di Giovanni Caprara
Amato (Ingv): placca anatolica, spostamenti fino a dieci metri. La sismologa turca Aybige Akinci: alta sismicit nel 90 per cento del Paese
La situazione sismica in Turchia e in Siria continua ad essere critica. La scossa di luned con magnitudo 7.5 sulla placca anatolica (che ha provocato, secondo l’ultimo bilancio oltre 11mila morti in Turchia e Siria) si distribuita per circa cento chilometri nella direzione est-ovest e nella zona centrale ha mostrato, sia pure in un’area limitata, uno spostamento di dieci metri spiega Alessandro Amato, dirigente di ricerca all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). L’energia accumulata negli ultimi anni richiede ancora tempo per essere liberata, come dimostra il continuo ripetersi delle scosse che anche ieri continuato con un ritmo sostenuto mantenendosi ad un livello di 4.7 della scala Richter.
La placca
Del resto la placca anatolica si muove due centimetri all’anno rispetto alla placca arabica e le forze in gioco alimentano l’accumulo di energia — aggiunge —. Si cerca di studiare l’andamento del fenomeno con i modelli teorici di trasferimento di stress, ma i risultati non aiutano a decifrare bene ci che potrebbe accadere nel sottosuolo. Certo negli ultimi anni esaminando i dati storici e valutando con nuovi strumenti come i satelliti le deformazioni dei suoli abbiamo maggiore conoscenza. Possiamo quindi migliorare la prevenzione mentre la previsione resta impossibile. La storia sismica della Turchia offre bollettini con numeri di vittime pesanti. un Paese vulnerabile ai terremoti trovandosi al crocicchio di tre grandi placche in continuo movimento precisa Aybige Akinci, sismologa turca ora ricercatrice all’Ingv ma impegnata anche in progetti in collaborazione con i colleghi in Turchia. Negli ultimi vent’anni — prosegue la scienziata — tre sismi oltre i sette gradi della scala Richter certificano un territorio che per il 90 per cento ad alta sismicit e uno dei pi attivi del Mediterraneo e del mondo.
Le faglie
Si stima che siano circa 400 le faglie attive, alcune giudicate pi pericolose come quella ben nota a sud di Istanbul, poco distante dalla citt, per la quale i dati raccolti ci dicono che un giorno si romper generando un serio terremoto. Nella successione degli eventi che hanno caratterizzato il secolo scorso il 1939 rimane un punto di riferimento sul quale i sismologi di tutto il mondo concentrano anche oggi l’attenzione. Un sisma con magnitudo 7.8 (la stessa dell’attuale) colp Erzican nella Turchia orientale provocando l’imponente numero di 33 mila vittime mentre la citt fu quasi rasa al suolo. Allora — dice Akinci — si verific la rottura della faglia nell’Anatolia settentrionale per oltre mille chilometri andando quasi da un’estremit all’altra del Paese innescando una serie di terremoti violenti nei successivi 60 anni.
Una rete sismica copre quasi interamente il territorio raccogliendo informazioni e monitorando le zone pi pericolose. Si potrebbe fare di pi — aggiunge la scienziata turca — ed essere ancora pi capillari per migliorare la prevenzione. Le ricerche mostrano che la distribuzione delle faglie nell’Anatolia sono regolari mentre in Italia sono pi complesse. Ci significa che si pu capire pi facilmente la distribuzione delle forze e l’effetto domino che si pu generare nei territori circostanti. Per questa ragione si guarda con apprensione alla faglia a soli 20 chilometri da Istanbul lungo la quale sono gi avvenuti nel tempo 12 terremoti e dove la gente vive in una condizione ad alto rischio aspettando un Big One come in California. Se le previsioni restano purtroppo impossibili, un’analisi della situazione pu fornire qualche indizio sull’evoluzione del fenomeno. L’intensit delle scosse che continuano suggeriscono che l’attivit sismica proseguir. Non irragionevole pensare a una continuazione per giorni o settimane o forse qualche mese. Guardando alla mitigazione del rischio nel 2018 il governo ha varato il regolamento alla legge approvata sei anni prima per le costruzioni antisismiche. Ma non sempre viene rispettata conclude con amarezza Aybige Akinci.
8 febbraio 2023 (modifica il 8 febbraio 2023 | 12:32)
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