Le ultime lucciole tra ricordi e paure: Ci restano solo i vecchi clienti e chi teme il web

Le ultime lucciole tra ricordi e paure: Ci restano solo i vecchi clienti e chi teme il web

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di Andrea Pasqualetto

La prostituzione per strada scesa del 60% in cinque anni, Pochissime le italiane rimaste. Siamo andate a trovarle. La decana Rossella, le lacrime di Stella

dal nostro inviato
PORTO MARGHERA (VENEZIA) — Quando scende il sole su Porto Marghera, Stella mette il rimmel, prende la borsetta e si avvia verso le ultime ciminiere del Petrolchimico. Va sempre l, ora come vent’anni fa. Stesso marciapiede, stesse fabbriche, stesse polveri. Qualcosa per cambiato: c’ solo lei, ultima lucciola di un mondo che un tempo, all’imbrunire, si popolava di giovani donne, di camion e di fuochi. Stella non traballa pi sui tacchi a spillo, non passeggia, non ammicca. Ha i capelli raccolti, indossa un paio di jeans, un maglione girocollo e un paio di stivali e se ne sta ferma appoggiata al lampione. Osserva e aspetta.
Buonasera, la avviciniamo.
Venti euro.
Vorrei solo parlare.
In che senso!?.
Se sale le spiego.
Sei della polizia?.
No.
Mh….
Perplessa, Stella si sistema la borsetta, sale in macchina e indica la direzione. Finiamo in un piazzale grigio e sgarrupato chiuso da un muro che da una parte si fa colorato con una grande scritta: Non dobbiamo chiedere il permesso di essere liberi. E’ l’urlo del centro sociale Rivolta, culla di mille battaglie antagoniste che hanno a che fare con la libert e qui, fra questi fumi, la libert spesso mancata. Oltre il muro spuntano i vecchi capannoni industriali e, sullo sfondo, il profilo velato della Venezia d’inverno. Spieghiamo a Stella che siamo giornalisti e vorremmo capire com’ cambiato il suo lavoro rispetto a qualche anno fa, com’ andata durante la pandemia e com’ ora. Sospira, riflette, scuote la testa ma decide di parlare. Un po’ per volta racconta la sua vita difficile e sfortunata. Alla fine diventa un fiume in piena, di storie e di ricordi che le stringono il cuore. Penso di essere l’ultima italiana rimasta – sussurra – c’ qualche straniera ma poca roba… Vedi l, fino a qualche anno fa era pieno di bulgare che lavoravano per niente, 10 euro. Erano controllate dai magnaccia che le riempivano di droga. L’eroina dava alle ragazze energia e coraggio e portava clienti. Le italiane si mettevano invece pi avanti di via Fratelli Bandiera, non ce ne sono pi. Molte adesso lavorano in casa, fanno i siti che a me non piacciono. Stella ha una voce tremula che di tanto in tanto vola dalle parti di Chioggia, dove la cantilena inconfondibile. Mentre parliamo inizia una lenta girandola di luci dietro di noi. Sono i fari di una vecchia Panda e di un camion. Quello un mio cliente, ha una macchina cos ma pulito… ho anche gente con la Golf e l’Audi. Il camion? Non c’entra, dovr scaricare da qualche parte. Porto Marghera ancora terra di bisonti e di treni merci che sferragliano per entrare e uscire dalle industrie sopravvissute ai tempi. Ho il mio giro fisso. I clienti sono quelli, anche loro preferiscono cos. Hanno una certa et, non usano la tecnologia, si fidano solo del vecchio sistema e a me va bene perch non voglio portarli a casa. Molti venivano anche durante la pandemia, non tutti, qualcuno sparito, qualcuno sar anche morto, non lo so.

La scomparsa

La statistica parla chiaro: prostituzione notturna quasi dimezzata dopo il Covid. Secondo la mappatura del Numero Verde nazionale Antitratta del Ministero dell’Interno, che da cinque anni sta raccogliendo i dati sul 75% del territorio nazionale (dove vive il 90% della popolazione italiana) attraverso 70 tra enti e organizzazioni, si passati dalle 2608 presenze dell’ottobre 2019 alle 1449 dello scorso ottobre. Se si prende come dato di partenza il 2017, quando ne erano state rilevate 3709, il calo in cinque anni del 62%. Ma le italiane sono praticamente scomparse, noi ne abbiamo contate, escludendo le trans, una decina in tutto, un numero che pu scontare un errore ma sono comunque pochissime, puntualizza Gianfranco Dalla Valle che del Numero Verde l’anima. Per strada ci sono praticamente solo donne straniere, per il 70% europee, delle quali la maggioranza rumena (55%) e albanese (23%), che hanno cos superato le africane, fino al 2018 in testa alla classifica. Stiamo parlando di vittime di tratta, racket, sfruttamento sessuale. Le rare italiane sono invece donne mature fuori dal controllo delle organizzazioni criminali. Un tempo le chiamavano lucciole perch erano illuminate dai bagliori intermittenti dei fuochi un po’ come l’affascinante animaletto che d’estate vola sui campi lampeggiando. Sono sparite anche quelle… accendi che ti faccio vedere un posto. Ci porta in un vicolo laterale, verso via dell’Elettricit che corre parallela alle banchine dove attraccano le navi del canale industriale. Qui passeggia una donna, questa s in minigonna e tacchi a spillo. E’ una rom, lei ne ha passate di tutti i colori. Qualche anno fa viveva in un… come si chiama quello dove si abita?. Roulotte? Camper? S, ecco, scusami, sono agitata… quel camper era sempre fermo su questa strada. Viveva l con il suo compagno, un bulgaro. Non potevano muoversi perch non avevano la… come si chiama?… era scaduta insomma. Carta di circolazione? S, quella… Una notte, all’una, qualcuno ha dato fuoco al camper e loro erano dentro, sono riusciti a scappare per miracolo. Era una questione di soldi… Terribili i bulgari, derubavano i clienti e qualche volta finiva male. Ma quegli anni sono passati.

