Torino, Angela Dargenio fu uccisa dall’ex. La figlia: «Mia nonna disse “tua madre se l’è cercata”»

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di Simona Lorenzetti

Eleonora, 26 anni, ha testimoniato in aula nel processo in cui il padre Massimo Bianco è accusato del femminicidio avvenuto in corso Novara il 7 maggio 2021

«Mia mamma era morta da poche ore. Chiamai nonna per dirle che era stato papà ad ucciderla. Mi rispose duramente: “Se l’è cercata. Non doveva separarsi”». Ma Angela Dargenio, 48 anni, non se l’era cercata: aveva solo deciso di riprendere in mano la propria vita e lasciare il marito Massimo Bianco, guardia giurata di 50 anni. È stato lui che, «ossessionato» e «geloso», l’ha ammazzata con sei colpi di pistola. A raccontare questo spaccato familiare, che mette a nudo una mentalità e un substrato sociale che ricordano i tempi dei delitti d’onore, è stata Eleonora, la figlia maggiore della vittima. La ragazza, 26 anni e madre di un bambino di 10, ha testimoniato nel processo in cui il padre (difeso dall’avvocato Giacomo Casciaro) è accusato di omicidio volontario. La donna non solo ha riportato l’agghiacciante commento della nonna materna, ma ha svelato la crudeltà delle parole dell’anziana che non ha neanche partecipato ai funerali della figlia: «A mio fratello ha detto che era stata colpa nostra, perché non eravamo stati abbastanza vicini a nostro padre. Lei è sempre stata dalla sua parte, quando la domenica mia madre la chiamava veniva rimproverata per le sue scelte».

Angela è stata ammazzata sul pianerottolo della propria abitazione in corso Novara. Era il 7 maggio 2021. Lei e Massino erano sposati da oltre 20 anni, ma da qualche tempo la loro storia non funzionava più. Era stata la donna a prendere l’iniziativa, a chiedere la separazione. Una scelta che l’uomo aveva subito e che non ha mai accettato. All’inizio dell’anno se n’era andato di casa, ma aveva deciso di rimanere accanto alla moglie: si era trasferito in un alloggio al sesto piano, mentre Angela abitava al quinto. I loro rapporti erano a tratti conflittuali, ma lei continuava a stirargli le camicie e lavargli la divisa. Nei mesi precedenti l’omicidio, la donna aveva conosciuto un altro uomo. Ed era cambiata: si era tinta i capelli di biondo, aveva tolto gli spessi occhiali da vista e perso diversi chili. Stava rifiorendo dopo anni di annichilimento. Massimo aveva assistito alla trasformazione e si era convinto che lei presto avrebbe messo su una nuova famiglia, che per lui non ci sarebbe stato più posto. «Avevo cercato di convincerlo ad andarsene dal palazzo — ha spiegato ancora la figlia, assistita dall’avvocato Stefano La Notte —. Gli dicevo che quella situazione non gli faceva bene. Ma nulla lasciava presagire quello che è accaduto».

Il giorno del delitto Massimo è in balcone e vede l’ex moglie rientrare con la spesa. Esce di casa e la raggiunge sul pianerottolo. «Abbiamo avuto una discussione, altro non ricordo», ha confessato ai giudici. L’uomo estrae la «Smith & Wesson» d’ordinanza ed esplode sei colpi contro la ex, l’ultimo mortale alla testa: «La pistola la portavo sempre come, non mi fidavo a lasciarla in casa: avevo paura che qualcuno potesse rubarla». Incalzato dalle domande del pm Francesca Traverso, l’imputato ha ammesso la gelosia che provava per la moglie. Poi ha anche tentato di chiedere scusa ai figli, senza però pronunciare un vero «mi dispiace».

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15 febbraio 2022 (modifica il 15 febbraio 2022 | 08:15)

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La donna non solo ha riportato l’agghiacciante commento della nonna materna, ma ha svelato la crudeltà delle parole dell’anziana che non ha neanche partecipato ai funerali della figlia: «A mio fratello ha detto che era stata colpa nostra, perché non eravamo stati abbastanza vicini a nostro padre. Lei è sempre stata dalla sua parte, quando la domenica mia madre la chiamava veniva rimproverata per le sue scelte». Angela è stata ammazzata sul pianerottolo della propria abitazione in corso Novara. Era il 7 maggio 2021. Lei e Massino erano sposati da oltre 20 anni, ma da qualche tempo la loro storia non funzionava più. Era stata la donna a prendere l’iniziativa, a chiedere la separazione. Una scelta che l’uomo aveva subito e che non ha mai accettato. All’inizio dell’anno se n’era andato di casa, ma aveva deciso di rimanere accanto alla moglie: si era trasferito in un alloggio al sesto piano, mentre Angela abitava al quinto. I loro rapporti erano a tratti conflittuali, ma lei continuava a stirargli le camicie e lavargli la divisa. Nei mesi precedenti l’omicidio, la donna aveva conosciuto un altro uomo. Ed era cambiata: si era tinta i capelli di biondo, aveva tolto gli spessi occhiali da vista e perso diversi chili. Stava rifiorendo dopo anni di annichilimento. Massimo aveva assistito alla trasformazione e si era convinto che lei presto avrebbe messo su una nuova famiglia, che per lui non ci sarebbe stato più posto. «Avevo cercato di convincerlo ad andarsene dal palazzo — ha spiegato ancora la figlia, assistita dall’avvocato Stefano La Notte —. Gli dicevo che quella situazione non gli faceva bene. Ma nulla lasciava presagire quello che è accaduto». Il giorno del delitto Massimo è in balcone e vede l’ex moglie rientrare con la spesa. Esce di casa e la raggiunge sul pianerottolo. «Abbiamo avuto una discussione, altro non ricordo», ha confessato ai giudici. L’uomo estrae la «Smith & Wesson» d’ordinanza ed esplode sei colpi contro la ex, l’ultimo mortale alla testa: «La pistola la portavo sempre come, non mi fidavo a lasciarla in casa: avevo paura che qualcuno potesse rubarla». Incalzato dalle domande del pm Francesca Traverso, l’imputato ha ammesso la gelosia che provava per la moglie. Poi ha anche tentato di chiedere scusa ai figli, senza però pronunciare un vero «mi dispiace». La newsletter del Corriere Torino Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Torino e del Piemonte iscriviti gratis alla newsletter del Corriere Torino. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 7 del mattino. 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