Terremoto di San Giuliano, il ricordo di Dino Di Renzo: «Io sotto le macerie, oggi sono geologo»

Terremoto di San Giuliano, il ricordo di Dino Di Renzo: «Io sotto le macerie, oggi sono geologo»

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di Alessandro Fulloni

Vent’anni fa 27 bimbi e una maestra morirono per il crollo della scuola in provincia

di Campobasso. C’era anche lui: «Ero in quinta, quel giorno mi rifugiai sotto un banco. Da adolescente avevo già il sogno di laurearmi anche per garantire più sicurezza»

«Rimasi più di sei ore sotto le macerie e ricordo tutto, anche se per qualche minuto persi conoscenza. Dopo due lievi scosse avvertite nella notte, andammo lo stesso a scuola. Al mattino le maestre ci spiegarono cosa fare nel caso avessimo sentito di nuovo il pavimento tremare. Figurarsi, ne parlavamo tutti, mamme e figli, “ma tu hai avuto paura?…”. Le insegnanti ci dissero che avremmo dovuto metterci sotto il banco. E io poi ci provai subito, dopo i primi sussulti. Non so se ci riuscii, successe tutto velocemente. Ricordo la parete che si crepava: fu l’ultima cosa che vidi prima di svenire».

Dino Di Renzo, che oggi ha 30 anni e che si è laureato in Geologia con 110/110, quella terribile mattina del 31 ottobre 2002 era in classe. Erano le 11 e 32. Una scossa di magnitudo 5.7 sbriciolò l’unica scuola elementare di San Giuliano di Puglia, in provincia di Campobasso, la «Francesco Jovine»: 28 vittime, l’insegnante Carmela Ciniglio e 27 bimbi. Quelli della prima morirono tutti, da allora nel borgo (mille abitanti circa) non c’è più nessuno nato nel 1996. Ieri, esattamente 20 anni dopo, alla commemorazione della tragedia c’era anche Dino, giunto da Ferrara, dove studia per il dottorato in Geologia, per stare proprio in quel «Parco del Ricordo» dove allora c’era la scuola e che adesso vede, al centro, un pilastro spezzato circondato dalle targhe con i nomi di chi non si salvò e da quindici filari di giunchi artificiali luminescenti che oscillano.

Dino, iscritto alla quinta, era uno degli alunni più grandi. «Quando i muri cominciarono a tremare corsi sotto il banco — racconta — come ci avevano detto un paio d’ore prima. Più tardi, ripresi i sensi, la maestra mi disse che avevo dormito mezz’ora. Sentivo la sua voce, quelle degli altri bimbi. Lei ci spronava a parlare, ripetendo spesso l’appello. Poi ho capito che era un modo per comprendere se eravamo tutti vivi». Ma qualche amico anche Dino lo perse. «Più di uno. In un paese come San Giuliano ci conosciamo tutti, e tutte le famiglie — genitori, figli e nonni — quel giorno furono investite dal dolore». Era a quelle persone che Dino pensava quando, a Roma, macinava esami alla Sapienza, dove si è iscritto dopo il diploma.

«Ciò che sono oggi viene da quello che è accaduto vent’anni fa. Perché da quel giorno io ho cercato risposte che nessuno mi ha dato e che ancora non ho avuto. Come è potuto crollare solo quell’edificio? E come è possibile che fatti analoghi accadano ancora, come, lo scorso 18 ottobre, all’Aula Magna dell’Università di Cagliari? Ecco perché, come già lo volevo fortemente da adolescente, sono diventato geologo. Perché voglio avere una responsabilità nel contribuire a dare alla nostra vita un poco di sicurezza in più». Parole su cui ha ragionato il capo della Protezione Fabrizio Curcio presente alla cerimonia che è culminata con i rintocchi di campana alle 11 e 32: alla commemorazione hanno partecipato , oltre ai familiari delle vittime e alle istituzioni, tante scolaresche giunte da tutta Italia.

«Dopo vent’anni è stato fatto qualche passo avanti in tema di sicurezza nelle scuole — ha detto Curcio dopo la visita al cimitero — ma c’è ancora moltissimo da compiere. Siamo in un momento di Finanziaria e bilancio, sarebbe un segnale importante aumentare i fondi all’edilizia scolastica, alla messa in sicurezza, all’adeguamento e al miglioramento sismico. Le procedure poi sono da semplificare, tante volte i fondi ci sono ma si fa tanta fatica a spenderli». «In più della metà delle scuole — sono i numeri forniti da Luca Ianiri, figlio della maestra Ciniglio — non è stato effettuato il controllo di vulnerabilità sismica». Anche la premier Giorgia Meloni ha detto di aver aperto ieri il Cdm con «un pensiero alla strage». Questo per ricordare «l’impegno che abbiamo in tema di messa in sicurezza degli edifici scolastici». La sintesi della giornata è arrivata da Antonio Morelli, presidente dell’associazione delle vittime, che nel crollo perse la figlia Morena di 6 anni: «Oltre alla rabbia c’è da dare un messaggio positivo: per questo bisogna insistere sulla sicurezza».

1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 07:43)

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, 2022-11-01 07:21:00, Vent’anni fa 27 bimbi e una maestra morirono per il crollo della scuola in provincia  di Campobasso. C’era anche lui: «Ero in quinta, quel giorno mi rifugiai sotto un banco. Da adolescente avevo già il sogno di laurearmi anche per garantire più sicurezza» , Alessandro Fulloni

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