L’effetto pandemia

Storica sentinella dell’Italia a luci rosse Pia Covre, ex lucciola, attivista e fondatrice con Carla Corso del Comitato per i diritti civili delle prostitute. Covre oggi impegnata anche con le Unit di strada ad aiutare chi rimasta sui marciapiedi e non solo. In pochi anni cambiato il mondo, i numeri sono crollati. Sui motivi bisogna fare un passo indietro. La pandemia e il lockdown in particolare stato un periodo di grande sofferenza per queste donne, non sapevano pi dove andare, non avevano da mangiare, si sono ritrovate in 7 per monolocale. In Piemonte e in Puglia le Unit di strada hanno fatto trattative con i padroni di casa: Dicevamo di non preoccuparsi che presto sarebbero tornate a lavorare; in Versilia andavamo a prendere i pasti alla Protezione civile… a Firenze hanno trovato le trans a dormire sotto un ponte… in Friuli abbiamo ottenuto l’ospitalit nei dormitori comunali… a Ostia un prete ha aperto la parrocchia per aiutare una comunit di trans in difficolt seguita da un’associazione antitratta, hanno avuto dei denari dal segretario del Papa… Finita la pandemia alcune sono andate via, altre sono tornate a lavorare ma indoor per evitare tanti problemi, pensando che la strada fosse diventata meno sicura: con la pandemia il livello di frustrazione e aggressivit della gente aumentato, i luoghi si sono fatti pi pericolosi, ma io dico che cos un po’ ovunque, per strada e in casa e le tre donne uccise a Roma lo dimostrano”. Le italiane? Per strada trovi sex workers, vittime pi di un certo sistema sociale che del racket e ormai rassegnate a non avere tutele. Io ne conosco poche: c’ Regina Satariano in Versilia (guida dell’Associazione Consultorio Transgenere, ndr), la scrittrice Rossella Bianchi a Genova… Sono trans.

La solitudine di Stella

E, fra i capannoni di Marghera, c’ Stella. Che ora si abbandona ai rimpianti e alla nostalgia: Non dovevo fare questa vita, mi andata malissimo. Tutto iniziato quando morto mio pap, avevo tredici anni e io ero la sua stella. Ero l’amata di mio pap, gli assomigliavo molto, lui era il mio eroe e mi sorrideva sempre e… Scusami se non mi escono le parole, sono un po’ emozionata perch non parlo mai di queste cose, non interessano a nessuno… . Prende fiato. Quando penso a lui mi viene una cosa qui… In casa non avevamo molto ma con lui ero felice. Diceva che ero brava a cantare e io avrei voluto fare la cantante… Mio pap era uno sportivo, allenava il calcio, ha fatto per un infarto a 48 anni. Io ho avuto un crollo e anche mia mamma che poi morta e per noi sorelle diventato tutto molto difficile … Non riuscivo a trovare un lavoro, non ero brava con le parole, non avevo studiato, avevo paura… Mi sono sposata giovanissima e ho avuto subito un figlio… mio marito mi picchiava e a un certo punto me ne sono andata. Non sapevo come mantenermi, ho fatto la badante per un periodo ma andata male, sono finita qui perch nessuno mi voleva…. Lotta contro la commozione, guarda dall’altra parte e prende qualcosa dalla borsetta: un fazzolettino che porta agli occhi. Dietro di noi ci sono un paio di macchine ferme a fari accesi. Solo questi mi cercano. Storia triste, la sua.

