Tra gli angeli delle valanghe. Noi sempre in allarme. Se qualcuno resta sotto decolliamo in due minuti

Tra gli angeli delle valanghe. Noi sempre in allarme. Se qualcuno resta sotto decolliamo in due minuti

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di Riccardo Bruno, inviato in Trentino

In Trentino con i volontari del Soccorso alpino, Dobbiamo fare in fretta. Ma restando calmi. Un esercito di 7.000 persone e oltre 10 mila missioni ogni anno. Lo facciamo perch crediamo in certi valori

Se oggi sulle montagne trentine ci sar un’emergenza, Doriano Feller pronto a intervenire. Non dovr arrampicarsi o raggiungere luoghi impervi, eppure la sicurezza di chi potrebbe trovarsi in difficolt, sulla neve o su un terreno ostile, dipende prima di tutto da lui, dalla sua capacit di capire in fretta cosa sta accadendo e soprattutto in quale punto esatto. Doriano, 46 anni, camionista, un volontario del Cnsas, il Soccorso alpino e speleologico nazionale, e oggi ha il delicato compito di tecnico nella centrale di emergenza a Trento.

Quando qualcuno contatta il 112 per segnalare un problema in tutto il territorio provinciale, dall’altro capo del telefono trova un infermiere a cui spetta una prima valutazione della gravit. Se l’incidente in quota o in luoghi difficilmente accessibili, la chiamata viene subito passata a un tecnico come Doriano che allerta la stazione del Soccorso alpino pi vicina. Una macchina collaudata per attivare, non solo in Trentino ma in tutta Italia, un esercito di 7.000 volontari che ogni anno compie pi di 10 mila interventi. Nella maggioranza dei casi finiscono bene, grazie al loro aiuto viene riportato a casa chi era caduto durante un’escursione oppure travolto da una valanga.

Tutto parte proprio da qui, dalla centrale di emergenza che raccoglie il primo allarme. Localizzare il punto esatto fondamentale — spiega Doriano —. Conoscere la quota per noi fondamentale, anche pi della posizione, perch dobbiamo capire quanto tempo ci vorr a raggiungerlo. La tecnologia ha rivoluzionato il modo di acquisire dati e coordinate. WhatsApp, con la possibilit di mandare la posizione, stata una svolta, ma adesso ci sono nuovi strumenti pi efficaci come l’Aml, l’Advanced Mobile Location — aggiunge Andrea Ventura, direttore dell’Unita operativa di Trentino Emergenza —. Rimane comunque fondamentale la capacit degli operatori di capire la situazione , tranquillizzare e guidare chi sul posto.

Doriano da vent’anni nel Soccorso alpino. Sono abituato ad andare direttamente sul posto, adesso ho imparato a trasmettere ad altri la mia esperienza. A Trento sono una quindicina i tecnici del Cnsas che si alternano in centrale, in media fanno due o tre turni al mese, d’inverno dalle 9 del mattino alle 17, ma in caso di missione in corso nessuno va via finch non risolta. Doriano era di turno anche la mattina della tragedia della Marmolada. Abbiamo raccolto la prima telefonata di una guida alpina — ricorda —. In questi casi devi tirare fuori 20 anni di esperienza in 5 minuti.

Conoscenze e rapidit di decisione. Bisogna saper fare le cose velocemente ma con calma sintetizza con un apparente paradosso Alessandro De Zolt, 46 anni. Lui invece un tecnico dell’elisoccorso, spesso il secondo anello della catena del salvataggio. Prima ancora che si muovano le squadre a terra, un elicottero ad alzarsi in volo: a bordo, oltre ai piloti e al personale sanitario, c’ appunto un tecnico del Soccorso alpino. Il nostro un lavoro d’quipe, a bordo ognuno indispensabile — puntualizza subito Alessandro —. A noi tocca gestire la sicurezza della squadra d’intervento e del paziente. Siamo i primi a scendere e gli ultimi a salire. A Trento sono operativi due velivoli, appartengono alla Provincia e sono coordinati da Trentino Emergenza, uno grado di intervenire anche di notte. Dal momento in cui viene lanciato l’allarme e il pilota accetta la missione, in meno di due minuti in volo. I punti pi lontani, come il Pordoi o la Marmolada, vengono raggiunti entro 16 minuti.

