Troppa ansia tra gli studenti, presidi e docenti: No al buonismo, ma alunni schiacciati anche dalle aspettative delle famiglie

Troppa ansia tra gli studenti, presidi e docenti: No al buonismo, ma alunni schiacciati anche dalle aspettative delle famiglie

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La scuola è tradizionalmente un luogo di formazione e crescita. Ma oggi, l’ansia e l’angoscia permeano i banchi, trasformando un ambiente di apprendimento in una fonte di stress. Questa crescente preoccupazione ha recentemente trovato eco nel Corriere della sera, con un neodiplomato che esprime il suo disagio.

Il panorama attuale presenta studenti oppressi dalla pressione del voto, spesso trascurando il percorso di crescita personale e intellettuale. La questione non è nuova, ma sembra aver assunto connotazioni più gravi negli ultimi anni.

Domenico Squillace, preside del liceo Volta, osserva che l’esperienza della pandemia ha amplificato la fragilità dei giovani, ma, sottolinea, la scuola da sola non può essere considerata l’unica responsabile. Altri sistemi educativi, come quelli britannici e giapponesi, impongono pressioni prestazionali simili, se non superiori.

E da dove proviene questa pressione? Squillace indica l’aspettativa delle famiglie come fattore significativo. Gli studenti si sentono schiacciati non solo dalle aspettative dei docenti, ma anche da quelle dei genitori. E quando le prestazioni scolastiche non sono all’altezza, si pretende che gli insegnanti intervengano in modo quasi “materno”. A ciò si aggiunge la tendenza a medicalizzare i problemi, spesso attribuendo diagnosi premature ai ragazzi.

Per Squillace, la soluzione potrebbe essere radicale: “Sperimenterei la scuola senza voti”. Una prospettiva che non trova accordo in Alberto Bonfanti, del liceo Donatelli Pascal, che vede i voti come misura delle competenze e non come giudizio sulla persona. Secondo lui, ciò che è necessario è un cambiamento nell’approccio educativo, che trovi una via di mezzo tra empatia e rigore.

Domenico Guglielmo, preside al liei Berchet, evidenzia il disorientamento dei giovani legato al ritorno agli esami pre-Covid. Ma, come ricorda Emanuele Contu dell’istituto Puecher Olivetti, il disagio non è un fenomeno nuovo. La differenza oggi è che si discute della sua necessità. Per Contu, la vera missione della scuola dovrebbe essere creare un ambiente di apprendimento stimolante e piacevole, dove l’enfasi è posta sull’apprendimento e non sulla valutazione.

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