Sciame di 90 scosse  nelle Marche: calcinacci, treni fermi, 10 sfollati.  Oggi scuole chiuse

Sciame di 90 scosse nelle Marche: calcinacci, treni fermi, 10 sfollati. Oggi scuole chiuse

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di Alessandro Fulloni

L’epicentro in mare, a 34 chilometri dalla costa.. Magnitudo di 5.5. Dieci gli sfollati, oggi scuole chiuse. Il presidente dell’Invg Doglioni: «Non ci sono state conseguenze più pesanti il terremoto è avvenuto in mare, lontano da zone abitate».

Ore 7 e 07. Le Marche vengono investite da una scossa di terremoto di magnitudo 5.5, la più alta registrata da 100 anni lungo l’area settentrionale della Regione. Passa un minuto ed ecco un secondo sussulto di 5.2. Per lunghissimi e angoscianti secondi la sensazione è stata quella di un terribile incubo che stava ripetendosi sei anni dopo il devastante sisma che alle 3 e 36 del 24 agosto 2016 — a cui si aggiunsero quelli del 26 e 30 ottobre, rispettivamente di 5.4 e 6.5 — martoriò anche Umbria, Abruzzo e Lazio, provocando un totale di 229 vittime. Sui social, ieri sono rimbalzate frasi così: «Terrore», «Sto tremando», «Risveglio da incubo». Ma i danni, fortunatamente, sono stati limitatissimi: 1o gli sfollati ad Ancona per lesioni nelle case e crolli di calcinacci in chiese storiche.

Gli edifici pubblici e le scuole tra Fano, Urbino, Macerata e San Benedetto del Tronto sono stati evacuati e la gente a lungo è rimasta in strada, terrorizzata anche dallo sciame che in tarda serata ha totalizzato 90 scosse e che secondo gli esperti proseguirà nei prossimi giorni. Non ci sono state conseguenze più pesanti «solo perché — osserva Carlo Doglioni, geologo e presidente dell’Ingv — il terremoto è avvenuto in mare, lontano da zone abitate», con l’epicentro a 34 chilometri dalla costa di Pesaro e a una profondità di 8. Se l’origine delle due scosse — avvertite nitidamente in Romagna e che hanno spaventato anche Roma e il Nordest — fosse stata localizzata più a Ovest, magari solo una quindicina di chilometri, «poteva essere una tragedia» sintetizza l’assessore regionale alla Protezione civile Stefano Aguzzi.

È il caso del sisma che il 30 ottobre 1930 flagellò Senigallia. Allora la magnitudo fu poco più alta (5.8) e le vittime 14, oltre alle 4 di Ancona, colpita inoltre, la sera del 25 gennaio 1972, da una disastrosa e prolungata serie sismica di 5.9 che fece sfollare 30.000 persone. In città tanti la ricordano bene: «Ho provato lo stesso terrore di allora — racconta ancora impaurito Corrado Billò, ristoratore —. Sono scappato in strada. Non voglio pensare a cosa sarebbe successo se l’epicentro non fosse stato al largo…».

Ieri le due scosse — secondo l’Invg scatenate «dalla spinta tettonica che l’Appennino marchigiano esercita a nordest sulla placca adriatica, comprimendola» — hanno fatto tremare case, tralicci e cadere calcinacci di diversi edifici tra cui la stazione di Ancona. Luoghi feriti dall’alluvione del 15 settembre che fece 12 morti e una dispersa di 56 anni, Brunella Chiù, residente a Barbara e trascinata via dalla violenza dell’acqua mentre era alla guida un’auto assieme alla figlia 17enne Noemi, poi trovata priva di vita. Proprio il sindaco del piccolo borgo di 1.200 abitanti tra il Misa e il Nevola, Riccardo Pasqualini, ora scuote la testa: «Ci mancava solo questa ad aggravare la situazione della nostra gente…». Stesse parole vengono dal primo cittadino di Senigallia, Massimo Olivetti: «Un dramma dietro l’altro… la popolazione è stanca, provata».

A Pesaro le due scosse hanno fatto crollare aureole e parte della testa in marmo della Madonnina che sovrasta la Chiesa dei Cappuccini, uno dei simboli della città. Sull’Adriatico la circolazione ferroviaria è stata interrotta sino a mezzogiorno per poi riprendere gradualmente. In serata il governatore Acquaroli ha detto che non risultano «danni gravi a edifici, sebbene le verifiche siano in corso». Per precauzione in diverse località della Regione le scuole, così come altri edifici pubblici, resteranno chiuse anche oggi. Quel che è successo ieri «dovrebbe essere un elemento di azione — è la riflessione di Doglioni — per costruire da qui in avanti, in Italia, una cultura dei rischi naturali. Eventi come questi non provocano danni se le case sono costruite bene». E il commissario al sisma 2016 Giovanni Legnini aggiunge: «Occorre ridurre il rischio, anche riorientando a questo fine il superbonus».

9 novembre 2022 (modifica il 9 novembre 2022 | 22:50)

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