Tutti dicono I love you e dimenticano ti voglio bene

Tutti dicono I love you e dimenticano ti voglio bene

Spread the love

di Valeria Locati

La Generazione Z e un po’ anche i trentenni ripetono sempre “amore”, “amo”, “ti amo”. Colpa dei social? Della difficolt di accontentarsi delle sfumature? Una psicoterapeuta ci spiega perch. E se un male, non solo lessicale

Le quattro spaccate di un pomeriggio come tanti in studio.
Dal citofono Tamara e la mamma mi salutano, salgono gli scalini, attraversano il corridoio della sala d’attesa e accedono alla mia stanza di terapia. In religioso silenzio tra loro, si accomodano sul divano e mi guardano con gli occhi di chi vorrebbe andare al sodo e saltare i convenevoli, l’una per capire come comunicare con la figlia, l’altra per sottolineare come non sia compito suo spiegarglielo.
Faccio per riprendere le fila del colloquio precedente quando alla diciassettenne vibra il telefono: mi rivolge uno sguardo di velata supplica mista a determinazione e legge il suo messaggio su WhatsApp. I suoi occhi definiti da un eyeliner viola metallizzato cercano una mia reazione. Scusi, faccio veloce e preme sul pulsante per registrare un vocale, senza mai voltarsi verso la madre inorridita da quell’uscita.

I RAGAZZI SCELGONO LA DICHIARAZIONE D’AMORE PER RICONOSCERSI ED ESSERE INCLUSIVI TRA PARI (ED ESCLUSIVI CON GLI ADULTI)

Amore adesso non posso, sono dalla psicologa. Ti scrivo quando esco cos mi dici per stasera. Ciao, ti amo. No dottoressa, non si tratta di un ragazzo, ma della sua amica Giada. Le sembra normale? Qualche giorno dopo, online su Skype. Saluto Barbara, diciottenne alle prese con una sporadica ansia da prestazione durante le interrogazioni, e inizio la seduta chiedendole come sia andata la settimana passata. Nella chat della piattaforma condivide un file e mi chiede di poter leggere insieme una lettera che vorrebbe inviare alla sua migliore amica.
Inizia cos Ciao amore, sai che non sono brava a dirti le cose a voce, ma ci tenevo a farti sapere che… e prosegue con il racconto di un paio di episodi in cui Barbara si sentita messa da parte e ne ha sofferto molto. In tutto lo scritto, dall’intestazione ai saluti finali, le espressioni “amo, amore, ti amo” fanno capolino pi volte e custodiscono gran parte delle emozioni che la mia paziente desidera regalare all’amica.

Non serve aprire la porta della stanza di terapia per accorgersi che il riferimento al sentimento pi alto di cui capace l’essere umano sia cos ampiamente utilizzato nelle conversazioni dei giovani. Basta passeggiare per strada e allungare l’orecchio alle chiacchiere tra adolescenti, ascoltare i testi delle canzoni degli artisti del momento, vedere contenuti su Instagram o Tik Tok per avere ben chiaro quanto sia loro prassi – e perch no anche possibilit – scegliere la dichiarazione d’amore per dimostrare affetto e sancire ad alta voce un rapporto significativo. E l’effetto curioso di tutto ci che chi si stupisce e prova una sorta di imbarazzo per l’ostentazione di un sentimento appartenente a comunicazioni intime e riservate non sono i destinatari del messaggio o dell’appellativo. No, per nulla. Lo sono invece gli adulti, coloro che spesso sono cresciuti nel silenzio degli atti emotivi, impossibilitati a riconoscere e saper maneggiare le emozioni che nessuno aveva preso la briga di nominare e raccontare loro. Sar quindi colpa di un appiattimento lessicale?

I GENITORI SPESSO NON SANNO COME RISPONDERE. DUBBI GIUSTIFICATI. “MAMME PER AMICHE” E “PAPA’ SUPPORTER” NON SONO IL MODELLO MIGLIORE

L’impiego massiccio dei vocaboli amorosi denoter incapacit di cogliere e raccontare le sfumature che l’essere umano in relazione in grado di provare? Dir qualcosa dell ‘educazione affettiva ricevuta a casa o proposta a scuola di cui non ci stiamo occupando a sufficienza? Queste (e molte altre) domande sono state l’oggetto di parecchie conversazioni degli ultimi anni con genitori, insegnanti e adulti che per professione o interesse si trovano a osservare il mondo dei pi giovani. A fronte di idee piuttosto chiare circa la questione ambientale, il rispetto delle diversit di genere, la prerogativa di un lavoro che soddisfi e non solo impieghi, sembra esserci un manto nebbioso sulle narrazioni relative all’amore.

Intercalare nell’eloquio

Con sgomento e una certa quota di diffidenza, i pi grandi hanno colto perfettamente che non si tratta di un uso iperbolico delle parole e hanno brancolato disorientati alla ricerca di un senso letterale, psicologico e affettivo di quell’“amo” ripetuto come un ritornello, quasi un intercalare nell’eloquio. Vale sempre la pena ricordare che ogni adulto che tenti di comprendere le caratteristiche delle nuove generazioni, il loro linguaggio, il modo di vestire e i gusti in fatto di musica e arte stato a sua volta un adolescente alla ricerca di s. Magari in un’epoca in cui la parola amore era un fatto dantesco o boccacciano e non ci si sognava di usarla come epiteto per le relazioni di amicizia (spesso dello stesso genere); eppure il vissuto era il medesimo, quello di una precisa volont di distinguersi dai grandi per trovare il proprio spazio.