In questo momento ne sta rientrando uno, andato a recuperare uno sciatore caduto sulle piste di Col Rodella e lo ha gi lasciato in ospedale. Riparte dieci minuti dopo, una donna si sentita male in un borgo di montagna, l’ambulanza arriverebbe troppo tardi. Alessandro ha una lunga esperienza. Ho visto tante cose brutte, l’impatto psicologico forte. Con il tempo ho imparato a schermarlo. maestro di sci e guida alpina, dice che fare il volontario nel Soccorso alpino ha cambiato il suo modo di lavorare. Non ho smesso di fare quello che facevo prima, ma sono pi prudente. Non aumentata la paura, ma sto pi attento. Quando sono in pista con i clienti, cerco di anticipare i pericoli, sono intervenuto in tantissimi incidenti causati da scontri.

Nella stanza a fianco, pronto ma nella speranza che non serva il suo aiuto, c’ Daniele Martinelli, 46 anni. Lui un conduttore cinofilo. Blitz, un Border collie di 8 anni, fuori a fare festa quando vede il padrone. una cane da valanga, addestrato a sentire l’odore di chi rimane sepolto sotto la neve. L’affiatamento tra uomo e animale fondamentale — spiega Daniele —. Per questo facciamo continuamente formazione, anche due volte al mese. Dobbiamo essere pronti quanto siamo chiamati.

Il Soccorso alpino presente in tutte le regioni, perch in tutta la Penisola ci sono montagne, o comunque luoghi dove sarebbe difficile arrivare se non si posseggono particolari abilit fisiche e tecniche. Per farne parte bisogna superare un test preliminare, saper sciare su tutti i tipi di neve, arrampicare su ghiaccio e su roccia da capocordata (oppure sapersi muovere in grotta per entrare nel nucleo speleologico). Una volta superato l’esame, sono previsti corsi di formazione. Il Soccorso alpino, che formalmente una sezione nazionale del Cai, articolato su base territoriale. Nella provincia di Trento ci sono 33 stazioni pi una speleologica.

Un’eccellenza italiana, un modello di organizzazione preso come riferimento anche all’estero. Rigorosamente e orgogliosamente fondato sulla generosit di chi ne fa parte. Un professionista agisce nell’ambito della propria attivit, se rientra nell’orario di lavoro va, altrimenti no. Un volontario lo fa perch ce l’ha nel sangue, perch crede in determinati valori spiega Maurizio Dellantonio, presidente nazionale del Cnsas. Poliziotto in pensione, stato istruttore della scuola alpina della Polizia di Stato, nel Soccorso Alpino entrato nel 1980, ancora minorenne. Quando toglieva la divisa da agente, metteva quella da soccorritore, una vita intera dedicata ad aiutare chi va in montagna. In questi decenni ne abbiamo fatta di strada. Mi ricordo quando qui in Trentino comprammo il primo elicotterino, era il 1987. C’ stata un’evoluzione enorme, nei mezzi, nei materiali, nelle tecniche di soccorso.

La gente di montagna non si mai tirata indietro per aiutare chi era in difficolt. Uno spirito che via via si organizzato e strutturato, fino alla nascita ufficiale del Corpo nazionale del soccorso alpino nel 1967. Anno dopo anno, le missioni sono aumentate, soprattutto negli ultimi anni dopo la pandemia. C’ una maggiore frequentazione della montagna e questo un bene. Ma sono cresciuti anche gli incidenti aggiunge Dellantonio. Lo incontriamo a Moena, il suo paese, dov’ inquadrato nella locale stazione, volontario anche lui quando viene chiamato dal suo responsabile, Thomas Zanoner, 37 anni, ricercatore universitario. Il quale conferma: successo un paio di volte nelle ultime settimane. Oggi qui la giornata sembra tranquilla, anche se alla vigilia le previsioni di bel tempo dopo le nevicate facevano temere slavine.

Le valanghe fanno notizia, ma non sono gli interventi pi frequenti: quasi la met nascono da cadute o scivoloni lungo i sentieri, un terzo dall’impreparazione, il 10% da malori. Le vittime sono per il 47,8% escursionisti, il 12% stavano pedalando su una Mtb, sempre pi di frequente a pedalata assistita. Gli alpinisti in difficolt rappresentano solo il 6,5% del totale, gli sci-alpinisti il 5,2%. A Moena, come in ogni stazione, ci sono mezzi e uomini sempre pronti a mobilitarsi. Una volontaria ha dato la reperibilit per tutto il giorno, altri due si sono aggiunti dopo pranzo attraverso la chat su WhatsApp. Non ce n’ stato bisogno. Sono le 5 del pomeriggio, gi buio, ma anche adesso che la giornata sembra finita, la catena dei volontari del soccorso pronta ad attivarsi.

4 febbraio 2023 (modifica il 4 febbraio 2023 | 22:24)

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