Treviso, 36enne marocchino bloccato da un vicino. Zaia: il massimo della pena
«Quando i figli hanno aperto il portone d’ingresso, io ero dietro di loro. Ho visto Adriano steso sulle scale che portano al suo appartamento, al primo piano. Intorno, una pozza di sangue. Era legato dalle spalle fino alle caviglie con una corda elastica e aveva il volto tumefatto: qualcuno ha pestato a sangue quel poveretto».La vicina di casa è ancora sconvolta: Adriano Armelin, 83 anni, elettrauto in pensione, è stato colpito con una bottiglia fino a sfondargli il cranio.
È accaduto venerdì sera nel piccolo Comune veneto di Pieve di Soligo (il paese natale del poeta Andrea Zanzotto), ma l’anziano è morto ieri mattina all’ospedale di Treviso, dopo quasi quindici ore di agonia. Il presunto assassino è già stato arrestato. Si tratta di un cittadino marocchino di 36 anni, Mohamed Boumarouan, con alle spalle diversi precedenti penali per furto e rapina. Pare che l’altra sera abbia sorpreso l’anziano in casa, forse facendosi aprire con la scusa di vendergli delle cianfrusaglie o chiedendogli del cibo. L’ha legato e massacrato di botte fino a fargli perdere i sensi.
Qualcuno dei residenti racconta di aver sentito dei lamenti provenire dall’abitazione già intorno alle 18.30 ma è solo alle 20 che viene lanciato l’allarme da Andrea, uno dei due figli del pensionato. Era solito chiamare il padre alle 19.15, ma non ottenendo risposta si è precipitato a controllare, subito raggiunto dal fratello Marco. «Non ho neanche visto l’aggressore: quando sono arrivato mio padre non parlava, non era cosciente», ha raccontato.
Chi invece ha incontrato Mohamed Boumarouan è un vicino di casa della vittima. Luciano («Lasci stare il cognome, che ho tre figli e devo pensare alla loro sicurezza») ha 57 anni ed è grazie a lui se il presunto assassino è stato arrestato con le accuse di omicidio preterintenzionale e tentata rapina. Perché il marocchino, forse spaventato dall’arrivo dei figli di Armelin, è fuggito attraverso il terrazzo dell’abitazione dell’anziano: le telecamere di sorveglianza lo mostrano mentre salta sul tetto dell’autorimessa dei vicini e da lì si lascia cadere da tre metri d’altezza finendo sul cortile di Luciano.
«Stavo rincasando in quel momento e me lo sono trovato davanti. Mi ha detto che se ne stava andando dopo che una signora gli aveva dato del cibo. Ma subito una vicina s’è messa a urlare “È un ladro”, e allora l’ho inseguito». È a quel punto che Boumarouan ha mostrato all’uomo cosa contenessero le borse che teneva in mano: verdure surgelate e merendine. Sarebbe questo il bottino della rapina nella quale ha finito per ammazzare un anziano. «Non era lucido, ho capito subito che si trattava di un balordo. E francamente mi sembrava ubriaco, oppure strafatto» assicura il testimone, che a quel punto ha perso di vista per qualche minuto il malvivente. Quando l’ha ritrovato, la scena è sembrata surreale.
«Aveva scavalcato la recinzione di una casa disabitata e si era addormentato in giardino come nulla fosse: giuro che l’ho sentito russare! A quel punto ho girato l’angolo e sono entrato in quel cortile, ma era sparito di nuovo. Si era spostato nella legnaia e quando mi ha visto ha preso un bastone e voleva aggredirmi. Per difendermi anch’io ho preso un palo e con quello sono riuscito a tenerlo a bada fino a quando sono arrivati i carabinieri ad arrestarlo mentre lui mi ripeteva: “Sono una brava persona, sei tu che mi hai picchiato!”. Era tutto assurdo». Ieri mattina, l’epilogo peggiore.
«Penso solo a cosa ha subito questo signore, alla sofferenza patita», ha commentato ieri il presidente Luca Zaia. «Ci aspettiamo giustizia, se così si può dire, perché davanti alla perdita di una vita umana in una maniera del genere non esiste giustizia. Però non vorrei assistere a situazioni che abbiamo già vissuto in passato». È intervenuto anche il leader della Lega, Matteo Salvini: «Una preghiera per Adriano, carcere a vita per il maledetto delinquente».
27 marzo 2022 (modifica il 27 marzo 2022 | 00:54)
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, 2022-03-27 00:18:00, Treviso, 36enne marocchino bloccato da un vicino. Zaia: il massimo della pena, Andrea Priante