Torino, colpito da tumore dopo uso prolungato del cellulare: per la Corte d’Appello ha diritto a una rendita

Torino, colpito da tumore dopo uso prolungato del cellulare: per la Corte d’Appello ha diritto a una rendita

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di Simona Lorenzetti

Un tecnico specializzato di un’acciaieria è diventato sordo dall’orecchio sinistro: per 13 anni ha usato il telefono cellulare, per lavoro, per circa due ore e mezza al giorno

Per 13 anni, tra il 1995 e il 2008, ha usato il telefono cellulare per circa due ore e mezza al giorno. Era una necessità di lavoro. E ora l’Inail è stata condannata dalla Corte d’Appello di Torino a riconoscere all’uomo, un 63enne aostano, un rendita di 300 euro al mese. Perché le radiofrequenze irradiate dal telefonino gli hanno provocato un tumore benigno (un neurinoma del nervo acustico) che lo ha reso sordo dall’orecchio sinistro, con conseguente paresi facciale. Dopo il caso di Roberto Romeo, l’ex dipendente Telecom che per primo fece causa all’Inail perché gli fosse riconosciuta la malattia professionale per aver sviluppato un tumore alla testa a causa di un uso massiccio del telefonino, una nuova sentenza sancisce il nesso causale tra l’esposizione alle radiofrequenze rilasciate dalla telefonia mobile e l’insorgere della malattia.

Il caso, patrocinato dagli avvocati dello studio legale Ambrosio & Commodo, ha come protagonista un tecnico specializzato di un’acciaieria valdostana, che subito dopo essere andato in pensione aveva scoperto il tumore all’orecchio. In primo grado il Tribunale di Aosta aveva confermato il nesso causale. Ma l’Inail aveva deciso di ricorrere in appello. I giudici torinesi, per sfatare ogni dubbio, hanno deciso di disporre una nuova perizia e affidarla al professor Roberto Albera (ordinario di Otorinolaringoiatria dell’Università di Torino, autore di oltre 400 pubblicazioni). Il luminare, dopo mesi di confronto e studio con gli esperti di parte, ha confermato «l’elevata probabilità» del collegamento causale tra l’uso del telefono e il tumore anche «in relazione all’esclusione dell’intervento di fattori causali alternativi». «Appare ben evidente — si legge nella consulenza — che al momento l’etiologia del neurinoma dell’acustico non è conosciuta, ma che tra i fattori concausali vi sia l’esposizione a radiofrequenza se la dose espositiva è stata di sufficiente entità». Nel caso del 63enne aostano è stata calcolata una esposizione lavorativa «per non meno di 10.361 ore dal 1995 al 2008, a radiofrequenza da utilizzo di telefono cellulare con tecnologia Etacs fino al 2005».

«Questa sentenza è stata scritta da scienziati e non da giuristi. E conferma i rischi connessi all’uso del cellulare — spiegano gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano Bertone —. Si profilano nuovi problemi legali: sia Romeo che il nostro odierno assistito usavano cellulari omologati e settati secondo indicazioni di scienziati, che rassicuravano sostenendo l’innocuità per esposizioni sotto una certa soglia. Ciò nonostante hanno subito gravissimi danni alla salute». Al momento lo studio di via Bertola sta portando avanti altre cinque cause analoghe di fronte ad altri tribunali italiani. «Il nostro lavoro — insistono i legali — non è solo assistere persone che hanno riportato un danno, ma diffondere anche la cultura della prevenzione. Dopo la sentenza Romeo siamo stati contattati dai consulenti per la sicurezza di un grande gruppo automobilistico torinese, che su richiesta dei clienti erano interessati a studiare la sentenza». Per gli avvocati diversi accorgimenti possono rappresentare uno strumento di tutela: «La distanza resta il migliore alleato, non andrebbero mai tenuti a contatto con il corpo. Lo scarico di un motore diesel lo si percepisce con l’olfatto, la lama tagliente di un coltello con il tatto, ma le radiofrequenze si percepiscono solo con rilevatori elettrici. E ciò determina in chi li usa una incongrua sensazione di rassicurazione».

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5 novembre 2022 (modifica il 5 novembre 2022 | 15:24)

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, 2022-11-05 20:23:00, Un tecnico specializzato di un’acciaieria è diventato sordo dall’orecchio sinistro: per 13 anni ha usato il telefono cellulare, per lavoro, per circa due ore e mezza al giorno, Simona Lorenzetti

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