di Redazione Online e Claudio Del Frate
Il fondatore della Lega paga l’opaco risultato del partito di cui è stato fondatore: bocciato nella sua Varese. L’esordio nel 1987 a Palazzo Madama quando si guadagnò l’appellativo di «senatùr»
È ufficiale, dopo trentacinque anni Umberto Bossi lascia il Parlamento. Il fondatore della Lega era il primo nella lista proporzionale del Carroccio per la Camera a Varese, dove però il partito non ha ottenuto alcun seggio. L’opaca performance del Carroccio anche al Nord non ha fatto scattare l’elezione nel collegio plurinominale di Varese dove il fondatore della Lega Nord e «inventore» della Padania figurava come capolista.
L’esclusione di Bossi dal Parlamento ha scosso il mondo leghista (dove la leadership di Salvini è messa sotto scacco da diversi esponenti del partito, tra cui Roberto Maroni). Proprio Salvini ha reagito proponendo immediatamente la nomina del «pater familias» del Carroccio a senatore a vita. «Sarebbe il giusto riconoscimento dopo trentacinque anni al servizio della Lega e del Paese. Porterò avanti personalmente, sicuramente con l`appoggio non solo della Lega ma di tantissimi italiani, questa proposta» ha detto.
Lo stesso Bossi ha commentato le ultime vicende, sia la sua personale che quelle del partito: «Sono contento di non essere stato rieletto, avevo deciso di non ricandidarmi. Ho accettato solo per rispetto alla militanza. Il risultato elettorale? Dal popolo del Nord è arrivato un messaggio chiaro e inequivocabile: va ascoltato».
L’esordio di Bossi sul proscenio politico di «Roma ladrona» (così la Lega definiva la capitale durante i suoi «anni ruggenti») risale al 1987: il fondatore fu eletto sia alla Camera che al Senato presentandosi nel collegio che raggruppava le province di Varese, Como e Sondrio, grazie a un exploit del 6,7%. Optò per Palazzo Madama guadagnandosi fin da subito il soprannome che gli resterà appiccicato per tutta la sua parabola politica: «il senatùr».
Dal 1987 in poi Bossi è stato rieletto in tutte le tornate elettorali, anche dopo la grave malattia che lo ha colpito nel 2004 e che ne ha fortemente limitato l’azione politica. Alternandosi tra Camera e Senato. Bossi è stato anche ministro delle riforme istituzionali nel governo Berlusconi del 2001.
Della sua presenza a Roma si ricorda la mossa che portò la Lega a entrare nella maggioranza di governo nel 1994 nel primo centrodestra guidato dal Cavaliere; toccherà proprio a Bossi porre termine a quell’esperienza politica pochi mesi dopo («signor presidente, oggi la Lega le toglie la fiducia» scandì in aula) con il «ribaltone» che lo portò a far nascere il governo Dini con D’Alema e Buttiglione. E Berlusconi, che aveva aperto alla Lega le stanze del potere, divenne subito nella retorica bossiana «il mafioso di Arcore». Da lì comincia il periodo più turbolento, durante il quale Bossi riporta il Carroccio su posizioni antisistema, proclama la secessione del Nord e fa correre il movimento in solitaria alle politiche del 1996. Ma cinque anni dopo ripristina l’alleanza con Berlusconi che è durata fino ad oggi.
Le sue intemperanze verbali, l’irriuenza retorica sono costate a Bossi anche ripetute condanne per vilipendio alla bandiera, al capo dello stato, per diffamazione alla magistratura, per istigazione a delinquere ma anche per la truffa sui rimborsi elettorali alla Lega. Stava per incorrere in una condanna definitiva (e relativo obbligo di espiazione) per offese all’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano quando dal Quirinale (dove nel frattempo era arrivato Sergio Mattarella) il 5 dicembre 2019 arrivò il provvedimento di grazia per Bossi.
Ritiratosi nella sua villa di Gemonio per i postumi della malattia il gran capo padano ricompare nel gennaio scorso a Roma, in Parlamento, per l’ultima volta, proprio in occasione delle votazioni per il capo dello Stato che avrebbero portato alla riconferma di Sergio Mattarella.
(articolo in aggiornamento)
27 settembre 2022 (modifica il 27 settembre 2022 | 15:01)
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, 2022-09-27 13:15:00, Il fondatore della Lega paga l’opaco risultato del partito di cui è stato fondatore: bocciato nella sua Varese. L’esordio nel 1987 a Palazzo Madama quando si guadagnò l’appellativo di «senatùr» , Redazione Online e Claudio Del Frate