di Simona Lorenzetti
Il paziente aveva 85 anni. L’accusa contestata dal pm è l’omicidio colposo
Era il 25 luglio 2019 quando Angelo Digiacomo, 85 anni, uscì con la sedia a rotelle dalla camera di ospedale in cui era ricoverato. Percorse un corridoio lungo 105 metri, superando tre porte e una paratia a soffietto. Giunse fino al terrazzo, che unisce due padiglioni delle Molinette, e precipitò dalle scale. Il paziente cadde a faccia in giù e riportò diverse lesioni: una settimana dopo è deceduto. Ora per questa morte quattro persone sono a processo: l’ex primario Arrigo Berchio (difeso dall’avvocato Roberto De Sensi), la caposala del reparto Raffaella Vancheri (assistita da Alberto Cochis), il direttore sanitario della Città della Salute Antonio Scarmozzino (difeso da Gino e Pietro Obert) e l’ex responsabile ambiente e sicurezza Pier Luigi Pavanelli (ora direttore dello Spresal, assistito da Maurizio Riverditi). L’accusa è omicidio colposo, ma i profili di colpa contestati dal pm Giovanni Caspani sono differenziati in base all’incarico che ciascuno ricopriva. I familiari della vittima sono stati risarciti con 500 mila euro e hanno rinunciato alla costituzione di parte civile. Il processo si aprirà il 21 luglio.
L’anziano era ricoverato nel reparto «cure intermedie e dimissioni protette», al terzo piano dell’ospedale. Soffriva di diverse patologie e spesso era confuso o in stato di agitazione. Era sofferente e pativa a rimanere tutto il giorno immobilizzato al letto. Il pomeriggio in cui si è verificato l’incidente, era seduto su un seggiolone polifunzionale. Nessuno si accorse di lui quando lasciò la stanza numero 10 e nessuno lo intercettò mentre percorreva quel lungo corridoio di 105 metri fino al terrazzo, dove erano presenti tre gradini. Il paziente molto probabilmente non vide le scale e cadde a faccia in giù, sbattendo violentemente il volto. Subito soccorso da medici e infermieri, venne sottoposto a una Tac che riscontrò un trauma cranio facciale e un profondo ematoma. Ferite che una settimana dopo ne provocarono il decesso.
Nel corso delle indagini, il pm Caspani ha messo in luce non solo profili di responsabilità legati alla gestione e alla sorveglianza del paziente, ma anche relativi alla struttura ospedaliera: cioè alla scelta, avvenuta un anno prima, di trasferire il reparto «cure intermedie e dimissioni protette» al terzo piano del Presidio Molinette. Ed è proprio di questa decisione che risponde il direttore sanitario Scarmozzino. Secondo l’accusa, il manager disponendo il trasferimento non tenne conto «dei rischi derivanti dalla presenza del corridoio, che comportava la concreta possibilità per i pazienti di allontanarsi dal reparto e di accedere alle scale e al terrazzo con rischio caduta». La stessa contestazione è mossa a Pavanelli. Entrambi — è la tesi della Procura — «omettevano di promuovere, a livello di struttura, la valutazione ambientale periodica diretta all’identificazione dei possibili fattori di rischio di caduta del paziente». Infine, il pm rimprovera a Berchio e Vancheri di non aver adottato «alcuna misura per evitare che il paziente potesse uscire dai locali della struttura in cui era ricoverato ed arrivare senza essere bloccato — da ostacoli fissi o da adeguata attività di vigilanza — fino al luogo dove è caduto». E questo in considerazione del fatto che Digiacomo «fosse a rischio caduta»: per l’età, perché soffriva di un deterioramento cognitivo e versava in precarie condizioni di coscienza. Da qui l’accusa di omicidio colposo.
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15 giugno 2022 (modifica il 15 giugno 2022 | 08:23)
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, 2022-06-15 12:37:00, Il paziente aveva 85 anni. L’accusa contestata dal pm è l’omicidio colposo, Simona Lorenzetti