Tumore al colon, il rischio aumenta per chi consuma troppi cibi ultra-processati e bibite zuccherate

Tumore al colon, il rischio aumenta per chi consuma troppi cibi ultra-processati e bibite zuccherate

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di Vera Martinella

Il legame pericoloso registrato tra gli uomini. Le probabilità aumentano anche per chi è sovrappeso, obeso e fa poca attività fisica. Nove casi su dieci si potrebbero evitare con i controlli

Parola d’ordine: «moderazione», ovvero alimentazione equilibrata. A tornare sul tema carni rosse e ultra-processate è uno studio americano pubblicato sulla rivista British Medical Journal che ha analizzato i dati relativi a oltre 200mila persone derivanti da tre diverse ricerche e riguardanti un periodo lungo ben 25 anni.Tutti i partecipanti hanno risposto a questionari inerenti le loro abitudini alimentari e, in particolare, a domande sul consumo di una lista specifica di 130 cibi. I risultati indicano che il rischio di ammalarsi di cancro al colon sale negli uomini che mettono più spesso in tavola cibi e bevande ultra-processati: ovvero salati, essiccati, fermentati, affumicati, trattati con conservanti o in altre maniere per migliorarne il sapore o la conservazione, includendo anche nella lista le bibite zuccherate. Per le donne, invece, non è stato rilevato uno specifico legame pericoloso.

Il 90% dei casi si potrebbe evitare

Con oltre 43.700 nuovi casi registrati ogni anno, è il secondo tipo di tumore più frequente nel nostro Paese ed è anche il secondo nella poco ambita classifica dei più letali, ma la mortalità in Italia è in calo. «La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi oggi si aggira attorno al 65% ed è progressivamente migliorata negli anni, sia grazie al programma di screening nazionale di diagnosi precoce con la ricerca del sangue occulto nelle feci sia per l’importante avanzamento nelle terapie» spiega Carmine Pinto, direttore Oncologia medica AUSL-IRCCS di Reggio Emilia. Resta poi il fatto, importantissimo, che nove casi su dieci si potrebbero evitare se tutti facessero i controlli, ma la metà degli italiani non coglie l’opportunità. C’è, infatti, un metodo efficace, gratis (in Italia) e del tutto indolore per eliminare le lesioni pre-cancerose prima che si trasformino in una neoplasia vera e propria: il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (Sof). «I carcinomi colon-rettali si sviluppano a partire da adenomi che impiegano anni, in media una decina, per trasformarsi in forme maligne — spiega Pinto —. È in questa finestra temporale che lo screening con il Sof consente di fare una diagnosi precoce ed eliminare i polipi intestinali prima che abbiano acquisito caratteristiche pericolose ed evolvano in un tumore maligno».

Differenza tra sessi e casi in aumento fra i ragazzi

Lo studio condotto dai ricercatori delle Università di Harvard e Tufts ha concluso che il rischio di cancro al colon retto è più elevato del 29% negli uomini che consumano quantità elevate di alimenti e bevande ultra-processati rispetto a chi ne fa un utilizzo ridotto. Gli stessi autori dello studio hanno specificato che non è poi chiaro perché ci sia una differenza con il sesso femminile, avanzando diverse ipotesi: ad esempio il fatto che le donne prediligano un’alimentazione differente ricca spesso anche di cibi sani (frutta, verdura, yogurt, eccetera) che potrebbero in qualche modo «controbilanciare» gli effetti nocivi degli ultra-processati. Oppure potrebbero intervenire fattori ormonali o ancora essere una casualità legata ai campioni di popolazione considerati in queste ricerche. Certo è che negli Stati Uniti da anni il tumore del colon è in crescita in particolare nei ragazzi fra 20 e 34 anni (le stime prevedono addirittura un raddoppio dei casi entro il 2030), mentre grazie allo screening diminuisce negli ultra 50enni, e fra i maggiori indiziati ci sono proprio gli stili di vita scorretti. a partire dalla dieta. Nel 2015 gli esperti dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Oms hanno a inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro, invitando alla moderazione nel consumo senza però essere eccessivamente allarmisti.

Chi rischia di più

Sovrappeso, obesità, cattiva alimentazione e sedentarietà sono i principali responsabili noti di tumore del colon. «Un ruolo cruciale nella prevenzione è dato dall’alimentazione – chiarisce Pinto -: fattori dietetici quali il consumo di carni rosse e insaccati, farine e zuccheri raffinati e il consumo di cibi salati, conservati o affumicati fanno salire il pericolo di ammalarsi, come l’eccessivo consumo di bevande alcoliche e il fumo. Le probabilità aumentano anche per chi è sovrappeso, obeso e fa poca attività fisica. Una protezione, invece, può essere prodotta dal consumo di frutta e verdure, carboidrati non raffinati, vitamina D e calcio. Molti studi negli anni, anche in Europa, hanno correlato gli alimenti ultra-processati (in particolare le carni e i drink dolcificati) all’insorgenza di carcinoma del colon-retto. Intervengono molti cofattori come zuccheri presenti, additivi, fibre, equilibrio alimentare, obesità, attività fisica che ne rendono difficile spesso una valutazione e quantificazione. Rimane quindi da considerare come sempre l’importanza di un equilibrio nella dieta tra i diversi elementi costitutivi e soprattutto la quantità e la frequenza di carni e di carni processate assunte – conclude l’esperto -. Altre ricerche scientifiche hanno evidenziato che la dose, ovvero le quantità di cibi processati consumate, ha un suo peso: il pericolo sale quanto maggiore è la quantità di alimenti poco sani che una persona decide di mettere in tavola. Quindi come sempre l’importante è una dieta equilibrata (quella mediterranea è fra le più sane al mondo) e un’adeguata attività fisica, senza demonizzare un singolo alimento o fattore».

17 novembre 2022 (modifica il 17 novembre 2022 | 14:33)

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, 2022-11-17 18:07:00, Il legame pericoloso registrato tra gli uomini. Le probabilità aumentano anche per chi è sovrappeso, obeso e fa poca attività fisica. Nove casi su dieci si potrebbero evitare con i controlli, Vera Martinella

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