Effetti della globalizzazione

Il linguaggio utilizzato dalla Generazione Z, e per certi versi anche dai Millennials, risente dell’influenza della globalizzazione e dell’immersione in una cultura totalmente digitale, in cui i modi di dire, le scelte lessicali e di appartenenza linguistica provengono spesso dal mondo anglofono. Ci conduce pi rapidamente all’uscita dall’infanzia per procedere a una definizione di s nel mondo degli adulti, che storicamente e psicologicamente il ruolo del linguaggio. Al contempo dobbiamo notare come insieme al processo di inclusione abbia luogo quello di esclusione, destinato a mantenere il mondo dei grandi ancora ben lontano, pena un non riconoscimento tra pari che alla base dei compiti evolutivi dell’adolescenza.
La faccenda spinosa presentata dall’aver mutuato sempre pi espressioni e modalit relazionali anglosassoni proprio la direttivit con cui vengono resi concetti ed emozioni all’interno della quotidianit e delle tipologie di rapporti che viviamo.

“Love”, “I love you”, “my love” sono tutte espressioni del campo semantico amoroso, ma vogliono dire cose molto diverse a seconda del contesto in cui vengono impiegate e, soprattutto, dei soggetti che partecipano quel tipo di relazione. Quando la mamma di Tamara cerca la mia complicit nel lamentare inadeguatezza da parte della figlia con l’utilizzo della dichiarazione d’amore all’amica Giada, mi sta dicendo quanto non ci sia bisogno per l’utilizzo che facciamo noi della lingua di specificare il contesto. Farlo vorrebbe dire annullare le premesse di autenticit dell’amore di coppia, quello che va oltre il bene per gli amici, su cui si basa l’idea di un futuro da costruire e di una comunione di intenti da rispettare. I genitori delle mie pazienti adolescenti, gli adulti che oggi crescono figli desiderosi di certezze per il futuro e stili di vita che li rendano soddisfatti prima che di successo, subiscono il disorientamento causato dall’esplosivit con cui un sentimento cos intenso, speciale e da riservarsi a quello o a quella giusta porga il fianco alla possibilit di essere annacquato e perdere di valore. Ma proprio questo il punto: chiunque abbia a che fare con la delicatezza e anche un po’ la goffaggine degli adolescenti innamorati e desiderosi di sperimentare l’amore sa che la spavalderia e la sicumera ad essi attribuite mal si sposano con i fatti reali.

Confusione di linguaggio

Giovanni stato con me allo sportello di ascolto psicologico scolastico un tempo sufficiente a rendersi conto di quanto la facilit con cui chiamava “amo” la sua compagna di banco non corrispondeva nemmeno a un decimo dello sforzo profuso per dichiarare il suo amore a Luca, a cui a stento riusciva a dire quanto fosse importante per lui averlo come amico. Allo stesso modo Serena, leader della sua squadra di pallavolo e, a detta delle amiche, la maggior spacciatrice di messaggi che riportano l’espressione amo, noi! (trad. per i pi grandicelli: siamo noi, questa cosa riguarda noi), mi ha raccontato di aver provato per la prima volta un’ansia fortissima quando si trattato di rivolgersi al ragazzo che le piaceva perch temeva di non sapere cosa dire, di sembrare goffa, di vergognarsi dei suoi sentimenti, Doc, io non ce la faccio a stare nella stessa aula con lui, mi tremano le gambe e non so cosa dire.

Generazioni a confronto

Potrei andare avanti all’infinito, a ritrovare nelle storie dei pi giovani non solo lo stesso mondo di sfumature dei pi grandi, ma persino lo stesso carico emotivo e di senso che ogni relazione d’amore porta con s. E a ben guardare non sono le uniche similitudini del fenomeno che stiamo osservando. Amare un’amica o un amico, dichiararsi con i vocaboli che indicano l’amore e non solo il bene, spargere come il prezzemolo quei diminutivi sono tutte mosse che servono a giocare benissimo a una partita di Tetris. Proprio quella in cui la tendenza genitoriale a confondere i ruoli, coinvolgere in questioni che non devono essere affare dei figli, esporre a situazioni e preoccupazioni si sposano con l’attivazione dei pi piccoli in un processo di adultizzazione precoce.

Quante volte l’espressione “ti amo” compare nelle conversazioni dei genitori con i figli? Quanto spesso gli adulti, con l’intento di mantenere aperto un canale di comunicazione efficace, si pongono al livello dei ragazzi e delle ragazze offrendo di esserne amici e confidenti? E quante volte i figli stessi, investiti di un cos importante compito, faticano a svincolarsi dal legame di dipendenza pena la delusione delle aspettative parentali? Di “mamme per amiche” e di “pap supporter” piena la letteratura cinematografica e delle serie tv, ma non per questo dobbiamo farne un esempio da seguire con spunto pedissequo e motivazionale. un po’ come lodare il fine nobile di un sistema familiare che tende all’equilibrio, alle buone relazioni, alla condivisione delle gioie della vita senza tenere in conto come ci si arrivi, a quale prezzo, con quale sacrificio da parte dei membri pi giovani. Perch poi si sa, il vero inghippo si palesa nel momento in cui i figli vanno e i genitori restano: i primi provano a esplorare il mondo consapevoli di essere stati amati e contemporaneamente invischiati in uno scambio di ruoli che non aiuta nella costruzione di un s solido. I secondi, invece, chiudono la porta di casa e si trovano alle prese con il loro essere genitori di giovani uomini e donne che possono diventare l’“amore” di un ipotetico Altro. Diverso da mamma e pap.

26 dicembre 2022 (modifica il 26 dicembre 2022 | 08:32)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.