Tre punti forti, tre punti deboli. Cosa va e cosa non va nel governo Meloni

Tre punti forti, tre punti deboli. Cosa va e cosa non va nel governo Meloni

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di Roberto GressiPopolarit, minoranze, guerra su un piatto della bilancia. Comunicazione, coalizione, sovranismo sull’altro. I risultati in chiaroscuro del centrodestra all’esecutivo La tenuta di Giorgia e la luna di mieleGli scossoni non mancano ma all’esordio Giorgia Meloni riuscita a tenere il timone. Il divario tra le cose promesse e quelle mantenute mantiene per ora un divario accettabile. La popolarit del suo partito tra gli elettori aumentata, anche perch al momento sembra prevalere nel Paese il desiderio di non disturbare il manovratore. Il suo schieramento si appresta a vincere le elezioni regionali, sia in Lombardia che nel Lazio. Continua a ripetere che si sente sempre sotto esame, segno della coscienza che non c’ niente di pi effimero del vento in poppa post elettorale. Le opposizioni in lotta tra loroLe opposizioni sono pi divise che prima del voto. un vantaggio non da poco per la maggioranza, anche se consente, in mancanza di un avversario solido, qualche sciogliete le righe di troppo. Le sirene di Carlo Calenda e Matteo Renzi, impegnati anche nell’Anschluss di Forza Italia, vengono accettate senza dare nulla in cambio: Giorgia Meloni non si fida. I 5 Stelle di Giuseppe Conte le offrono un controcanto populista che pu far comodo. Il Pd per ora chiuso all’interno del suo eterno congresso, attento a evitare una nuova scissione. L’Ucrainae l’atlantismoIl cambio di passo all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina consente a Giorgia Meloni di inserirsi a pieno titolo all’interno dell’alleanza con l’Occidente. Tanto pi con alleati che non si stancano di cercare distinguo, finora timidi ma mai sopiti, per gettare un salvagente a Putin. E con un pezzo delle opposizioni che con varie gradazioni tentenna nella battaglia contro l’aggressore e addirittura si trova in compagnia di Salvini nel ritenere inopportuno che Zelensky possa parlare della battaglia per la libert del suo popolo dalla tribuna del Festival di Sanremo. La fatica del controllo sui ministri ciarlieriLa squadra e di conseguenza la comunicazione del governo vanno un po’ troppo in ordine sparso e si espongono al gioco di rimessa delle critiche. Non un mistero che Giorgia Meloni vorrebbe che i suoi ministri parlassero un po’ meno, e soprattutto che lo facessero a ragione, senza avventurarsi in proposte che poi non possono essere sostenute dai fatti. La premier ha un numero fin troppo ristretto di persone che considera completamente affidabili, e la fatica del controllo continuo pu alla lunga logorarla. Gli alleati riottosi che cercano la rivincitaSilvio Berlusconi e Matteo Salvini hanno fatto una gran fatica per accettare che il brutto anatroccolo della coalizione prendesse il sopravvento, e la voglia di rivincita palese. Le regionali, che si annunciano vittoriose, sono a doppio taglio. Se il divario tra Fratelli d’Italia e gli alleati aumentasse troppo, soprattutto in Lombardia, mettere in qualche modo i bastoni tra le ruote a Giorgia Meloni diventerebbe quasi una necessit per Forza Italia e Lega. Anche perch l’anno prossimo ci saranno le elezioni europee, che segneranno un punto di non ritorno. I fragili rapporti con l’EuropaIl rapporto con l’Europa probabilmente il punto sul quale il governo ha maggiore bisogno di stringere i bulloni. Il sovranismo, che in parte anima la coalizione, dovr fare meglio i conti con una politica di alleanze che vada oltre le vicinanze di affettivit politica. Lo chiedono il tema dell’accoglienza e della redistribuzione dei migranti, il successo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la politica della Banca centrale europea che si avvia a difendere meno che nel passato i titoli di stato italiani, la necessit di un fronte comune sul costo dell’energia. 29 gennaio 2023 (modifica il 29 gennaio 2023 | 08:39) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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