Ucraina, 15 ore in fila per entrare in Polonia: nonna racconta odissea di figlia e nipoti

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Okanna, da 20 anni nel nostro Paese: “E’ guerra, non so che fine faremo”
Quasi 15 ore in fila per riuscire a lasciare l’Ucraina e entrare in Polonia in condizioni “indescrivibili”, donne e bambini lasciati in balia di se stessi, senza generi di conforto o minimi servizi igienici a disposizione. A raccontare all’Adnkronos ‘l’esodo’ di una donna con due bambini di 9 e 11 anni è Okanna (da 20 anni in Italia), madre a nonna di questo piccolo nucleo che ieri sera ha abbandonato tutto, casa, marito e nonni nell’hinterland di Leopoli, per cercare di raggiungere ed entrare in Polonia.
“Ho sentito mia figlia ieri sera e stamattina alle 11 – racconta angosciata Okanna – da prima delle 9 era in fila, insieme a centinaia di persone, per raggiungere il confine e riuscire ad entrare in Polonia. Stamattina aveva ancora 500 persone davanti a sè. Mi ha raccontato che fanno passare non più di quattro persone ogni ora e ogni 8 ore si blocca tutto per il cambio della guardia al confine. Lei con i suoi due bambini ha abbandonato tutto, compreso il marito perché gli uomini non li fanno passare”.
“E’ un inferno – racconta ancora Okanna – centinaia di persone ammassate, non ci sono file divise per donne con bambini o sole. Mia figlia mi ha raccontato, prima di spegnere il cellulare per evitare che si scaricasse e non potesse più essere raggiungibile, che sono tutti ammassati lì in fila, senza nessun controllo o organizzazione, con gente che spinge, senza alcun genere di conforto, nemmeno l’acqua. Mi ha anche raccontato di episodi di intemperanza se non di ‘aggressione’ tra la gente in fila, tutti ammucchiati prima di raggiungere il cancello. Tanti disperati sono tornati indietro ma non sanno dove andare”.
“I polacchi, al contrario – prosegue Okanna – sono molto organizzati, ci sono centri di raccolta, molti sono disposti ad accogliere donne e bambini in casa e pare che sia anche possibile lavorare. In Ucraina la situazione è terribile – racconta ancora con un groppo in gola – non riesco a a vedere una via d’uscita. I negozi sono vuoti, non c’ è nemmeno il pane, i bancomat non funzionano e comunque non vengono accettati. Le scuole, i nidi, tutto chiuso, deserto. Solo davanti ai bancomat ci sono file dove dopo una giornata di attesa si riesce ad ottenere il corrispettivo di pochi euro. E’ la guerra – ripete più volte – è la guerra. Non so veramente cose aspettarci, che fine faremo. La mia speranza – conclude – è che dalla Polonia riesca a trovare il modo per raggiungermi in Italia”.
Stamattina alle 11 la figlia di Okanna era ancora in fila, “i bambini piangono, sono viola per il freddo dopo tutta la notte all’addiaccio, cerca di distrarli giocando”, racconta. Poi alle 14.30 la svolta: “Mia figlia è finalmente riuscita ad entrare in Polonia”.
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Pietro Guerra

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