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Terremoto in vista nella gestione delle scuole italiane. Migliaia di dirigenti scolastici da settembre dovranno lasciare la propria sede e andarsene in altro istituto. Ciò vuol dire che milioni di studenti e centinaia di migliaia fra docenti e personale non docente cambieranno preside, ovvero il punto di riferimento e la guida degli istituti in cui studiano o lavorano. Il tutto con i progetti del Pnrr che sono un cantiere aperto, i nuovi piani triennali dell’offerta formativa appena definiti e molte altre questioni in corso.
Tutto questo se non verrà sospesa o derogata la norma che prevede la rotazione degli incarichi dopo nove anni di permanenza del dirigente scolastico nella stessa istituzione scolastica. Norma vigente dal 2012 ma finora di fatto non applicata, se non in qualche area del paese, tanto che alcuni dirigenti scolastici sono in servizio nella stessa scuola da 17, 20 o anche più anni.
Il numero esatto dei presidi costretti a spostarsi lo può conoscere solo il Ministero dell’istruzione. Facendo un calcolo di massima, degli attuali 7.700 dirigenti scolastici in servizio, “si salvano” da questo tsunami obbligato i 2.900 nominati come vincitori dell’ultimo concorso, altri 490 recuperati dalla “buona scuola” e una cinquantina recuperati in modo vario nel corso di questi ultimi anni. Dei restanti 4.300 circa, una parte nel frattempo ha cambiato sede volontariamente: rimangono certamente alcune migliaia di capi d’istituto che dovranno preparare le valigie e andarsene in altra scuola dal prossimo settembre, con un effetto domino che può scuotere di un colpo l’assetto organizzativo di una parte significativa delle cellule vitali del sistema, le scuole autonome. Con un brusco impatto sul bagaglio di relazioni, competenze, conoscenze delle realtà specifiche che innerva il tessuto di organizzazioni complesse.
Per fare un paragone sportivo, è come se alla vigilia del campionato di Formula 1, una di quelle bizzarre regole che il circus motoristico ogni tanto introduce per rendere più appassionante lo spettacolo imponesse di mischiare i piloti delle varie vetture, dando a ciascuno un’auto diversa da quella sulla quale hanno preparato meticolosamente la competizione. Solo che in questo caso ci vanno di mezzo studenti, famiglie e personale della scuola. Proprio un ottimo viatico per recuperare il grave ritardo accumulato dal 2021 ad oggi sul Pnrr Istruzione…
Secondo quanto riferito dal Ministero dell’istruzione nell’incontro con i sindacati dello scorso 30 marzo, sia l’Anac sia la Corte dei Conti ritengono necessario applicare improrogabilmente la regola.
Ma cosa hanno fatto di male questi dirigenti con la valigia? Nulla.
Se ne vanno perché le norme per l’anticorruzione prevedono che i dirigenti pubblici lascino la sede dopo 9 anni per evitare il rischio di corruzione. Secondo la ratio di queste norme, il rimanere sul territorio molto tempo potrebbe indurre i dirigenti a rapporti non trasparenti, fino in teoria a un possibile utilizzo improprio, penalmente perseguibile, delle risorse di cui dispongono. Anche se in questo decennio le cronache non hanno evidenziato condanne o dubbi di corruzione a carico di dirigenti scolastici.
Ma di quali risorse parliamo? In questi anni i dirigenti scolastici – se si escludono quelli di istituti come gli agrari e gli alberghieri – hanno gestito “miserie” o poco più. Soltanto recentemente con il Pnrr stanno arrivando fondi più consistenti. Ma non parliamo di milioni ma di decine o di alcune centinaia di migliaia di euro, per progetti di ammodernamento dell’attività didattica, per la formazione per valorizzare le competenze del personale, per dotare le scuole di qualche tecnologia all’avanguardia. I dirigenti scolastici non gestiscono certamente risorse per appalti di edilizia, ad esempio, perché gli edifici sono di competenza degli enti locali.
E pensare che in questi mesi i dirigenti che a settembre se ne andranno altrove hanno dovuto faticosamente predisporre progetti che qualcun altro dovrà gestire, casomai con altre prospettive e altre idee, sperando che tutto ciò non impatti sul raggiungimento dei target e delle milestones previste dal Pnrr e sulla buona riuscita in generale dei progetti. Con l’applicazione secca, improvvisa e acritica di questa regola per migliaia di casi, la scuola verrebbe messa inspiegabilmente in ginocchio.
Tutto ciò con un altro tsunami all’orizzonte, perché la revisione della rete scolastica col cosiddetto ridimensionamento nei prossimi anni porterà all’accorpamento di istituzioni scolastiche costringendo diversi dirigenti, casomai appena arrivati dopo questa mobilità coatta, ad andarsene di nuovo altrove e così via. Sembra quasi che ci si voglia far del male da soli…
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