Un  numero di telefonoconservato per 20 anniha salvato Irina e i suoi figli

Un numero di telefonoconservato per 20 anniha salvato Irina e i suoi figli

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di Massimo Massenzio

«Quando mi ha chiamato non ho esitato un attimo e le ho detto di venire a casa nostra», racconta Gianna, 50 anni, che assieme al marito Vincenzo gestisce un’impresa di pulizie

Una faccia sbiadita nella memoria dei ricordi e 12 cifre ben impresse nella rubrica del suo cellulare. Quando Irina è arrivata alla frontiera fra Ucraina e Polonia sapeva che il numero di telefono della sua amica Gianna, conservato per più di 20 anni, rappresentava l’unica speranza di un futuro sicuro per i suoi figli. Ha salutato fra le lacrime il marito Alex, rimasto oltre il confine e quando Alexandra, la volontaria che le chiedeva se avesse un posto dove andare ha risposto: «Caluso, Italia». Sono passati 12 giorni e finalmente Irina ha ritrovato il sorriso. All’uscita della scuola elementare scompiglia i capelli biondi del piccolo Daniel, 8 anni e tiene stretto anche Max, il figlio sedicenne che si è appena iscritto al liceo.

Arrivati il 3 marzo

Sono arrivati a Caluso nella notte fra il 3 e il 4 marzo, dopo un viaggio in auto e poi a piedi, quando sono rimasti senza benzina. Alexandra li ha ospitati a Cracovia e ha pagato il biglietto per il pullman fino a Milano. Irina, 41 anni, non era mai stata all’estero. Non parla inglese e l’unica cosa che conosceva dell’Italia erano i film di Giuseppe Tornatore. A salvarla ci ha pensato Gianna Terletska l’amica che aveva abbracciato l’ultima volta 20 anni fa, quando era partita per cercare fortuna in Italia. «Quando mi ha chiamato non ho esitato un attimo e le ho detto di venire a casa nostra — racconta Gianna, 50 anni, che assieme al marito Vincenzo Spatafora gestisce un’impresa di pulizie —. Io sono per metà russa e per metà Ucraina. Sono nata in Crimea e ho vissuto anche a Mosca, per me non ci sono distinzioni, ma purtroppo non tutti la pensano così. Ho una sorella a Kiev che vive in uno scantinato per sfuggire alle bombe e un’altra in Crimea che dice che alla televisione raccontano che i bombardamenti sono solo una finzione. Purtroppo ci sono amici e parenti anche qui in Italia che credono a questa propaganda, ma a me della politica non interessa nulla. Sentivo di dovere fare qualcosa e l’ho fatto col cuore. La vera eroina è Irina, una donna minuta con un coraggio sconfinato».

Gara di solidarietà

Irina e i suoi due figli sono stati accolti nella villetta della famiglia Spadafora dove giovedì arriveranno anche i nonni di Danil e Max: «Dove si mangia in 2 si mangia anche in 7 — si commuove Vincenzo —. Le immagini della guerra sono strazianti e pensare che questi ragazzi hanno visto tutto con i loro occhi mi fa rabbrividire. Adesso noi dormiamo in cucina, ma sapere che loro sono in salvo mi riempie il cuore». A Caluso è iniziata una straordinaria gara di solidarietà: «Siamo una scuola accogliente e lo siamo ancora di più in queste circostanze — spiega la dirigente dell’Ic Caluso Paola Antonia Bianchetta, dove il piccolo Danil è stato accolto fra mille abbracci —. Nel nostro istituto ospitiamo 4 bambini ucraini e abbiamo provato a far riflettere i nostri studenti su un tema drammatico come la guerra. Hanno dimostrato una sensibilità sorprendente». Anche il Comune ha fatto la sua parte: «Sono stati strepitosi — conferma Vincenzo —. Un’impiegata ci ha risposto a mezzanotte per permetterci di iscrivere i ragazzi a scuola a tempo di record. Maestre e professoresse sono molto sensibili, è tutto perfetto».

«Mio padre non voleva lasciare i suoi francobolli»

Irina mostra le terribili fotografie che ci sono nel suo cellulare: una bomba inesplosa in mezzo alla strada, un orecchio sulla strada, suo padre nascosto in cantina. «Lasciare i miei genitori è stata la scelta più difficile, ma non potevo continuare a rimanere a Kharkiv con i miei figli — racconta con la traduzione di Gianna —. Noi abitavamo vicino all’aeroporto che è stato il primo a essere bombardato, poi hanno distrutto anche casa dei miei genitori. Mio padre non voleva lasciare i suoi francobolli, ma adesso si è convinto. E spero di poter riabbracciare presto anche mio marito. Sono grata all’Italia per questa enorme opportunità». Suo figlio Max, che parla un inglese fluente frequenta il liceo scientifico, dove è stata affissa una grande bandiera dell’Ucraina: «Per fortuna ci sono le stesse materie e ho già trovato un amico che mi traduce le lezioni. Adesso sto bene, sono in un posto bellissimo in mezzo a persone meravigliose». Irina e i suoi figli dormono ancora con la luce accesa, il trauma non sarà facile da superare: «Ogni volta che sentiamo il rombo di un aereo ci tornano davanti agli occhi le immagini dei bombardamenti. È terribile».

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15 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 08:45)

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, 2022-03-16 07:24:00, «Ho un posto dove andare: Caluso». Lì era stata badante,

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Pietro Guerra

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