Ucraina, lo scrittore Enard: «Putin è solo e non ha ideologia. Ma sfrutta la nostalgia dei russi»

Ucraina, lo scrittore Enard: «Putin è solo e non ha ideologia. Ma sfrutta la nostalgia dei russi»

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di Luca Mastrantonio«La propaganda di guerra, da ogni lato, non mira solo a modificare la realtà, ma a produrre un effetto reale su chi la guarda, un sentimento di paura o di rabbia» «La Russia per me è un’ipnosi. Amo Gogol, il suo L e anime morte , volevo studiare il cirillico, ma è troppo difficile. Poi mi sono ritrovato sulla Transiberiana, con altri scrittori per le celebrazioni dell’amicizia franco-russa, una decina di anni fa. Abbiamo percorso migliaia di chilometri, da Mosca a Novosibirsk, luoghi fermi al tempo dell’Unione sovietica. Ricordo la sensazione fisica, il rumore del treno sempre uguale, il paesaggio sempre uguali fuori dal finestrino: alberi, steppa, alberi, paesino… Ero come in trance. La Russia è geografia prima ancora che Storia. Per noi è difficile da capire». Per Mathias Enard, scrittore francese (in Italia edito da e/o), studioso di arte e arabo, il treno è un motore narrativo perfetto, una macchina del tempo. Il protagonista di Zona è un ex spia che sul Milano-Roma riavvolge il film della sua vita, mentre in L’alcol e la nostalgia Enard trasforma il suo viaggio in transiberiana in un triangolo erotico/sentimentale a base di sesso, alcol e letteratura. Tutti antidoti alla nostalgia. Di quel viaggio cosa le è restato più impresso? «Agli incontri con gli intellettuali locali che venivano organizzati dal ministero. In Siberia molti erano militari in pensione, veterani d’Afghanistan e leggevano poesie che avevano scritto sulla guerra, piene di nostalgia per non dico dell’impero, ma dell’influenza russa. Mi chiedevano come mai noi francesi non avessimo il nostro Guerra e pace. Dov’è il grande romanzo sull’arrivo di Bismarck a Parigi? Per loro letteratura è grande Storia, quindi guerra». Putin sta usando questa nostalgia russa? «Sfrutta questo sentimento, usa la Storia per i suoi fini, la cambia anche, quando dice che l’Ucraina è un’invenzione. Però lui non è nostalgico, ma una persona sola. Altri dittatori, penso a Hitler o Mussolini, avevano un grande fascino, un carisma sulle folle. Putin no, era un colonnello del Kgb di livello medio, cresciuto nell’ombra e dall’ombra teme che possano arrivare i nemici. Non ha una ideologia, ma una grande paranoia, per lui tutto il mondo è nemico». Da romanziere che pensieri immagina nella sua testa? «Pensieri non so, sensazioni sì: di solitudine e accerchiamento, penso alle distanze che tiene con tutti». Cosa la colpisce, narrativamente, della guerra di propaganda russa? «La propaganda di guerra, da ogni lato, non mira solo a modificare la realtà, ma a produrre un effetto reale su chi la guarda, un sentimento di paura o di rabbia». Penso alla donna incinta fotografata all’ospedale di Mariupol. Prima i russi dicono che finge, mentre provano a negare di aver bombardato. Poi la riabilitano quando credono di poterla usare. «Esatto, puoi cambiare il contesto per cambiare il senso di un fatto o una testimonianza, quello che conta è l’effetto che genera: paura, terrore. È qualcosa di ipnotico anche questa abbondanza di immagini, ci induce a reazioni emotive, non logiche». Le versioni sono manipolabili, ma i morti restano morti e il tema, l’aberrazione dei crimini di guerra da parte dell’esercito russo, sta emergendo con drammatica evidenza. «Per Mariupol, Bucha… Putin sta usando lo stesso metodo che ha usato in Siria, Paese che conosco bene, o in Cecenia. Penso a città come Aleppo o Grozny: se la città non si arrende viene rasa al suolo. È la stessa violenza che usavano i Mongoli nel 1230, per allontanarci nel tempo, quando invasero l’Europa, compresa la Russia, arrivando fino in Medio oriente, distruggendo tutto e uccidendo chiunque non si arrendesse. Ammazzavano pure i cani». In La perfezione del tiro lei racconta la vita di un cecchino che inquadra come bersaglio, erotico, anche la ragazza di cui si innamora. La violenza gli è colata dentro. «Mi interessa vedere come la guerra trasforma e distrugge gli essere umani, imponendo la forza anche nelle relazioni amorose. Ricordo un militare serbo di Bosnia che parlava come fosse normale aver ucciso civili non serbi perché, diceva, quel posto non era più loro. In Iran ho ascoltato uomini che da ragazzi hanno combattuto in mezzo ai gas della guerra con l’Iraq negli Anni ‘80. Mi mostrarono le uniformi ancora sporche di sangue, in un museo, come reliquie dei martiri. E dove ci sono martiri c’è stata violenza e si coltiva odio. Come i russi stanno facendo in Ucraina». La resistenza degli ucraini è eroica. Ha messo in crisi l’apatìa europea. «Zelensky e il popolo ucraino ci stanno dando una lezione di coraggio. E per noi concetti come patria non hanno senso. Le fabbriche dell’eroismo, cioè il nazionalismo e le ideologie, in Europa hanno chiuso. Chi darebbe la vita per un’idea o un ideale?». 10 aprile 2022 (modifica il 10 aprile 2022 | 23:02) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-10 21:02:00, «La propaganda di guerra, da ogni lato, non mira solo a modificare la realtà, ma a produrre un effetto reale su chi la guarda, un sentimento di paura o di rabbia», Luca Mastrantonio

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