Top Gun arriva in tribunale: gli eredi dell’ispiratore del film fanno causa alla Paramount

Top Gun arriva in tribunale: gli eredi dell’ispiratore del film fanno causa alla Paramount

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di Matteo Persivale

Appena uscito nelle sale, il sequel ha già incassato più di mezzo miliardo di dollari. La moglie e il figlio di Ehud Yonay, autore dell’articolo che ha ispirato il film: «Pagateci i diritti». La difesa: «Il copyright è scaduto»

La Hollywood di fine Novecento ebbe un’idea tuttora valida (e redditizia): opzionare i diritti di articoli di giornali e riviste. Da La febbre del sabato sera a Quel pomeriggio di un giorno da cani, da Urla del silenzio a Tutti gli uomini del presidente, l’idea ha partorito capolavori e anche serie da incassi-monstre come la saga di Fast and Furious. Anche il Top Gun originale, del 1986, era ispirato dall’articolo di una rivista sui piloti della base di San Diego e i loro terrificanti addestramenti proprio come si vede nel film; il nome del giornalista del magazine California Ehud Yonay appariva infatti nei «credits» insieme con quelli dei due sceneggiatori che inventarono i personaggi e la trama (dell’articolo presero l’ambientazione, bastava e avanzava quello).

Nel sequel appena uscito, Top Gun: Maverick, che in soli dieci giorni nelle sale ha già incassato più di mezzo miliardo di dollari e appare ben avviato a sfondare il muro del suono del miliardo d’incassi su scala globale, il nome di Yonay (morto nel 2012; e anche il vecchio California magazine ha chiuso, per ritornare poi anni dopo presso un altro editore) non c’è. Normali questioni di copyright? Non esattamente. Gli eredi del cronista hanno fatto causa, l’altro giorno, alla Paramount Pictures sostenendo che ha prodotto e mandato nelle sale il sequel anche se — dicono loro — non detiene più i diritti sulla storia.

La vedova e il figlio, Shosh e Ehud Yonay, che vivono in Israele, chiedono i danni, una percentuale sugli incassi-monstre e un’ingiunzione contro la distribuzione del nuovo film. La causa è stata intentata in California per conto della famiglia da Marc Toberoff, avvocato specializzato nella spinosa disciplina americana del diritto d’autore. Sostiene Toberoff che gli autori hanno il diritto di sospendere i trasferimenti di copyright dopo un periodo di 35 anni: Paramount aveva programmato l’uscita del sequel nel 2020, ma le riprese sono state ritardate a causa della pandemia. La famiglia sostiene d’aver inviato alla Paramount una diffida che fu respinta. Un portavoce della Paramount ha dichiarato a The Wrap, un sito di news d’intrattenimento, che la causa «è priva di basi, ci difenderemo vigorosamente».

È certo comunque che questo lungometraggio batterà quello che finora è il film di Cruise che ha incassato di più, Mission: Impossible-Fallout del 2018 (791 milioni di dollari). Il «muro» del miliardo di dollari è generalmente superato solo da kolossal di fantascienza, film ispirati ai fumetti dei supereroi, o cartoni animati. Un film d’azione, sequel (con lo stesso cast, per giunta: manca solo la canzone You’ve Lost That Lovin’ Feelin del finale perché scritta da Phil Spector, condannato per omicidio e poi morto in carcere) 36 anni dopo? Mai successo prima. Il Wall Street Journal l’altro giorno in un lungo servizio di una pagina e mezza spiegava come la chiave del successo di Maverick che al momento viene analizzata minuziosamente da tutta Hollywood sta tutta o quasi in un dato che ha del miracoloso: più di metà del botteghino del film si deve agli over-35, categoria da un ventennio non strategica per i film di grande incasso tutti concentrati sui film per ragazzi.

7 giugno 2022 (modifica il 7 giugno 2022 | 22:09)

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, 2022-06-07 20:32:00, Appena uscito nelle sale, il sequel ha già incassato più di mezzo miliardo di dollari. La moglie e il figlio di Ehud Yonay, autore dell’articolo che ha ispirato il film: «Pagateci i diritti». La difesa: «Il copyright è scaduto», Matteo Persivale

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