe ha ancora addosso la stanchezza delle fatiche erculee dell’Open Usa e Nadal è arrivato a Londra in ritardo da Manacor, dove la moglie Xisca sta per partorire il primo erede), però i momenti di divertimento non mancano, Rafa e la panchina del team Europa fanno di tutto per mantenere alto l’umore di Roger e il pubblico è generoso di ovazioni per qualsiasi alzata di sopracciglio dello svizzero, figuriamoci quando gli riesce di far passare la palla nel buco della rete tra paletto e nastro, un pertugio minimo e vietato che solo il replay riesce a smascherare.
«L’arte della precisione…» scherza Federer, ben sapendo che il punto non gli verrà assegnato. Archiviato Federer con tutta l’enfasi e la retorica che il senso che Roger ha avuto per lo sport meritava, Europa contro resto del mondo prosegue sabato con il debutto di Matteo Berrettini, la riserva promossa titolare dall’impossibilità dello svizzero di reggere il singolare. Fino a domenica ci saranno altri applausi e altre carezze per l’uomo di Basilea in panchina, che si ritira sapendo di aver onorato fino in fondo il suo talento, per il suo piacere e per il nostro, e per questo in pace con se stesso e con il mondo, pronto a godersi la vita, la famiglia, le royalties di un marchio di enorme successo, le occasioni che arriveranno a pioggia anche da professionista ritirato: si parla di un’esibizione con Nadal al Santiago Bernabeu, a Madrid, nella primavera dell’anno prossimo, davanti a oltre 80 mila spettatori.
Tanto per cominciare. «È stata una giornata meravigliosa, non sono triste — giura con gli occhi lucidi —, non avrei potuto desiderare un happy ending migliore. Okay ho perso, ma è la celebrazione che desideravo. Ho cominciato da raccattapalle a Basilea, e in un attimo eccoci qui. Mia moglie Mirka avrebbe potuto chiedermi di smettere tanti anni fa, invece mi ha incoraggiato a continuare. Lascio il tennis in buone mani: la nuova generazione è la più potente, veloce ed atletica che ci sia mai stata. Buonanotte». Lui se ne va con la storia in tasca, noi con la gratitudine di essercelo goduto da contemporanei: su YouTube, purtroppo per voi, posteri, non sarà la stessa cosa.
24 settembre 2022 (modifica il 24 settembre 2022 | 02:31)
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, 2022-09-24 05:36:00, Il re svizzero del tennis ha chiuso a Londra la sua carriera in doppio in coppia con l’eterno rivale Rafa Nadal. Sconfitti in tre set da Tiafoe e Sock, Gaia Piccardi