Tumore al seno: nuovi farmaci efficaci hanno dato risultati importanti

Tumore al seno: nuovi farmaci efficaci hanno dato risultati importanti

Spread the love

di Vera Martinella

Le novit maggiori che arrivano dal pi importante congresso americano sulle diverse sperimentazioni per i pazienti con questa neoplasia e con forme aggressive

Dal San Antonio Breast Cancer Symposium (SABCS), il pi importante congresso internazionale sul tumore al seno appena conclusosi negli Stati Uniti, arrivano importanti novit e decisive conferme per le donne con questa neoplasia, sia in fase avanzata o metastatica, sia in stadio precoce.

Il punto in Italia

Numerosi studi presentati al convegno in Texas hanno infatti messo in luce i progressi ottenuti con diversi farmaci sperimentali in differenti sottotipi di cancro. Anche se il tumore al seno fra quelli con le percentuali di sopravvivenza migliori, tanto che nove donne su dieci in Italia sono vive cinque anni dopo la diagnosi, servono nuove strategie di cura efficaci – sottolinea Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana oncologia medica (Aiom) -. Questa neoplasia resta infatti la pi diffusa fra le donne del nostro Paese (sono 55mila i nuovi casi annui) e soprattutto contro i le forme pi aggressive e in quelle giunte in stadio metastatico abbiamo bisogno di strategie innovative per allungare la vita delle pazienti o per aumentare il numero di guarigioni.

Due nuove cure dopo l’ormonoterapia

I risultati degli studi SERENA-2 e CAPItello-291 indicano che due nuove molecole, capivasertib e camizestrant, migliorano la sopravvivenza libera da progressione di malattia in pazienti con carcinoma della mammella metastatico gi trattato con terapia ormonale. In pratica, dagli esiti delle sperimentazioni emerge che con l’uso di questi farmaci in donne che gi hanno un tumore in fase avanzata si riduce il rischio che la malattia progredisca e si riesce a tenerla sotto controllo per un periodo pi lungo. Circa il 70% di tutti i tumori al seno costituito dal sottotipo positivo per recettori ormonali (HR+) e con bassa espressione della proteina HER2 (HER2-low) o HER2 negativo — spiega Cinieri, direttore dell’Oncologia Medica e Breast Unit dell’Ospedale Perrino di Brindisi —. Le terapie ormonali sono abitualmente utilizzate per il trattamento del carcinoma della mammella positivo ai recettori ormonali. Tuttavia, queste pazienti sviluppano spesso resistenza alle terapie ormonali attualmente disponibili per la malattia avanzata e vanno incontro a progressione di malattia. Da qui la necessit urgente di nuove cure. Capivasertib e camizestrant hanno il potenziale per rispondere a questo forte bisogno clinico.

Il trial CAPItello-291

Nello studio di fase tre (l’ultima prevista prima dell’approvazione di un nuovo medicinale) CAPItello-291, capivasertib (un inibitore selettivo di AKT) in combinazione con fulvestrant (un tipo di terapia ormonale) ha determinato un miglioramento clinicamente rilevante e statisticamente significativo della sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto a placebo pi fulvestrant in pazienti con tumore al seno localmente avanzato o metastatico positivo per i recettori ormonali (HR+), con bassa espressione di HER2 (HER2-low) o HER2 negativo, che hanno sviluppato una recidiva o progressione di malattia durante o dopo terapia endocrina (con o senza inibitore di CDK4/6). I risultati mostrano come capivasertib in combinazione con fulvestrant riduca del 40% il rischio di progressione di malattia o morte e, in un sottogruppo di donne con specifiche alterazioni genetiche (PI3K, AKT o PTEN), il pericolo calato fino al 50%. Le alterazioni PI3K, AKT, PTEN sono frequenti nel tumore al seno, interessano circa la met delle pazienti con malattia metastatica HR-positiva e HER2-negativa — dice Alberto Zambelli, Professore associato di Oncologia medica all’Humanitas University di Milano —. I dati di questo trial, che ha coinvolto 708 pazienti, dimostrano che capivasertib rappresenta una nuova e importante opzione terapeutica, potenzialmente capace di cambiare l’attuale pratica clinica nel trattamento di questo tipo di cancro. In particolare, questo nuovo medicinale ha dimostrato di ritardare la progressione di malattia in pazienti che avevano gi fallito una precedente terapia (quella di combinazione anti-estrogenica pi inibitori di CDK4/6). Gli eventi avversi pi comuni, che si sono verificati nel 20% o pi dei pazienti, sono stati diarrea (72,4%), nausea (34,6%), rash (38%), fatigue e vomito (20%).

Il trial SERENA-2

SERENA-2 invece uno studio di fase due, che ha arruolato 240 pazienti in post-menopausa con cancro al seno localmente avanzato o metastatico con positivit al recettore per gli estrogeni (ER+), precedentemente trattate con terapia endocrina: camizestrant (un potente SERD, ovvero degradatore selettivi del recettore degli estrogeni, di nuova generazione) ha ridotto significativamente il rischio di progressione di malattia o morte del 42% (al dosaggio di 75 milligrammi) rispetto a fulvestrant, attuale standard di cura come SERD. Questi dati costituiscono un importante passo avanti verso una potenziale nuova terapia ormonale per pazienti con malattia avanzata dipendente dal recettore per gli estrogeni — chiarisce Giampaolo Bianchini, responsabile della Breast Unit presso il Dipartimento di oncologia dell’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano —. Secondo i risultati dello studio SERENA-2 camizestrant ha dimostrato quasi un raddoppio della sopravvivenza libera da progressione mediana rispetto all’attuale farmaco disponibile che appartiene alla stessa classe di SERD. Camizestrant, inoltre, stato ben tollerato e ha mostrato simile efficacia ad entrambe le dosi testate (75e 150 milligrammi).

