di Ilaria Sacchettoni
Fondi per quasi sei milioni di euro dirottati su una società locale. I soldi avrebbero dovuto essere un prestito ma non sono mai stati restituiti alla casa madre
Una società internazionale creata artificiosamente per drenare soldi alla società madre. Un inconfessabile patto con un imprenditore libanese. E mani libere sotto il profilo manageriale. Ecco, secondo i pm, gli ingredienti della truffa milionaria ai danni dell’ Anas, ente statale per la realizzazione (e la manutenzione) di infrastrutture. Un affaire costato sei milioni circa di perdite alla società e la prima grande zavorra ai propri bilanci, lungamente in attivo.
La Procura sollecita il processo nei confronti di Bernardo Magrì, ex amministratore delegato e procuratore speciale dell’ente in Qatar dove si sarebbero dovute realizzare nuove e remunerative infrastrutture. Tra il 2016 e il 2017 Magrì avrebbe convinto i vertici societari romani ad assegnare il 51% delle quote alla locale Al Razah Gulf Service, il 45% all’Anas Internationale Enterprise e il restante 4% a Tecnositaf Gulf di cui faceva parte il libanese Mikhael Raymond. Un’operazione propedeutica a indurre «in errore» i vertici Anas e a far convergere fondi sulla neo costituita Anas Tec Gulf Engineering Will.
Fasulli, per il pm Carlo Villani, i presupposti della decisione manageriale: Magrì aveva convinto i manager dell’ente che, per operare in Qatar, fosse indispensabile una cessione della maggioranza delle quote a un concessionario local (individuato appunto nella Al Razah Gulf Service). Nulla di tutto ciò era invece necessario ad Anas, perfettamente in grado di operare autonomamente nella regione. Ma, a quel punto, la società neo costituita era in grado di drenare risorse alla casa madre. Come puntualmente avvenuto, con l’erogazione di un milione 850mila euro prima e quattro milioni poi. La somma avrebbe dovuto essere un prestito concesso alla giovane società costituita per fare affari negli emirati ma i soldi non furono mai resitutiti. Per il pm Villani, Anas Tec Gulf Engineering Will, della quale l’Ente non aveva il controllo, avrebbe ottenuto un ingiusto profitto da quasi 6 milioni di euro. La Procura contesta anche il conseguente danno patrimoniale da 7 milioni e mezzo di euro, pari al deprezzamento – si legge nel capo di imputazione – «della partecipazione in Anas International Enterprise spa, nonché nell’esposizione all’escussione della garanzia» per il prestito da 4 milioni di euro.
Anche le deleghe manageriali sarebbero state oggetto di una rappresentazione fasulla della realtà. Si disse che Anas International Enterprise, a dispetto del suo minoritario 45% di capitale, avrebbe potuto «esprimere la nomina del presidente della costituenda società qatariota» senza alcun fondamento. In una prima fase delle indagini era stato chiamato in causa anche Stefano Granati, presidente del consiglio di amministrazione dell’ente che, tuttavia, in seguito è riuscito a dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati. Un’inchiesta parallela della Corte dei Conti non è ancora conclusa.
5 maggio 2022 (modifica il 5 maggio 2022 | 13:37)
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, 2022-05-05 11:37:00, Fondi per quasi sei milioni di euro dirottati su una società locale. I soldi avrebbero dovuto essere un prestito ma non sono mai stati restituiti alla casa madre, Ilaria Sacchettoni