Troppo spesso lobiettivo principale dei docenti sembra sia portare a termine, ad ogni costo, il programma scolastico. Lettera

Inviata da Fabio Gangemi – Espongo di seguito e condivido con i lettori una mia riflessione riguardante il sistema scolastico e l’insegnamento in generale per chiedere cosa ne pensate anche voi a riguardo. La questione che desidero porre all’attenzione ruota attorno all’approccio disciplinare adottato all’interno delle nostre scuole.

Sono profondamente convinto che una scuola che si basa sulla punizione e sull’umiliazione degli studenti stia compiendo un grave errore. Dobbiamo invece garantire a tutti gli allievi la possibilità di crescere, imparare e maturare.

La scuola non deve essere soltanto un luogo di apprendimento in cui si entra solo per studiare e svolgere il proprio dovere a testa bassa, ma un ambiente in cui gli studenti possano imparare soprattutto dai propri errori, senza paura di essere giudicati e puniti se non sono all’altezza degli standard che un istituto, i docenti, hanno stabilito in precedenza di far raggiungere.

Socializzare, rapportarsi con gli altri in modo civile e corretto, scambiarsi pareri, opinioni, consigli, rispettando chi ci sta di fronte con le sue diversità, magari idee in contrasto con le nostre, e anche questa la scuola.

È essenziale che gli allievi, anche quelli un po’ più vivaci, abbiano la possibilità di rimanere in un ambiente sicuro come la scuola, piuttosto che finire con l’essere esclusi e rischiare, al di fuori delle pareti scolastiche, di prendere una cattiva strada.

Troppo spesso ho assistito a situazioni in cui i docenti, di fronte a comportamenti un po’ più vivaci da parte degli studenti, hanno immediatamente minacciato di punizioni come note o richiami (provvedimenti disciplinari). Personalmente, ritengo che questo sia un approccio sbagliato.

Un’altra questione sulla quale si dovrebbe riflettere un attimo, è il problema dei docenti che insegnano materie che gli studenti trovano particolarmente difficili da apprendere. I questi casi i docenti invece di adottare metodi che semplifichino l’apprendimento e aiutino gli studenti a comprendere i vari concetti, insistono nel continuare con lo stesso approccio, arrivando a umiliarli con brutti voti. Questa pratica non solo ostacola il processo di apprendimento, ma mina anche la fiducia degli studenti nelle proprie capacità.

Mi sembra assurdo che in classi numerose dai 20 allievi in su, solo 2 di essi raggiungono o superano la sufficienza il resto sono tutti una sfilza di 3 e 4. Per carità sì che la materia di studio è difficile ma in una situazione del genere personalmente mi fermerei un attimo a pensare che c’è qualcosa che non va.

La professione/missione di un docente dovrebbe essere quella di trasmettere conoscenza, che possa un domani essere utile all’allievo quando si troverà a dover affacciarsi nel mondo del lavoro. Un docente dovrebbe lasciare un segno, un’impronta pulita, sana, negli alunni che ha di fronte, dovrebbe stimolare la curiosità, la voglia di imparare, e tanto altro di buono.

In tutto questo contesto riconosco che la responsabilità non ricade soltanto sugli insegnanti, ma anche sul sistema nel suo complesso. Troppo spesso sembra che l’obiettivo principale di alcuni insegnanti sia portare a termine, ad ogni costo, il programma scolastico, a discapito dell’effettivo apprendimento degli studenti.

Ripeto, credo fermamente che l’obiettivo principale di un insegnante dovrebbe essere quello di trasmettere competenze, conoscenze e metodi di lavoro che possano essere utili, spendibili, agli studenti quando saranno lontani dalle aule, la scuola dovrebbe prepararli ad affrontare le sfide reali che incontreranno una volta usciti dalle stesse.

Non ha senso portare a termine un programma didattico quando gli allievi a fine anno scolastico non hanno appreso praticamente nulla. Meglio soffermarsi un po’ di più sulla classe, seguire gli allievi in modo diverso con più attenzione al singolo, lavorare con ritmi diversi, magari fare qualcosa in meno rispetto alla programmazione ministeriale ma essere certi che abbiamo trasmesso e bene qualcosa che potrà servire ai ragazzi. Magari invece di fare un determinato argomento se ne
fa un altro, si prova a spiegare tale argomento che sembra cosi arcano in modo diverso ecc…. tanto si potrebbe fare.

Oltre quanto appena descritto voglio far notare che mentre a scuola noi adulti cerchiamo di far rispettare la disciplina ad ogni costo, il mondo esterno potrebbe non seguire le stesse regole. I nostri studenti, un domani, si troveranno ad affrontare serie difficoltà, in cui sarà necessario avere una determinazione ferrea.

Nel cercare di farsi strada, quando inizieranno a muovere i primi passi nel mondo del lavoro, potrebbero trovarsi di fronte a ingiustizie incredibili e finiranno così con l’essere sottopagati, offesi, umiliati e sfruttati. In confronto a queste realtà, la scuola è un po’ ipocrita. Noi insegniamo loro a essere giusti, ma la fuori il mondo reale non lo è.

Con un sistema di apprendimento, che punisce, non aiuta, ritengo sia normale l’allarmante aumento dei tassi di abbandono scolastico. È evidente che un ambiente in cui gli studenti vengono costantemente giudicati, umiliati e maltrattati sia un luogo dal quale si tende ad allontanarsi. Non possiamo ignorare il fatto che il clima negativo presente in alcune scuole sia uno dei principali motivi che spingono i giovani a rinunciare all’istruzione.

Noi docenti dovremmo prendere in considerazione queste problematiche e cominciare con l’adottare misure concrete per migliorare il sistema educativo.

Dobbiamo promuovere un approccio umano ed empatico nell’insegnamento, che tenga conto delle diverse esigenze e stili di apprendimento degli studenti. Dobbiamo incentivare la collaborazione, il dialogo aperto e la tolleranza nei confronti degli errori, creando un ambiente educativo inclusivo e stimolante.

È responsabilità di tutti noi, insegnanti (con la collaborazione delle famiglie) lavorare insieme per costruire un sistema educativo che metta al centro gli studenti, la loro crescita e il loro benessere.

Dobbiamo garantire che ogni studente abbia la possibilità di esprimere il proprio potenziale e di svilupparsi come individuo. Se una disciplina è troppo difficile bisognerebbe che la scuola si strutturasse per proporre all’allievo delle alternative utili.

Ovviamente qualunque iniziativa intrapresa dovrebbe rientrare nei parametri proposti dal ministero dell’istruzione onde evitare di inciampare nella sempre, solita e farraginosa a volte inutile macchina sella burocrazia.

Sperando che anche il ministro dell’istruzione si accorga di queste lacune, problematiche, e si cominci con il fare degli interventi reali e utili per aiutare i ragazzi, per migliorare la scuola.

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