Il trial monarchE

Al congresso SABCS sono poi stati illustrati anche i dati aggiornati dello studio di fase tre monarchE, contemporaneamente pubblicati anche sulla rivista scientifica The Lancet Oncology e indicano che l’aggiunta di una terapia mirata (abemaciclib) alla cura ormonale standard, dopo l’interveno chirurgico, fa calare le probabilit di ricaduta e metastasi nelle pazienti che hanno avuto una diagnosi negli stadi iniziali, ma con una neoplasia pericolosa. I numeri che emergono da monarchE sono di estrema rilevanza clinica sia per l’entit del beneficio indotto da abemaciclib, sia perch questo beneficio riguarda  pazienti con tumore che, pur nelle fasi iniziali, risulta a pi alto rischio di ricaduta dopo l’intervento, commenta Lucia Del Mastro, Professoressa di Oncologia dell’Universit di Genova e direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’Ospedale Policlinico San Martino. La sperimentazione ha coinvolto 5.637 ha incluso donne e uomini con cancro al seno con tumore al seno sensibile agli ormoni: positivo al recettore ormonale (HR+) e negativo per il recettore del fattore di crescita epidermico umano (HER2-), linfonodo-positivi e con un alto rischio di recidiva. I risultati aggiornati derivano da un’analisi che riflette un periodo di osservazione medio di 3,5 anni nel quale tutte le pazienti hanno completato o interrotto il periodo di trattamento previsto di due anni con abemaciclib. Gli esiti illustrati al convegno texano indicano che il rischio di sviluppare una malattia invasiva risultato ridotto del 33,6%; il tasso di sopravvivenza libera da malattia invasiva a quattro anni stato dell’85,8% per i pazienti trattati con abemaciclib pi ormonoterapia rispetto al 79,4% per chi ha fatto la sola ormonoterapia. L’aggiunta di abemaciclib in adiuvante (cio dopo l’operazione) ha anche ridotto il rischio di sviluppare una malattia metastatica del 34,1%. Il tasso di sopravvivenza libera da malattia a distanza a quattro anni con abemaciclib stato pari al 88,4% rispetto all’82,5% per chi ha seguito solo terapia endocrina. Vediamo confermare il profilo di efficacia e di sicurezza della molecola — aggiunge Valentina Guarneri, professoressa ordinaria di Oncologia Medica, Direttore Unit Operativa Complessa di Oncologia 2, Istituto Oncologico Veneto IRCCS —. Il continuo rafforzamento del beneficio di abemaciclib in fase adiuvante a quattro anni sottolinea ulteriormente l’importanza potenziale di questi dati per donne e uomini affetti da questo tipo di carcinoma mammario precoce.

Il trial DESTINY-Breast03

Oggi, in Italia, vivono pi di 834mila donne dopo la diagnosi di cancro al seno: alcune sono guarite, altre sono in trattamento, circa 37mila convivono con una forma metastatica. Per queste ultime possono essere importanti gli esiti contenuti nell’analisi aggiornata di DESTINY-Breast03, pubblicata contemporaneamente al congresso su The Lancet.Abbiamo condotto tanti studi per cercare di comprendere meglio l’evoluzione della malattia, i motivi alla base del pericolo di ricaduta e metastasi anche dopo 15 o 20 anni dal primo tumore al seno, le caratteristiche dei vari sottotipi di cancro, con l’obiettivo di calibrare al meglio la cura su ogni donna per ottenere il massimo risultato possibile con la minore tossicit  — conclude Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia Medica all’Universit di Milano e direttore della Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano —. Le pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2 positivo, sottoposte a precedenti terapie, nella maggioranza dei casi vanno incontro a una progressione della malattia in meno di un anno. Proprio alla luce di questo notevole e consistente il beneficio riscontrato nei pazienti che hanno ricevuto trastuzumab deruxtecan in DESTINY-Breast03, uno studio che ha incluso 524 malati con carcinoma mammario HER2-positivo metastatico precedentemente trattato con trastuzumab e chemioterapia. Trastuzumab deruxtecan ha significativamente ridotto il rischio di morte rispetto a trastuzumab emtansine (T-DM1), un altro anticorpo coniugato anti HER2 e precedente standard di cura. Questo vantaggio stato osservato anche nelle donne con metastasi cerebrali. Non solo. La superiorit di trastuzumab deruxtecan emersa inoltre in termini di risposte obiettive e di controllo di malattia. 

12 dicembre 2022 (modifica il 12 dicembre 2022 | 15:52)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-12 17:27:00, Le novità maggiori che arrivano dal più importante congresso americano sulle diverse sperimentazioni per i pazienti con questa neoplasia e con forme aggressive, Vera Martinella

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.