di Cesare ZapperiIl figlio del fondatore della Lega si è già recato a Milano per ritirare i documenti che devono essere firmati per l’accettazione della candidatura Matteo Salvini e Umberto Bossi si sentiranno al telefono a metà settimana, non appena il segretario della Lega metterà la testa sulla mappa dei collegi uninominali e dei listini proporzionali per vagliare le candidature che sono arrivate dai territori. Ma il seggio in Parlamento per il fondatore non è mai stato in discussione, nonostante qualche brontolio. In via Bellerio lo ripetono anche in queste ore: «La candidatura per Bossi è a disposizione, tocca solo a lui decidere». Che a Gemonio, quartier generale della famiglia Bossi, non abbiano grandi dubbi è dimostrato dal fatto che il figlio Renzo si è già recato in sede a Milano per ritirare i documenti che devono essere firmati per l’accettazione della candidatura. Mettere una firma è ormai solo una formalità legata al colloquio telefonico che avverrà nei prossimi giorni (le liste vanno presentate il 22). Quel che potrebbe cambiare rispetto al 2018, invece, è il ramo del Parlamento in cui dovrebbe sedere il fondatore del Carroccio. Nella legislatura appena sciolta in anticipo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Bossi ha calcato i velluti del Senato. È stato l’unico mandato, oltre al primo (1987-1992), in cui ha tenuto fede all’appellativo che ha contraddistinto la sua carriera, quello di Senatùr. Nelle altre sette legislature, infatti, è sempre stato protagonista nell’Aula della Camera. E qui potrebbe tornare per una considerazione di carattere politico. Per quanto il centrodestra sia pronosticato dai sondaggi in largo vantaggio alle Politiche del 25 settembre, i numeri del Senato potrebbero essere meno favorevoli che alla Camera. Ecco perché sarebbe necessario poter contare sempre sulla presenza di tutti gli eletti della coalizione. Per Bossi c’è il problema delle sue condizioni fisiche ormai abbastanza compromesse. Nell’ultima legislatura il suo tasso di partecipazione alle votazioni è stato di poco superiore al 21 per cento. Ecco perché si pensa di «dirottarlo» alla Camera, dove sulla carta il vantaggio del centrodestra dovrebbe essere marcato. Il Senatur è stato visto a Roma in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica. Nelle scorse settimane, nei giorni della caduta del governo guidato da Mario Draghi, invece, non c’era. Ma Bossi è sempre legato a quella «Roma ladrona» che nei suoi anni d’oro era il suo bersaglio preferito. Anche se non ha condiviso la scelta di trasformare la Lega in partito nazionale quella è pur sempre la sua creatura. E vuole continuare, seppure a modo suo, a rappresentarla. 15 agosto 2022 (modifica il 15 agosto 2022 | 12:34) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-15 10:38:00, Il figlio del fondatore della Lega si è già recato a Milano per ritirare i documenti che devono essere firmati per l’accettazione della candidatura, Cesare Zapperi