Carlo Cottarelli si è dimesso da senatore e si dedicherà alla scuola. L’economista, eletto con il Pd, ha ricevuto l’incarico dall’Università Cattolica di dirigere un programma per l’educazione delle scienze sociali ed economiche rivolto agli studenti delle scuole superiori. Cottarelli, le cui dimissioni dovranno essere votate dal Senato nelle prossime settimane, parla con noi di una missione che sente importante, che sarà gratuita per le scuole interessate – dove andrà a parlare di economia, diritto, Costituzione – e che si propone lo scopo di contribuire a ridurre il gap tra le classi dirigenti del passato e quelle del futuro.
Dottor Carlo Cottarelli, nei giorni scorsi lei si è dimesso da senatore e ha deciso di occuparsi di scuola. Perché è importante in questo momento mettere il proprio impegno e le proprie competenze sui temi della scuola?
“Non è solo in questo momento. E’ importante perché tante cose non sono state fatte prima. Ma è una priorità che va data alla scuola sul piano economico e sociale. Purtroppo negli ultimi quindici anni la scuola è stata trascurata in termini di risorse pubbliche. Dal 2007 è scesa la percentuale della spesa pubblica dedicata alla scuola, rispetto al nostro Pil”.
Perché è successo?
“Evidentemente si dà priorità ad altri interessi, ad esempio alle pensioni. Una possibile spiegazione è che in una società che invecchia si fa più per i vecchi che per i giovani, a meno che gli anziani non pensino alle generazioni future”.
Che cosa si può fare, dal suo punto di vista, per migliorare gli apprendimenti scolastici? E’ sufficiente aumentare le risorse e incrementare il numero degli insegnanti?
“Servono più risorse ma serve soprattutto guardare anche al modo come si spendono i soldi. Non è vero che ci sono pochi insegnanti e non è vero che abbiamo classi pollaio. Abbiamo insegnanti poco pagati e poco motivati rispetto ad altri Paesi. Abbiamo strutture scolastiche che vanno migliorate. Gli insegnanti sono oppressi dalla burocrazia e da compiti che esulano dalla loro funzione e che quindi andrebbero eliminati. E’ facile dire: risolviamo tutti i problemi aumentando il numero dei docenti. Occorrerebbe, semmai, eliminare i precari ma non aumentare il numero dei docenti”
Ma il precariato è ormai arrivato a livelli altissimi. Evidentemente andrebbe essere rivisto il sistema del reclutamento dei docenti
“Sono d’accordo. Se un docente è reclutato non deve essere usato come precario. La cosa fondamentale, comunque, non é aumentare il numero dei docenti ma pagarli meglio pagati e introdurre anche dare una carriera orientata al merito. I più bravi dovrebbero essere ricompensati, come succede in tutti i lavori”.
Si è tentato di farlo con il bonus introdotto dalla Buona scuola, poi s’è visto com’è finita.
“E’ un tema difficile da affrontare . C’è paura della differenziazione e invece chi è più bravo andrebbe premiato”.
Resta il fatto che è difficile misurare il merito di un insegnante
“Questo è difficile in tutte le professioni. Ma è meglio fare qualche errore che non trascurare questo aspetto o non fare nulla. Vale anche per gli studenti. Questa cosa mi ricorda il 18 politico degli anni ’60, ma vedo che buona parte della popolazione è contro il merito. Nel Pd e nell’opposizione, peraltro, c’è stata una forte critica al governo quando decise di inserire la parola merito nella denominazione del Ministero dell’Istruzione. E invece secondo me ha fatto bene anche se però poi ci sono state decisioni prese dal governo che non sono state di merito. Penso alle nomine…”.
Intanto la carriera procede per scatti basati sull’anzianità di servizio
“Non succede solo nella scuola. Il merito conta meno di quanto dovrebbe invece contare”.
Lei si interroga spesso sui tempi di lavoro dei docenti e sulla loro formazione. L’intenzione è quella di capire qualcosa di più sulle ore effettive degli insegnanti.
“Ci sono troppe ore di riunioni e troppe relazioni che nessuno legge, anche perché nessuno potrebbe materialmente mai leggerle e finiscono in un cassetto. Allora sarebbe meglio non scriverle. Sappiamo che le ore di lezione dei docenti non sono quantificate, ma il docente fa più ore rispetto a quelle dedicate alle lezioni in classe. Occorrerebbe dunque creare un contratto di lavoro che coprisse tutte le ore e non solo quelle frontali e che fossero minimizzate, cioè bisognerebbe ridurre il più possibile le ore che non servono”.
Sulla formazione…
“La formazione è importante. I docenti sono poco motivati e poco formati nel corso di tutta la vita lavorativa. Lo sono meno di quanto avviene invece in altri Paesi”.
Con il Pnrr sono arrivati tanti soldi alle scuole. E’ quello che servirebbe davvero?
“Quando vado nelle scuole vedo cose singolari, ad esempio vedo istituti che vorrebbero utilizzare i fondi del Pnrr per rinnovare la biblioteca ma si sentono dire che non si possono usare perché rinnovare la biblioteca non rientra tra le attività tecnologiche. E allora si fanno classi per la realtà virtuale, tante scuole lo fanno. Ma io avrei lasciato alle scuole maggiore autonomia sull’utilizzo delle risorse”.
Lei ha lasciato il Senato – ma le dimissioni non sono state ancora accolte – per dedicarsi alla scuola con un’iniziativa concreta che vede il coinvolgimento di una squadra di esperti che si recheranno negli istituti. Di che cosa si tratta in concreto?
“Ho dato le dimissioni da senatore del Pd e mi è stata offerta la possibilità di attivare un programma di educazione sulle discipline economiche e sociali per le scuole. Ho coinvolto 25 personaggi che hanno avuto una carriera importante e che andranno a incontrare gli studenti in giro per le scuole italiane. L’interazione con gli studenti ha l’obiettivo di contribuire a ridurre il divario che passa tra la classe dirigente vecchia e quella del futuro e di motivare i docenti e gli studenti. Quando ero studente fui colpito dalla visita di Guido Carli a Cremona. Io frequentavo il liceo classico e alcune classi furono portate a presenziare all’incontro con le istituzioni. Ricordo che quell’incontro per me, studente, fu decisivo. Orientò la mia vita. Fui ispirato”.
Come funzionerà?
“Intanto vedremo quanto ci metterà il Senato ad accettare le dimissioni, ma penso che prima di agosto manderemo una comunicazione a tutte le scuole superiori del territorio nazionale, invitandole a mandare richieste. E’ una missione ed è tutto gratuito per le scuole. Tutti quelli che partecipano lo fanno gratis, ci sarà da pensare solo alle spese di viaggio e di alloggio, ma non andremo in hotel a 5 stelle. E magari se un docente della scuola ci viene a prendere in stazione facciamo prima. Inoltre, se ci saranno le risorse questo gruppo farà incontri alla sera con gli adulti e gli anziani, nei vari centri di aggregazione. Questo progetto è importante perché darà un sostegno agli insegnanti che hanno un compito molto importante e molto difficile”.
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