di Giuseppina Manin
L’opera sarà a Venezia (31 agosto-10 settembre) dopo la prima alla tumultuosa edizione del 1968, in cui Laura Betti venne premiata con la Coppa Volpi per la Miglior interpretazione femminile
Se un giovanotto di bell’aspetto, misterioso e sfuggente quanto basta ad accendere fantasie d’ogni tipo, arriva senza preavviso in una famiglia borghese, cosa potrebbe succedere? A porre il singolare quesito, anno rovente 1968, fu Pier Paolo Pasolini con uno dei film più enigmatici e scandalosi del cinema italiano, «Teorema». Scavalcando ideologie e lotte di classe, PPP portò sullo schermo l’inevitabile dissoluzione della borghesia innescata da quell’intruso simile a un angelo. Portatore di un eros dionisiaco a cui nessuno può sfuggire. Né la padrona di casa Silvana Mangano né suo marito Massimo Girotti, né i loro figli o la serva Laura Betti. Tutti preda del fascino ambiguo di Terence Stamp. «Una borghesia sedotta e abbandonata, fatta a pezzi dall’irruzione deflagrante dell’eros e del sacro» riflette Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna dai cui laboratori dell’Immagine Ritrovata esce la copia restaurata di «Teorema», il 1 settembre alla Mostra del Cinema, e poi di nuovo nelle sale.
Un ritorno al festival veneziano dopo la tumultuosa prima del ’68, dove il film ricevette oltre alla Coppa Volpi a Laura Betti, anche il premio dell’Ocic, l’Organizzazione cattolica del cinema. Apriti cielo. A insorgere fu l’«Osservatore Roman»o bollando il film con l’«escluso per tutti». Persino il Papa dirà la sua, Paolo VI disapprovò il premio. E l’Ocic fu costretta a recitare il mea culpa. In perfetta consonanza con il bollino rosso vaticano si mosse anche la giustizia degli uomini. Subito dopo la prima veneziana, le procure di Roma, Alessandria, Sassari e Trieste ordinano il sequestro di «Teorema» «per oscenità» viste le scene di «amplessi carnali, lascive e libidinose, e per i rapporti omosessuali».
Su denuncia di un avvocato turbato dal fatto che alcuni momenti di sesso fossero accompagnati dal Requiem di Mozart, «Teorema» viene sequestrato e inizia il processo. Ma poi il tribunale di Venezia assolve film e Pasolini. E «Teorema», due mesi dopo, torna nelle sale. «Solo uno dei 30 processi intentati in 13 anni a Pasolini — ricorda Farinelli —. Il tribunale comunque aveva visto bene. “Teorema” non ha nulla di blasfemo, è il grido di rabbia e dolore verso una società che il senso del sacro ha perduto. Il grido finale di Girotti, che vaga nudo sulle pendici dell’Etna e da lì urla il suo deserto interiore». Come in certi quadri di Munch o di Bacon. «Tra gli elementi attuali c’è il gusto di Pasolini per una trasformazione interiore attraverso l’arte e la performance. A oltre mezzo secolo «Teorema» resta la perturbante parabola del nostro presente».
28 agosto 2022 (modifica il 28 agosto 2022 | 21:11)
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, 2022-08-28 19:22:00, L’opera sarà a Venezia (31 agosto-10 settembre) dopo la prima alla tumultuosa edizione del 1968, in cui Laura Betti venne premiata con la Coppa Volpi per la Miglior interpretazione femminile, Giuseppina Manin