Tesfanesh, abbandonata sulle strade dell’Etiopia. Ma ora ha una famiglia

Tesfanesh, abbandonata sulle strade dell’Etiopia. Ma ora ha una famiglia

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di Jacopo Storni

Il dramma dei bambini abbandonati dai genitori a causa della povertà. L’associazione italiana Busajo li accoglie in un campus e a volte fa il miracolo. Una media di 80 ospiti, staff tutto locale: «Restituire il futuro agli africani»

L’hanno ritrovata nelle strade di Soddo, Etiopia sud occidentale: i capelli sporchi, il volto di polvere, gli occhi vuoti. Aveva soltanto 5 anni. Chiedeva l’elemosina, vagabondava lungo ponti e marciapiedi, dormiva sull’asfalto, dentro stracci di fortuna. Bambina di strada, l’infanzia rubata, migliaia di casi come questo nel resto d’Etiopia. Vivono e dormono così, sulle strade in mezzo ai passanti, sopra gli spartitraffico in mezzo alle macchine. Proprio come lei. Le hanno chiesto come si chiamava, lei prima muta, poi un sussurro: «Il mio nome è Tesfanesh». Le hanno chiesto la provenienza, lei non sapeva. Però ha detto questo: «I miei genitori erano poverissimi, mi hanno affidato a una donna per farmi sopravvivere, ma la donna ha cominciato a trattarmi male, così sono scappata».

Appelli

È scappata dal suo villaggio di nascita, chissà quale. È fuggita a piedi, poi è salita a caso sul primo mezzo di trasporto. Gli operatori di strada del Ministero della Salute la ritrovano smarrita. Attraverso una rete di progetti e associazioni, Tesfanesh viene accolta al campus nei pressi della strada in cui è stata ritrovata. Il campus è Busajo, dell’omonima associazione italiana che opera da oltre dieci anni a Soddo. Tesfanesh ricomincia a vivere: i pasti, i giochi, un letto. Passano cinque anni. La famiglia però no, quella non c’è più. Lei non ricorda il villaggio di nascita, ma ricorda gli occhi di sua madre, vividi nel suo cuore. Vuole rivederla, vuole riabbracciarla.

Soddo viene tappezzata di volantini con la foto di Tesfanesh. Partono gli appelli per radio, alla televisione. Gli operatori sociali perlustrano i villaggi alla ricerca di una traccia. Il messaggio è chiaro e drammatico: c’è una bambina che cerca i suoi genitori. Un giorno al campus arriva una telefonata. C’è una signora che dice di essere la madre della piccola, viene convocata al campus ma, quando arriva, Tesfanesh si mette a piangere. Non è la mamma, è invece la donna che l’aveva presa in custodia dai genitori e che poi l’ha ridotta in schiavitù. Passano pochi giorni e arriva un’altra telefonata. Stavolta è il padre della bambina. Si presenta al campus assieme alla mamma. E quando Tesfanesh li vede, i suoi occhi diventano liquidi: Tesfanesh ha ritrovato i genitori cinque anni dopo, quando ha 9 anni.

Una storia incredibile eppure simile a molte altre, nell’Etiopia di oggi, dove la povertà dilaga. «Talvolta le condizioni di povertà sono talmente estreme – spiega Lucia Giubbi, presidente dell’associazione Busajo – che il gesto dell’allontanamento di un figlio da parte della famiglia, anche se nella nostra mentalità resta deplorevole, in realtà costituisce per alcuni genitori etiopi un tentativo di salvare la vita, affidando il figlio o la figlia a persone di fiducia che però, come nel caso di Tesfanesh, non sempre è ben riposta».

Sono tanti i bambini di strada che sono passati nei progetti di Busajo, fondata nel 2009. L’associazione – il cui staff è tutto etiope – favorisce progetti in cui la povertà dei bambini è maggiore, i bisogni più urgenti e le azioni che, attraverso l’istruzione, consentono percorsi di autonomia. Fiore all’occhiello dell’associazione è il campus, un progetto che coinvolge principalmente bambine e bambini di strada, ma riserva uno spazio anche al recupero e alla formazione professionale dei ragazzi e le ragazze superiori ai 15 anni. Il campus si sviluppa su un terreno di circa 30mila metri quadrati dove risiedono circa 80 bambini. Busajo in amarico significa «vedere lontano». Il concetto è chiaro, l’Africa agli africani: «La nostra associazione ritiene che la beneficenza intesa come elemosina non possa risolvere i grandi problemi del continente africano e che occorra soprattutto indirizzare le risorse economiche alla formazione culturale e professionale delle generazioni più giovani, contribuendo a costruire un futuro con nuove prospettive di autosufficienza».

17 luglio 2022 (modifica il 17 luglio 2022 | 02:20)

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, 2022-07-17 00:22:00, Il dramma dei bambini abbandonati dai genitori a causa della povertà. L’associazione italiana Busajo li accoglie in un campus e a volte fa il miracolo. Una media di 80 ospiti, staff tutto locale: «Restituire il futuro agli africani», Jacopo Storni

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