di Fabrizio Peronaci
Otto minimarket uno vicino all’altro: il business degli alcolici. «Se abiti in zona ti faccio lo sconto». La nostalgia dei residenti per le attività tradizionali chiuse o trasferite
La piazza che fu, celebrata dalle guide e amata dai turisti, e quella di oggi, invasa dai mini-market cosiddetti «bangla». San Cosimato com’era, con le botteghe tradizionali, la pescivendola a via Mameli, la bisca sul lato della farmacia, «Franchino il becchino» organizzatore del funerale-show di Renatino De Pedis e via via gli altri, e quella in inesorabile trasformazione… Adesso che se ne è andata anche la «cappellara», Adolfa Mari, titolare del negozietto specializzato in copricapi femminili e maschili fondato dalla premiata ditta Cornacchia nel lontano 1921, in tanti a Trastevere, abitanti e negozianti «superstiti», guardano con nostalgia al passato e non riconoscono il loro quartiere.
Una dopo l’altra, le defaillance sono state numerose. Ad aprire la sequenza, ormai molti anni fa, fu il «bar delle guardie», all’angolo tra via Roma Libera e via Dandolo, così chiamato perché frequentato dai carabinieri della vicina caserma di via Morosini, anch’essa chiusa da tempo e inglobata nell’hotel a 4 stelle (su 5 piani e lussuose suite) aperto a inizio settembre 2022. Giorni fa anche Roberto «er giocattolaro», due insegne più su, ha abbassato per sempre la saracinesca dopo 41 anni. E lo stesso mesi prima aveva fatto «Bruno il campione», il tappezziere che si ritrovò in tasca due assegni di Franco Giuseppucci, il boss ucciso lì di fronte nell’80, a due passi dalla serranda tuttora abbassata di un altro personaggio storico, Paolo il gommista, andato via per un brutto male…
Ma tra tanti che se ne vanno, eccoli, in crescita, coloro che li sostituiscono: i capi della rete di mini-market gestiti da bengalesi, il vero affare emergente, hanno messo da tempo nel mirino piazza San Cosimato. Uno dopo l’altro, sono arrivati già a 8 i cosiddetti «bangla» aperti nei paraggi, fino alle 22 e in taluni casi oltre. Una passeggiata rende bene l’idea. Sono talmente vicini che non si impiegano più di dieci minuti a fotografarli tutti: il primo in viale Trastevere, a fianco alla parafarmacia, il secondo a San Francesco a Ripa, mezzo ingabbiato dai ponteggi, il terzo sulla piazza, vicino «Corsetti» (nato al posto di un «mozzarellaro»), e ancora quelli di via Santini, salendo a sinistra, poco prima del «gemello» più avanti, in via Tittoni, la botteguccia in fondo a sinistra di via Morosini, accanto all’elettrauto, e gli ultimi due, sempre in viale Trastevere, all’altezza di piazza Bernardino da Feltre.
Ma che ci si fa con tanti mini-supermarket, considerando che in zona ve ne sono almeno 5 «normali», grandi, accoglienti, a prezzi più bassi? «A noi ci aprono – sussurra uno dei bengalesi dipendenti, con la promessa giurata di non rivelare in quale degli otto lavori – solo per fare business sugli alcolici. Dopo le otto di sera, birra, vino e il resto non si trovano e tanti vengono da noi». E il resto? Queste pesche a 5 euro? «Costa tutto tanto, lo so. Shampoo, biscotti, gelati, acqua, verdure. Prezzi anche doppi. Nel caso la roba si butta, pazienza. Ma è tutta merce per i turisti, loro non ci fanno caso». Già, bel sistema… «Tu abiti in zona? Allora ti faccio lo sconto…» (fperonaci@rcs.it)
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25 settembre 2022 (modifica il 25 settembre 2022 | 22:38)
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, 2022-09-25 20:38:00, Otto minimarket uno vicino all’altro: il business degli alcolici. «Se abiti in zona ti faccio lo sconto». La nostalgia dei residenti per le attività tradizionali chiuse o trasferite, Fabrizio Peronaci