Bilancio europeo
di Francesca Basso, corrispondente da Bruxelles18 set 2022
Il premier ungherese Viktor Orbán
Non sono bastate le promesse del governo di Viktor Orbán dell’ultimo mese per scongiurare la perdita dei soldi europei. Per proteggere il bilancio dell’Ue messo in pericolo da irregolarità sistemiche nelle procedure di appalto, insufficienti inchieste contro il conflitto d’interessi e in generale dalla debolezza nell’intervento contro la corruzione in Ungheria, la Commissione europea ha proposto al Consiglio di sospendere a Budapest il 65% dei fondi Ue per tre programmi operativi nell’ambito della politica di coesione: si tratta di circa 7,5 miliardi di euro (su 21 miliardi), pari a un terzo dei fondi di coesione di Budapest nel periodo 2021-2027. I fondi di coesione sono usati per ridurre il divario economico e sociale fra le diverse regioni europee, quindi hanno un impatto rilevante sullo sviluppo economico ungherese.
La decisione se effettivamente congelare i fondi dovrà essere presa dal Consiglio (gli Stati membri), che voterà a maggioranza qualificata, entro un mese dalla proposta della Commissione. Ma in circostanze eccezionali il periodo può essere prolungato fino a un massimo di ulteriori due mesi per analizzare il dossier. E poiché il governo ungherese si è impegnato a introdurre alcune modifiche nel suo ordinamento, ci sarà l’estensione. Il commissario Ue per il Bilancio Johannes Hahn ha spiegato che, nonostante le misure proposte dall’Ungheria per affrontare le carenze, la Commissione Ue raccomanda la sospensione dei fondi perché «in questa fase permane un rischio per il bilancio, quindi non possiamo concludere che il bilancio dell’Ue sia sufficientemente protetto».
Negli ultimi mesi c’è stato un dialogo intenso tra la Commissione e le autorità ungheresi, che ha portato Budapest a proporre una serie di misure correttive per affrontare le preoccupazioni individuate dall’esecutivo comunitario quando il processo è stato formalmente avviato il 27 aprile di quest’anno». Secondo Bruxelles considerare le misure «adeguate», è necessario poter concludere che porranno fine alle violazioni dei principi dello Stato di diritto. L’Ungheria ha proposto 17 misure correttive tra cui la creazione di una Integrity Authority indipendente con ampi poteri, una task force per combattere la corruzione, una riforma degli appalti e di modificare il codice penale per consentire il controllo giudiziario delle decisioni dei pubblici ministeri, e si è impegnata a informare la Commissione in merito alla loro attuazione entro il 19 novembre. Il governo ungherese ha detto di sperare di chiudere la vertenza con la Ue entro novembre. «Difendiamo i valori dello Stato di diritto e proteggiamo il bilancio comune europeo. Le autorità ungheresi sono chiamate a rispondere con misure correttive concrete», ha twittato il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni.
Il Collegio dei Commissari si è riunito domenica mattina e ha approvato all’unanimità la proposta. La decisione arriva a pochi giorni di distanza dalla relazione del Parlamento Ue, il 15 settembre scorso, che ha definito l’Ungheria di Viktor Orbán un «regime ibrido di autocrazia elettorale» e ha denunciato gli «sforzi deliberati e sistematici del governo ungherese» contro i valori dell’Ue. Non c’è però un legame tra le due cose. La proposta della Commissione applica infatti per la prima volta il meccanismo sulla condizionalità dello Stato di diritto entrato in vigore il primo gennaio 2021 ma diventato operativo di fatto solo in primavera dopo che la Corte di Giustizia dell’Ue si è espressa a favore dello strumento.
La Commissione ha avviato la procedura il 27 aprile scorso mandando una notifica scritta a Ungheria e Polonia. La Commissione non ha ancora dato il via libera al Pnrr dell’Ungheria a causa di irregolarità legate al rispetto dello Stato di diritto nella gestione dei fondi. Se non ottiene semaforo verde entro fine anno, Budapest perderà i fondi di Next Generation Eu. Se il Consiglio vota a favore della proposta della Commissione, l’Ungheria vedrà congelati anche una parte dei fondi di coesione e «si tratta quasi della somma che l’Ungheria ha chiesto con il suo Piano nazionale di ripresa e resilienza», ha spiegato il commissario Hahn. Budapest tuttavia si è impegnata ad attuare una parte delle misure correttive richieste con una road map concordata con Bruxelles che dovrà rispettare se non vuole perdere i soldi. Resta l’incognita del voto in Consiglio. La maggioranza qualificata richiedo almeno 15 Stati membri rappresentanti il 65% della popolazione Ue e per la minoranza di blocco servono almeno 4 Paesi Ue che rappresentino il 35% della popolazione. La partita è aperta. Per le simpatie dimostrate da Giorgia Meloni e Matteo Salvini nei confronti di Orbán. Perché la Polonia potrebbe a sua volta finire sotto procedura. Perché ci sono diversi Paesi di piccole dimensioni fredde sullo Stato di diritto come ad esempio la Romania. Il punto su cui insisterà la Commissione è che in pericolo ci sono i soldi dei cittadini europei.
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, 2022-09-18 12:24:00, Per proteggere il bilancio europeo, messo in pericolo da irregolarità sistemiche, la Commissione europea ha proposto al Consiglio di sospendere a Budapest il 65% dei fondi europei, Francesca Basso, corrispondente da Bruxelles