Ucraina, il sindaco di Kramatorsk: «Qui 40 mila civili sotto le bombe. Restano per difendere le loro case»

Ucraina, il sindaco di Kramatorsk: «Qui 40 mila civili sotto le bombe. Restano per difendere le loro case»

Spread the love

di Andrea Nicastro

Goncharenko, sindaco di Kramatorsk: «L’abitazione è la sola certezza, frutto di tanti sacrifici». I russi si avvicinano: «Ormai sono a 40 chilometri, siamo a portata della loro artiglieria»

DAL NOSTRO INVIATO

KIEV — Sindaco come sta?

«Così così, come la situazione».

I russi hanno bombardato da meno di due ore. Cos’è successo?

«Un missile è esploso a metà mattina nel cortile di un condominio della zona centrale di Kramatorsk. Un cratere enorme, auto rovesciate, tutti gli infissi divelti. Per il momento abbiamo contato un morto e sei feriti».

Terribile.

«Nella città vicina, Sloviansk, stanno peggio. È una settimana che vengono martellati e ogni giorno hanno più vittime. Mercoledì sei decessi in una sola esplosione».

Sloviansk è a soli 12 chilometri.

«Già. E i russi sono a 40 chilometri a nord e 60 a sud. Parlo di distanza in linea d’aria per il tiro dell’artiglieria, non via strada. Se considerassimo solo l’asfalto sarebbero di più».

Kramatorsk e Sloviansk sono le ultime due città che mancano a Putin per proclamare la conquista del Donbass . La tattica della sua armata si annuncia identica a quella usata per Mariupol, Lysychansk e Severodonetsk: distruggere tutto e poi piantare la bandiera sulle rovine. Oleksandr Goncharenko, il sindaco di Kramatorsk, resterà sino all’ultimo.

Quanti civili sono con lei?

«Un quarto degli abitanti pre guerra a Sloviansk, un po’ di più da noi: 25mila e 40mila qui».

Non può obbligarli ad andarsene? In fondo è come se stesse arrivando un’inondazione.

«La legge non me lo permette. Tutti i giorni, riempiamo i canali informativi di immagini e racconti della distruzione di Lysychansk. Sono quasi tre mesi che chiediamo alla gente di evacuare. Ma la scelta resta individuale. Non posso deportarli».

Domenica, quando i russi sono entrati a Lysychansk, molti li hanno festeggiati in strada. Resta chi è filorusso?

«Guardi che quelle scene possono benissimo essere state costruite apposta per le tv russe. Mosca è bravissima in queste sceneggiate».

Esclude ci siano persone favorevoli a Putin?

«No. Diciamo anche la metà di quelli che restano, ma non è quella la ragione per cui scelgono di affrontare le bombe».

Si sentono al sicuro nei bunker?

«Alcuni hanno dei rifugi, altri solo delle cantine, di certo la maggioranza pensa di riuscire a sopravvivere ai bombardamenti. Magari poi si spaventano e alcuni scapperanno. Ad esempio, da noi 10mila sono tornati il mese scorso perché sembrava tranquillo. Immagino che questi se ne andranno di nuovo, ma gli altri no».

Perché ne è così certo?

«Abbiamo l’esperienza del 2014 quando l’intera città è finita sotto controllo russo. Erano rimasti in 35 mila, più o meno quelli di oggi. E poi basta guardare Sloviansk, qua vicino, sotto bombardamento da una settimana. Su 20mila persone rimaste se ne vanno un centinaio al giorno. Praticamente nulla. Chi è qua è perché vuole esserci».

Se non sono tutti fan di Putin e sanno di rischiare la vita, perché restano?

«Perché non sanno dove altro andare. Perché al 70% sono anziani con 100 euro di pensione e sanno che il più brutto degli appartamenti in Ucraina ne costa almeno 200 di affitto».

Non potete offrire loro dei centri di accoglienza in regioni sicure?

«Sì, ma non è tanto per i soldi o la scomodità che non partono, ma per la casa. È l’unica loro certezza, a volte il frutto del sacrificio di generazioni».

Meglio la casa della vita?

«In sostanza sì. Senza casa pensano di non poter vivere, quindi tanto vale morire ammazzati dalle bombe. Restano perché così sperano di difenderla, spegnere l’incendio, chiudere le finestre se si sfondano. Tanti mi hanno detto: ho 70 anni, meglio morire che diventare un barbone».

I russi ce la faranno?

«Credo e spero di no. Scendono da Izium più o meno paralleli al fiume Siverskij Donec e alla strada principale. Restano sulla sponda est del fiume e da Lyman bombardano con l’artiglieria. Sarà difficile per loro superare il fiume. Da sudest non hanno ostacoli naturali, ma devono prima conquistare Bakhmut per arrivarci addosso. La battaglia è aperta».

Ha visto le nuove armi occidentali?

«Solo su Youtube, ma se è vero anche la metà di quel si vede, non ho dubbi che potremo non solo respingerli, ma anche riprenderci quel che è nostro».

7 luglio 2022 (modifica il 7 luglio 2022 | 23:17)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-07-07 21:22:00, Goncharenko, sindaco di Kramatorsk: «L’abitazione è la sola certezza, frutto di tanti sacrifici». I russi si avvicinano: «Ormai sono a 40 chilometri, siamo a portata della loro artiglieria», Andrea Nicastro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.