The Tempest, la Scala dentro la Scala

The Tempest, la Scala dentro la Scala

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di Giuseppina Manin

L’opera era stata annunciata dieci anni fa. Mimi e lampadari sul palco che riproduce il teatro. Il direttore Adès: magie di Shakespeare

Prospero è tornato a casa. The Tempest , opera del compositore inglese Thomas Adès ispirata all’ultima pièce di Shakespeare, approda dal 5 novembre alla Scala , dove era stata annunciata dieci anni fa, epoca Lissner. Misteri teatrali insondabili a volte più di quelli dell’isola dove Prospero viene esiliato. Ma quel che conta è che lui, il duca di Milano, adesso è qui, in quella sua città così «bella, sapiente, piena d’arte». «Non sappiamo se Shakespeare ci sia mai venuto, ma Milano per lui era certo un luogo molto evocativo — assicura Adès, 50enne barbuto e spiritoso, da molti indicato come l’erede di Benjamin Britten —. Milano la città degli Sforza, dei Visconti, di Leonardo. E Leonardo, con il suo ingegno capace di spaziare dall’arte alla scienza, dalla filosofia alla magia, potrebbe avergli ispirato il personaggio di Prospero. Mago demiurgo il cui potere è custodito nei libri. Come gli fa dire Shakespeare: “Milano, la mia biblioteca, la mia libertà”».

Andata in scena la prima volta quasi vent’anni fa a Londra, The Tempest, libretto di Meredith Oakes, ha avuto la sua più spettacolare versione grazie a un altro mago della scena, il regista Robert Lepage, che per l’edizione 2012 del Met di New York ha traslocato l’isola degli incanti shakespeariana nella scatola magica della Scala. Dove su una scena che riproduce la sala, si calano costruzioni fantasmagoriche, oscillano lampadari, mimi e cantanti si fanno anche acrobati, volano, cantano sospesi a testa in giù. «Un gioco di specchi che qui moltiplica i suoi prodigi, primo tra tutti la tempesta iniziale — prosegue Adès, impegnato anche sul podio di Orchestra e Coro scaligeri —. Quella che Prospero (il baritono Leigh Melrose) evoca è una tempesta reale, con tanto di tuoni e fulmini, ma anche metaforica, segno della sua rabbia. Una bufera “geometrica”, scaturita dalla scienza che fa parte del suo piano per vendicarsi. Prospero tesse inganni, manipola tutti, persino sé stesso e la natura. È il regista della commedia, l’emblema delle ossessioni dell’artista».

E pure del compositore. «La sua magia più grande è creare la musica. L’isola, ci dice Shakespeare, è piena di suoni, rumori, dolci arie. Che si alzano e si mescolano a un cenno della bacchetta di Prospero, proprio come accade con il direttore d’orchestra, che dal nulla fa scaturire i suoni e li dissolve. Nel terzo atto scatena tutta la sua violenza. “Non conosci pietà” lo rimprovera Ariel, suo complice e schiavo, ricordandogli il valore dell’umanità, del perdono». Ariel, la cui voce si inerpica fino a vertici stratosferici, trova in Audrey Luna la sua interprete d’eccezione.

E a Ariel, creatura dell’aria, si contrappone Caliban, creatura della terra, il tenore Frédéric Antoun. «L’altro re della storia. Se Prospero è il signore di Milano, Caliban lo è della sua isola, spodestato da Prospero. Alla fine ho pensato di tenere la “telecamera accesa”, mostrandolo di nuovo sovrano della sua isola libera dall’usurpatore. La sua pace fa parte di quell’armonia ritrovata grazie alla più grande delle magie, quella dell’amore di Miranda e Ferdinand (Isabel Leonard e Josh Lovell) più forte di qualsiasi sortilegio di Prospero».

31 ottobre 2022 (modifica il 31 ottobre 2022 | 20:57)

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, 2022-10-31 19:58:00, Mimi e lampadari sul palco che riproduce il teatro. Il direttore Adès: magie di Shakespeare, Giuseppina Manin

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