Troppe parole straniere, così danneggiamo litaliano: lo denuncia la sottosegretaria Frassinetti, ma la sudditanza è datata

Troppe parole straniere, così danneggiamo litaliano: lo denuncia la sottosegretaria Frassinetti, ma la sudditanza è datata

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L’uso eccessivo di parole straniere danneggia l’italiano: ne è convinta la sottosegretaria al ministero dell’Istruzione e del Merito Paola Frassinetti. Intervenuta a Firenze, nel corso del Festival dell’italiano e delle lingue d’Italia, la rappresentante del Governo Meloni ha tenuto a dire “la nostra lingua è molto studiata all’estero e quindi ha più fama all’estero che non in casa propria”, rimarcando anche “che l’inserimento di tanti termini stranieri molte volte non aiuta la lingua italiana”.

Secondo Frassinetti “è giusto sapere le lingue, ma un conto è sapere le lingue straniere e un conto è non inserirle nell’italiano danneggiandolo“.

La sottosegretaria di Fratelli d’Italia ha aggiunto che bisogna “difendere questo patrimonio antico che è la nostra lingua. Io nello specifico parlo del Consiglio superiore della lingua italiana che è stata una mia proposta di legge atta a tutelare l’italiano in tutte le sue sfaccettature”.

Frassinetti ha quindi tenuto a ricordare che “la nostra lingua è un vero e proprio patrimonio identitario, minacciato dall’inserimento di tanti termini stranieri che ne scompaginano la struttura”.

“Per fare questo – ha concluso la sottosegretaria -, anche la scuola ha un ruolo fondamentale ed è utile a riguardo potenziare l’insegnamento”.

Le critiche della sottosegretaria all’Istruzione non sono isolate. Sono diversi gli esempi di “ribellione” all’uso esasperante dei termini non italiani.

Lo scorso agosto, ad esempio, giudicando le linee guida ministeriali anti Covid rivolte alle scuole sono state giudicate in modo negativo dall’Accademia della Crusca, per un “pesante burocratese” e degli “anglicismi ingiustificati”.

Come pure nell’aprile 2018, il Miur venne rimbrottato dall’Accademia della Crusca per l’uso “eccessivo e inutile” dell’inglese nei propri atti.

Oppure, da una lettura accurata del “Piano Scuola 4.0” la nostra testata giornalistica ha fatto notare che sono davvero tanti gli anglicismi di cui il “Piano” è infarcito:  “Piano Scuola 4.0”. Diluvio di anglicismi: “Next Generation Classrooms”, “Next Generation Labs”,  “Background”, “Framework”, “Roadmap”, “Future Labs”, “Digital board”, e via così.

Avevamo avuto modo di scrivere che ” la letteratura italiana riguarda tutta l’umanità, per questo suo valore va protetta”.  Invece, stiamo vivendo “un concerto di sudditanza linguistica e culturale. Sudditanza che induce subalternità psicologica ed emotiva: possibile che un “ministero dell’istruzione” non se ne renda conto?”.

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