di Alfio Sciacca
tornato libero in Francia Charles Sobhraj, 78 anni, il criminale accusato di decine di omicidi avvenuti negli anni settanta a cui ispirata la serie televisiva su Netflix
Pare fosse mosso da un profondo odio per gli hippy che considerava solo dei figli di pap privilegiati alla ricerca di emozioni forti, altri invece pensano che fosse banalmente solo uno psicopatico. Qualunque sia state le motivazione che lo hanno indotto a uccidere ritenuto responsabile di almeno venti omicidi, commessi soprattutto negli anni settanta sul cosidetto sentiero degli hippy, il cammino che dall’Occidente porta ad Oriente, passando per Turchia e Iran fino alla Thailandia, nel quale negli anni settanta tanti giovani si avventuravano alla ricerca di pace e libert nei costumi e nell’uso di sostanze stupefacenti.
Il serial killer Hotchand Bhawnani Gurumukh Charles Sobhraj, questo il suo nome completo, meglio noto come Il serpente, nei giorni scorsi tornato in libert per motivi di salute. Era detenuto in un carcere di massima sicurezza del Nepal che ha potuto lasciare in anticipo per rientrare in Francia. Stava scontando l’ultima delle tante condanne: 19 anni per il duplice omicidio di una coppia di turisti avvenuto a Kathmandu nel 1975. Ghigno beffardo Charles Sobhraja nato a Saigon nel 1944 ma cresciuto in Francia dove la sua ferocia e abilit a sfuggire alla cattura si trasforma in leggenda. Tanto da ispirare una famosa serie televisiva su Netflix intitolata, appunto, The serpent. A dare il volto al serial killer, con sorprendente somiglianza, l’attore Tahar Rahim.
Figlio di un sarto indiano di base a Saigon (nel 1944 sotto il controllo francese) e di una commessa vietnamita cresce con il nuovo compagno della madre, un tenente dell’esercito francese di stanza in Vietnam, che lo adotta consentendogli di acquisire la nazionalit francese. Al seguito del padre adottivo si sposta anche in Indocina dove nel 1963 rimedia la sua prima condanna per furto. In Francia era gi rientrato una prima volta nel 1997. E proprio in quegli anni esplode il suo mito criminale, alimentato da alcune interviste rilasciate ai giornali. Proprio come quella che apre la serie televisiva su Netflix dove il serial killer, nonostante le condanne, si dichiara innocente. Nel 2003 Sobhraj era tornato in Asia, ma aveva dovuto fare i conti con il suo passato. Identificato era stato fermato e condannato per l’uccisione dei turisti, un canadese e un americano, avvenuto 28 anni prima a Kathmandu.
Altro soprannome che gli stato attribuito nel tempo anche bikini killer, forse per via dell’abbigliamento che indossavano molte delle sue vittime, prevalentemente donne. Leggendaria l’abilit a colpire e poi far perdere ogni traccia, scivolando via come un serpente dice qualcuno. Come la sua ferocia. Con astuzia abbordava le vittime grazie anche a modi affabili e una grande facilit nel parlare diverse lingue. Si spacciava per uomo di affari, prima di svelare la sua vera identit: drogava le sue vittime e poi le uccideva. Molto spesso strangolandole a mani nude e bruciando i cadaveri per nascondere ogni traccia.
Non ben chiaro il numero esatto delle persone che ha ucciso nella sua lunghissima carriera criminale e fino a quando abbia continuato ad uccidere. Quel che certo che prima della condanna che stava scontando in Nepal aveva gi trascorso venti anni della sua vita in un carcere indiano, dopo essere stato accusato di aver avvelenato alcuni turisti francesi a bordo di un autobus. Durante il lungo periodo di detenzione si rese anche protagonista di una misteriosa e breve fuga dal carcere. Si racconta che sia riuscito a scappare dopo aver somministrato del sonnifero alle guardie del penitenziario. Cronaca e leggenda che nella vita di Charles Sobhraja si intrecciano indissolubilmente, come nella fiction televisiva.
24 dicembre 2022 (modifica il 24 dicembre 2022 | 13:55)
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