Nika Shakarami, uccisa nelle proteste in Iran, e la sua ultima canzone

Nika Shakarami, uccisa nelle proteste in Iran, e la sua ultima canzone

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di Viviana Mazza

La ragazza è stata uccisa, il suo corpo «rubato». La musica come arma per sfidare il regime.

Nika Shakarami è un’adolescente che si diverte con gli amici: capelli corti, senza velo, tutta vestita di nero in pantaloni sportivi e ampia t-shirt, nel video diffuso sui social dopo la sua morte, prende il microfono e, ridendo, canta una vecchia canzone d’amore del 1968, che tutti gli iraniani sanno a memoria, tratta dal film Soltane Ghalbha (Re di cuori). «Una parte del mio cuore mi dice di andare, andare. L’altra parte mi dice di restare, restare». Nika è scomparsa il 20 settembre, durante le proteste contro il regime a Teheran. Il suo corpo è stato identificato dieci giorni dopo dalla zia, nell’obitorio di un centro di detenzione, ma l’agenzia di Stato Tasnim dichiara che è stato ritrovato per strada. Il 2 ottobre, il giorno in cui avrebbe dovuto celebrare il suo diciassettesimo compleanno, Nika è stata portata senza vita a Khorramabad, nell’Iran occidentale, con l’ordine alla famiglia di seppellirla in silenzio, senza funerale. Ma poi gli agenti hanno «rubato» il cadavere per seppellirla in un villaggio più piccolo, ed evitare che la sua tomba diventasse un luogo di pellegrinaggio.

La nostalgia come protesta

Nika cantava per divertimento, non per protesta. Ma anche il divertimento può essere una forma di protesta. Nel film Hit the Road, recente debutto di Panah Panahi, figlio del maestro Jafar Panahi oggi in prigione, una famiglia in auto ascolta ad alto volume vecchie canzoni dell’Iran pre-rivoluzionario. «La società attuale è contraria a questo tipo di musica, quindi è importante ascoltarla — ci disse il giovane Panahi — e le famiglie iraniane, quando vanno in vacanza, lo fanno sempre».

Canzoni vecchie e nuove

Le proteste di questo autunno iraniano, piccole e decentrate ma imperterrite, giorno e notte, da oltre due settimane, hanno canzoni nuove come colonna sonora: più di tutte Per... di Shervin Hajipour, che elenca i motivi per cui il popolo combatte Per poter ballare in strada, Per il timore nell’attimo di un bacio, Per mia sorella, tua sorella, le nostre sorelle..»). L’autore è stato arrestato 24 ore dopo averla condivisa e ieri notte con un post su Instagram ha preso le distanze dall’uso «improprio» fatto della sua canzone da non meglio precisate persone residenti all’estero; ma le ragazze ora la cantano a scuola. «Un amico in Iran mi dice che in auto ce l’hanno tutti in loop a palla, è una gara a chi la mette più ad alto volume», racconta Saeed, che con Leila e Pejman è uno dei tre membri di Bowland, band iraniana di Firenze. Ma ci sono anche le vecchie canzoni di protesta, come quella scelta dai Bowland per accompagnare un loro video con le immagini delle manifestazioni. «Assomiglia a Bella Ciao, parla di partigiani e di rivolta contro la dittatura. Si chiama Sar oomad zemestoon (l’inverno è finito)». Fu cantata nelle strade durante la rivoluzione del 1979 e poi durante il Movimento verde nel 2009. «È finito l’inverno, la primavera è in fiore», dice il testo. Ma l’inverno non è mai finito.

I Bowland hanno sempre evitato di parlare di politica, è più semplice se vuoi tornare in Iran; ora per la prima volta si espongono con la loro musica «per dare voce a chi sta combattendo», spiega Leila. Inclusi i ragazzini dell’età di Nika. «Le proteste nelle scuole sono una cosa che non si era mai vista — nota Pejman — Sono veramente coraggiosi». «Fanno ciò che avremmo voluto fare noi ma non avevamo le palle», aggiunge Saeed.

Riscrivere il passato

Un’altra vecchia melodia ritornata su Instagram èShab Navard (Chi cammina nella notte) di Mohammad-Reza Shajarian (inviso al regime per aver appoggiato il Movimento verde): parla di una «ragazza che gronda sangue», come Mahsa Amini.

E poi c’è Bella Ciao: riscritta da due sorelle di Rasht, descrive il grano che cresce e ha bisogno di acqua per resistere. Alla sua popolarità potrebbe aver contribuito il film There is no Evil di Mohammad Rasoulof (Orso d’Oro a Berlino nel 2020, anche lui arrestato), in cui un soldato rifiuta di giustiziare un condannato a morte e fugge con l’amata sulle note di Bella Ciao.

4 ottobre 2022 (modifica il 5 ottobre 2022 | 07:33)

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, 2022-10-05 05:34:00, La ragazza è stata uccisa, il suo corpo «rubato». La musica come arma per sfidare il regime. , Viviana Mazza

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