Tra i fantasmi di Bakhmut sotto le raffiche dei cecchini. Venite, ci sono bambini morti qui

Tra i fantasmi di Bakhmut sotto le raffiche dei cecchini. Venite, ci sono bambini morti qui

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di Lorenzo Cremonesi, inviato a Bakhmut

Nella citt simbolo della resistenza ucraina fuggiti 9 abitanti su 10. Ma in molti attendono i russi come liberatori

Il sibilo dei proiettili in arrivo si ode soltanto appena prima dello scoppio. Chiunque abbia vissuto in zone di guerra ne sa leggere il significato: sono stati sparati da molto vicino, sfiorano i tetti delle abitazioni e in genere risultano di piccolo calibro, molto diversi dai potenti missili che cadono sulle aree centrali dell’Ucraina.

Sono colpi continui, anche venti o trenta al minuto, accompagnati dal tintinnio delle finestre che precipitano a terra, le schegge impazzite e lo squasso di tetti e muri. La citt di Bakhmut ormai parte integrante del campo di battaglia. Non c’ alcuna differenza tra i bunker scavati nei prati delle periferie, le trincee, i rifugi dei soldati ricavati dalle cantine, o le scuole, le cliniche, la municipalit, i negozi, le abitazioni civili.

I russi sono penetrati nelle periferie orientali, hanno posto i cecchini in un’area di edifici alti 5 o 6 piani e adesso sparano su tutto e tutti, anche se sanno bene che tra i 5-6000 civili che assurdamente sopravvivono come topi in questa landa di assedio, sofferenza e morte, sono in tanti ad attenderli come liberatori.

Gli altri, la grande maggioranza degli oltre 70.000 abitanti originari di questa, che una volta era la perla del Donbass minerario e industriale, sono ormai da molto tempo sfollati nelle regioni controllate dal governo di Kiev o addirittura emigrati nei Paesi della Ue.

Ve la dico io la verit. Il 90 per cento di coloro che restano ammira Putin e detesta Zelensky. Sta con la dittatura, non capisce cosa sia la libert europea, dice Alexei, che afferma di avere 58 anni ma ne dimostra almeno 15 di pi, incontrato nel cortile di un gruppo di palazzi ancora relativamente intatti nei quartieri occidentali.

Alexei sceso dal suo appartamento per venire a visitare Elena, la vicina 63enne, la quale per spiega la scelta di rimanere con argomenti molto diversi. Sono anziana, malata, la mia pensione di 2.000 grivne mensili (circa 50 euro) non serve a nulla. Se lascio casa mia divento una povera alla merc di chiunque. Resto perch non so dove andare e, dovessi morire, importer nulla a nessuno, spiega seduta in compagnia di due cagnolini nell’androne del suo stabile.

Ci saranno una trentina d’appartamenti, ma sembra sia rimasta solo lei. Durante le ore pi dure dei bombardamenti me ne sto qui vicina alla strada, perch se dovesse cadere l’edificio potrei forse cercare di salvarmi, aggiunge, alzando le spalle nell’udire che, dopo le notizie dei nuovi morti civili due giorni fa, la vicepremier Iryna Verashuk tornata ad invitare la gente ad evacuare. Partono i giovani, non chi non ha pi nulla da perdere come me, reagisce Elena.

l’ottava volta che entriamo a Bakhmut dallo scorso giugno, quando le unit russe, guidate dai battaglioni della milizia mercenaria Wagner, iniziarono a stringere l’assedio. Ma non era mai stato tanto difficile e pericoloso. A met ottobre il loro capo, l’oligarca Evgeny Prigozhin, aveva promesso a Putin che sarebbe caduta in poche settimane.

Poi per i tempi si sono allungati e ultimamente ancora lui ha ammesso che non riusciranno a prenderla per festeggiare il primo anno di guerra entro il 24 febbraio. Forse tra marzo e fine aprile, ha dichiarato. Intanto i russi si stanno dissanguando: secondo gli osservatori militari occidentali potrebbero perdere sino a 800 uomini al giorno, la maggioranza proprio qui di fronte a noi. Ma, vista da vicino, la posizione degli ucraini appare adesso disperata.

A met dicembre c’erano ancora tre strade di collegamento tra Bakhmut e le retrovie ucraine tra Kostantinisvka e Kramatorsk. Oggi ne resta solo una fragilissima e passa per il villaggio sotto attacco di Chasiv Yar. I russi avanzano da est, sud e nord. Il loro sforzo concentrato a tagliare quest’ultima strada. Dall’inizio del mese qui la situazione peggiorata di giorno in giorno, afferma il poliziotto che controlla il nostro lasciapassare alla periferia di Chasiv Yar.

Anche qui le bombe russe colpiscono ovunque, nei boschi attorno si vedono i carri armati ucraini pronti ad intervenire. I loro genieri stanno scavando trincee e mettono in posizione i bunker prefabbricati in cemento grezzo che dovranno servire a garantire una nuova linea del fronte una volta la citt dovesse cadere. I tre o quattro chilometri appena prima della zona urbana di Bakhmut sono una sfida con le bombe, le auto li percorrono a 120 chilometri all’ora nonostante il ghiaccio e le buche.

E una volta dentro viene naturale sentirsi in trappola. Giornalisti? Venite ci sono due bambini morti qui nella strada vicino, ci dice un’anziana. Ma anche noi non vediamo l’ora di andarcene. Scappiamo, letteralmente scappiamo da quest’inferno.

17 febbraio 2023 (modifica il 17 febbraio 2023 | 22:34)

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