Un nuovo disegno per il Sud

Un nuovo disegno per il Sud

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l’editoriale Mezzogiorno, 5 maggio 2022 – 09:39 L’inflazione e il Pnrr di Sergio Talamo Il Pil torna a scendere dopo quattro mesi di boom. I costi delle materie prime e il calo di fiducia dei mercati sono alla base di un blocco della ripresa che nessuno poteva prevedere. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, uno che in genere parla poco, dichiara che «ci saranno politiche monetarie meno espansive e quindi limiti a quello che possiamo fare aumentando il disavanzo pubblico». È il chiaro segnale di un cambio di regime: la fine delle politiche di deficit spending, associate a continui scostamenti di bilancio. In pratica, uno Stato che ha già un forte debito, ricorre serenamente a nuovi prestiti per qualsiasi esigenza, emergenziale, sociale o clientelare che sia. Il clima attuale va in senso opposto. La Banca centrale europea, che fino a un anno fa acquistava in massa titoli pubblici dei diversi Stati, ora è costretta a fermarsi per non alimentare un’inflazione che tocca il 7,5% nell’Eurozona. Quindi, giro di vite in vista: cessazione di acquisto di asset pubblici e aumento dei tassi di interesse. Lo spread italiano – differenziale fra i rendimenti dei nostri titoli e quelli dei titoli dei paesi meno indebitati – tenderà a salire. E, come nel più classico dei circoli viziosi recessione-inflazione, più uno Stato acquista denaro più lo paga e più lo spread aumenta. Queste evidenze economiche possono non essere permanenti. Prima della guerra in Ucraina, il Recovery Plan aveva innestato un positivo trend di crescita e investimenti, dotati di precisi riferimenti contenutistici e temporali. Di certo, è che per ora del nuovo ciclo economico sembrano rendersi conto in pochi. Le richieste di «continuare come prima» si susseguono all’interno della maggioranza e fra le parti sociali. Ad esempio, in Puglia la spirale negativa fra caro-energia, aumento dei prezzi al consumo e riduzione dei margini per la filiera agro-alimentare sta già producendo effetti devastanti. Più di un’azienda agricola su 10 – stima Coldiretti – chiude i battenti, e 3 su 10 lavorano in perdita. Tutto questo nella regione che ha il record dei neet, i giovani che non studiano né lavorano, mentre i dati sulla domanda di occupazione indicano il 40 per cento di posizioni non coperte. Se non puoi più governare in deficit, devi iniziare a governare davvero, e a rileggere il Mezzogiorno come il vettore delle più grandi opportunità. Se il 40% dei fondi del Pnrr – 82 miliardi – sono destinati al Sud per opere “territorializzabili”, serve non più la dispersione ma un disegno nazionale organico e condiviso. Oltre la retorica dei territori con virtù salvifiche, finalmente la politica. 5 maggio 2022 | 09:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-05 07:40:00, L’inflazione e il Pnrr,

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