Un sibilo, poi l’esplosione: l’orrore dal cielo sul reparto maternità

Un sibilo, poi l’esplosione: l’orrore dal cielo sul reparto maternità

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di Andrea Nicastro

Un missile di precisione ha devastato una struttura affollata di partorienti: 17 feriti. Ma il bilancio è provvisorio. Il presidente Zelensky: «Per quanto ancora il mondo sarà complice, ignorando il terrore?»

DNIPRO La voce è ansimante, impastata. Pronuncia parole spezzate come Sos da mandare al mondo. «Ospedale numero 2 di Mariupol… Reparto di maternità… Le persone sono state estratte dagli scantinati». Il primo video che arriva da quel pozzo nero dell’umanità dura 31 secondi. Si vedono carcasse carbonizzate di auto, alberi spezzati e poi quell’edificio a ferro di cavallo alto tre piani. La mano che regge il telefonino segue l’occhio come impazzita, non riesce a fermarsi, ovunque c’è troppa devastazione da inquadrare. La costruzione era moderna, allegra, verdina e arancione. Ora è sfigurata, come se un’enorme zampa l’abbia graffiata, strappandole di dosso gli infissi, la calce, il colore. Qualcuno ha portato aiuto a quelle 2/300 mila persone in trappola a Mariupol da 8 giorni. Qualcosa dev’essere filtrato nella stretta dell’assedio russo perché, improvvisamente, cellulari spenti da una settimana si rianimano e cominciano a inviare i loro messaggi. Dev’essere arrivata la miscela per i generatori elettrici.

È così che dall’Ospedale numero 2 riescono ad arrivare quasi in tempo reale le immagini dell’effetto di un bombardamento missilistico . Lo spostamento d’aria ha attraversato l’ospedale da parte a parte. Un altro video mostra l’interno del complesso sanitario, le stanze devastate, i muri abbattuti, le culle e i letti lanciati ovunque, le finestre sradicate anche dalla parte opposta all’esplosione. Chiunque fosse stato lì dentro sarebbe stato trafitto da quegli oggetti trasformati in proiettili. Il punto d’impatto è diventato un cratere profondo 6 metri e largo 15. Ci vogliono parecchi chili di esplosivo per una devastazione del genere. In Siria, nell’assedio di Aleppo, i russi tiravano X-101 con 400 chili in testata. Errore sull’obbiettivo: 10 metri. In Ucraina è già stato usato, invece, L’X-31pm con 200 chili in più di morte, ma stessa precisione. Nevicava al momento del bombardamento.

Appena sentita l’enorme esplosione sono arrivati i mariti, i parenti delle donne ricoverate. Hanno dovuto sgomberare le macerie dall’ingresso per fare uscire medici e pazienti. Le hanno portate via in barella o sostenendole a braccia. Loro invece, intontite, assordate, tenevano la mano sull’enorme pancia con quel gesto di difesa che ha chi sta per diventare mamma. Erano in ospedale per non rischiare di partorire in cantina, in mezzo ai vicini, senza un medico ad aiutarle. Invece anche il reparto maternità è diventato il bersaglio per un missile di precisione. Ora, si spera, avranno trovato un luogo per rintanarsi in attesa della nascita. A piedi, sotto la neve, perché non c’è benzina, e sapendo che di rifugi, in una città stremata come Mariupol, non ce ne sono.

Nel giro di un’ora il video rimbalzava tra i gruppi WhatsApp, Telegram e Viper di tutta l’Ucraina. E come i suoi cittadini anche il presidente Zelensky l’ha rilanciato sui suoi canali social. Ha dato del tu al mondo, il presidente. «Persone sotto le macerie. Bambini sotto le macerie. Questa è un’atrocità! Per quanto ancora il mondo sarà complice, ignorando il terrore? Chiudi subito il cielo! Ferma le uccisioni immediatamente! Hai il potere. Ma sembra che tu stia perdendo l’umanità». A sera il bilancio ucraino dell’attacco era di 17 morti e diverse donne ferite, alcune delle quali in travaglio. Pazienti e sanitari erano negli scantinati. La violenza dell’esplosione li ha raggiunti anche lì. Da otto giorni erano chiusi sottoterra, gli unici locali dove operare, curare, sopravvivere ai continui bombardamenti. Il sottosuolo li ha salvati. I fatti sono la cosa più ostinata del mondo, diceva un grande nato a Kiev come Michail Bulgakov. Per l’autore di «Il maestro e Margherita» essere russo o ucraino non aveva molta importanza. Ma oggi il fatto è che i russi assediano da 8 giorni una città di mezzo milione di abitanti, Mariupol. Non hanno esitato a toglierle il riscaldamento, la luce, l’acqua, le comunicazioni. Per 8 giorni hanno bombardato con la luce e con il buio, togliendo il sonno e sgretolando i nervi di civili.

Per 8 giorni hanno impedito l’evacuazione dei feriti, l’ingresso di viveri, l’uscita di chi avrebbe voluto scappare. Per 4 volte hanno violato il cessate-il-fuoco mentre avevano promesso di mantenerlo durante il trasferimento dei civili . Il vicesindaco di Mariupol, Sergiy Orlov, ha parlato di 1.207 persone uccise in questi 8 giorni di assedio. Fosse confermato vorrebbe dire un morto ogni dieci minuti. Una strage. Nella Mariupol sotto assedio e sotto bombardamento è troppo pericoloso stare all’aperto. Giovedì è stato probabilmente l’ultimo giorno in cui la gente è riuscita ad andare in un supermercato. Poi solo qualche caso di disperazione con gente affamata che non solo è uscita dalle cantine sfidando le bombe, ma ha anche sfondato le saracinesche per rubare da mangiare. Mancano ormai il latte in polvere e il cibo per i neonati. Da sabato, per fortuna, nevica quasi tutti i giorni. Basta uscire di pochi metri dal sottosuolo per raccoglierne un po’ e poter bere. Non c’è tempo neppure per fare i funerali. Ieri sepolte 47 vittime in una fossa comune. Infine, questo. Un missile di precisione su un ospedale. Peggio, su una maternità.

9 marzo 2022 (modifica il 10 marzo 2022 | 01:21)

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Pietro Guerra

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