Rossella e quelle dei bassi

Altra storia quella di Rossella Bianchi, memoria storica della Genova a luci rosse. Transessuale, prostituta, scrittrice, spirito libero, Rossella ha compiuto 80 anni il 14 novembre. Eccola, bionda, alta, stretta in un ampio piumino bordeaux e seduta sullo sgabello di Vico Untoria ad aspettare qualcuno. Nel ghetto siamo rimaste in sei – dice con voce pacata senza tanti preamboli —. Tutte over 50, trans, italiane. Fammi contare: Sara, Sandra, Mela, Lucrezia, Ulla, Laiza e io: sei. Abbiamo i nostri clienti affezionati che sono sempre meno. Alcuni sono spariti per un anno e mezzo, altri sono spariti del tutto. Siamo nei carrugi umidi e bui a un passo da piazza don Gallo e dalla via del Campo di De Andr e Rossella. Lei, che un tempo era Mario, schietta, confidenziale e spiazzante. Eravamo un centinaio fino agli anni Ottanta, la met morta di Aids, altre si sono operate e se ne sono andate perch ai clienti non piacevano pi, alcune sono morte di overdose, ci sono stati dei suicidi e anche dei delitti. Ricordo le quattro ragazzine siciliane, una rimasta secca per una dose tagliata male, la seconda perch andava a dire in giro che sapeva chi le aveva dato la dose mortale, la terza perch diceva che sapeva chi era l’assassino della seconda. Solo una si salvata e c’ ancora. Si chiama Sandra e il suo sgabello poco pi in l. “Cosa vuoi? Io non parlo…”. Parla Rossella: Lei cos, siamo diventate tutte vecchie. Chi sono i clienti? L’ultimo che ho fatto viene da quando aveva 30 anni ed era single, ora ne ha 71 ed nonno, per dire. Una volta venivano i vip, calciatori del Genoa, della Samp, molti professionisti, ricordo uno che si faceva legare e frustare. Un giorno vado in ospedale e me lo ritrovo in camice bianco: era spaventato. Oggi non viene pi questa gente anche per un discorso di privacy, ma una volta se volevi una trans dovevi venire qui o niente. Che vita stata la sua? Piena di difficolt e di sfortune che sono state la mia fortuna. Per chi come me e non vuole fingere le alternative erano poche, o facevi questo o spacciavi o rapinavi perch lavori non te ne davano. Guarda, io sono uscita da ragioneria col massimo dei voti, le banche mi chiamavano per i colloqui ma quando mi vedevano capivano e lasciavano perdere. Meglio cos, se facevo la bancaria sarei stata un gay frustrato. Almeno ho fatto una vita libera.

Silvia e i clienti facoltosi

Da Genova a Milano, dai carrugi del ghetto ai marciapiedi metropolitani. Le persone che si prostituiscono sono circa quinto rispetto al 2019, una quarantina in citt, quasi tutte albanesi, rumene protette da albanesi o da rom, e trans. Italiane? Negli ultimi anni ne ho vista una sola, informano gli agenti della sezione Criminalit straniera e prostituzione della Squadra Mobile, la vecchia buoncostume. Non esistono pi il viale Cassala delle rumene, la via Piccinni delle cinesi, il viale Porpora delle sudamericane, la Fossa dei leoni di parco Sempione dei trans.
Abbiamo fatto un giro intorno a mezzanotte: deserto. Due tre prostituite per zona. C’ giusto Maria, rumena di 31 anni tornata a farsi vedere in viale Cassala: Mi ero fermata per paura del contagio. Fino a qualche anno fa pagava 500 euro a settimana la sua striscia d’asfalto. E Lara, un’albanese sulla quarantina a Lotto: Io preferisco la strada perch cos mi scelgono, online ci sono molti fake e i clienti sono diffidenti. Altra rumena in via Terzaghi, dalle parti di San Siro, da lei c’ una coda di macchine in attesa: Ho 28 anni, vengo da Bucarest, sto qui qualche mese fino a che non metto da parte la somma che mi serve, se vuoi andiamo a piedi l dietro.
Un’italiana c’, si chiama Silvia, ha una sessantina d’anni e passeggia in un angolo di via Washington. Ha la cadenza e l’erre alla francese ed molto sospettosa. Dopo un po’ qualcosa dice: Io l’ho fatto per trent’anni e oramai lavoro solo con chi dico io: ne aggancio raramente qualcuno di nuovo. I miei clienti sono di due tipi: gli anziani che non sanno usare il web e tutti quelli che hanno paura di lasciare tracce online dell’appuntamento: uomini sposati, gente importante.
Il viaggio fra le ultime lucciole finisce qui. Stella, Rossella, Silvia. Donne diverse, storie di strada, spesso faticose. La pi fragile sembra Stella che non riesce a parlare. Lei voleva fare la cantante e quando lo dice sorride. Ora cosa sogna? Ho un compagno che vive distante e sa quello che faccio… – sospira ancora una volta – E’ la mia sicurezza, senza di lui sarei persa. Mi ha promesso che un giorno mi presenter la sua famiglia. Il mio sogno quello. Guarda al di l del muro e le scende una lacrima.

25 febbraio 2023 (modifica il 25 febbraio 2023 | 20:21)

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