Totoministri, Panetta o Siniscalco per il Tesoro. Stesso peso a Lega e Forza Italia

Totoministri, Panetta o Siniscalco per il Tesoro. Stesso peso a Lega e Forza Italia

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di Marco Galluzzo Il ruolo di Salvini chiave di volta per altri incarichi. Tajani propone Ronzulli per Salute o Istruzione. La Russa punta al Senato, per la delega ai Servizi c’è Urso Il concetto emerso dai primi contatti di Giorgia Meloni con gli alleati, prima con Antonio Tajani, ieri con Matteo Salvini, è che il governo che dovrà formare, dopo aver ottenuto l’incarico, dovrà avere una cifra «rassicurante», sia sul piano interno sia sul piano internazionale, ovvero nella sua postura geopolitica e nella credibilità nei confronti dei mercati finanziari. Anche se ufficialmente, e ieri lo ha rimarcato in pubblico, Meloni assicura di non aver discusso ancora di nomi nei suoi incontri delle ultime 48 ore, nè di aver messo dei veti (per esempio su Salvini al Viminale), è certo che il corteggiamento del futuro presidente del Consiglio verso Fabio Panetta, ex direttore generale di Bankitalia, oggi nel board della Bce, è ancora in corso. Ma per il ministero che ha la maggiore caratura di ogni esecutivo, e sul quale Meloni non ha mai pensato a uno spacchettamento, anche Domenico Siniscalco, già ministro nel secondo e terzo governo Berlusconi, è uno dei nomi sui quali la leader di Fratelli d’Italia continua a puntare. Per il ministero dell’Economia vale una regola che ha una solida prassi costituzionale: insieme ai dicasteri di Interni, Difesa, Esteri e Giustizia è un ruolo che va concordato, discusso e condiviso con il capo dello Stato. E in questo caso le perplessità, che tutti accreditano e che la diretta interessata smentisce, ovvero una resistenza ad accettare la candidatura del leader della Lega al ministero dell’Interno, potrebbero essere rintracciate anche al Quirinale. Questo è forse il nodo centrale nella futura formazione del governo. Insieme alla scelta dei presidenti di Camera e Senato, e al complicato, ma anch’esso decisivo, risiko delle presidenze delle Commissioni parlamentari. Dal ruolo con il quale il leader della Lega entrerà nell’esecutivo dipenderanno a cascata molte cose, e ovviamente in primo luogo la cifra del resto della rappresentanza leghista nell’esecutivo. Scorrendo i posti chiave si arriva immediatamente alla Farnesina: anche se la politica estera ormai da anni la fa direttamente il capo del governo resta un ruolo di grande prestigio e dunque molto ambito. Antonio Tajani, di Forza Italia, non direbbe di no, ma il suo nome potrebbe anche entrare negli equilibri istituzionali delle presidenze del Parlamento. Da segnalare che per quella del Senato Ignazio La Russa, che ha accompagnato politicamente in questi anni l’affermazione di Giorgia Meloni, avrebbe un debole. Molte altre cose sono premature, o in uno stato appena embrionale. Si dice che Tajani nell’incontro con Meloni avrebbe proposto l’azzurra Licia Ronzulli come ministro della Salute o dell’Istruzione, riscontrando però un silenzio poco incoraggiante da parte di Meloni. Un altro nome su cui punta Forza Italia, oltre ad Anna Maria Bernini, già capogruppo al Senato, è quello di Alessandro Cattaneo, già sindaco di Pavia, fresco neoeletto con il record del 57% dei voti nel suo collegio. Nel circolo degli esponenti politici più vicini al futuro premier, Guido Crosetto si schermisce dicendo che non ambisce a ruoli istituzionali, ma non è un mistero che il rapporto di grande stima e fiducia reciproca che lo lega a Meloni lo proietta nel perimetro dell’esecutivo: in un posto chiave a Palazzo Chigi, come sottosegretario, o come capo del ministero della Difesa, settore che l’ex esponente azzurro conosce molto bene, essendo presidente della federazione delle aziende di Confindustria che operano nel settore. In un ruolo di alto profilo andrebbe anche Adolfo Urso, che sino ad oggi per FdI ha ricoperto la presidenza del Copasir: per qualcuno è realistico che alla fine possa toccare a lui la delega del governo per il controllo sui servizi segreti. Di sicuro il peso di Forza Italia e della Lega dentro il governo dovrebbe essere identico, avendo più o meno lo stesso consenso. E un obiettivo di Meloni è quello di non attribuire più di un ministero «pesante» a ognuno dei due partiti. Le figure di due eventuali vicepremier le darebbero maggiore capacità di gestire incarichi e deleghe. E anche di assegnare più agevolmente un ruolo al leader di Noi moderati Maurizio Lupi, non escludendo i Rapporti con il Parlamento. 29 settembre 2022 (modifica il 29 settembre 2022 | 10:10) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-29 06:21:00, Il ruolo di Salvini chiave di volta per altri incarichi. Tajani propone Ronzulli per Salute o Istruzione. La Russa punta al Senato, per la delega ai Servizi c’è Urso, Marco Galluzzo

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