di Giusi Fasano
Altri 6 milioni e mezzo di sfollati nell’Ovest del Paese. La maggior parte dei profughi è in Polonia. Il grido di aiuto del sindaco di Varsavia: da noi già in 300mila
DALLA NOSTRA INVIATA
A LEOPOLI In fila per ore e ore a trascinare i borsoni e la vita fuori da questo Paese. Sono circa quattro milioni i profughi fuggiti dall’Ucraina dal 24 febbraio a oggi, quasi il 10% dell’intera popolazione.
Lo conferma con un tweet l’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, che scrive: «Sono appena arrivato in Ucraina, a Leopoli, e discuterò con le autorità, l’Onu e altri partner dei modi per aumentare il nostro sostegno alla gente colpita e sfollata da questa guerra insensata».
Quattro milioni. E anche se i flussi di persone in uscita dai confini sono in calo, nessuno si illude che sia finita qui. Ci sono ancora centinaia di migliaia di persone intrappolate fra Mariupol sotto assedio e le città sulla linea del fronte, e molti di loro arriveranno al confine appena sarà possibile offrire vie di fuga sicure con corridoi umanitari.
E poi ci sono gli sfollati, cioè le persone che hanno dovuto abbandonare le loro case ma sono rimaste in Ucraina: «Va da sé», premette Laura Cantarini(anche lei Unhcr), «che il movimento principale è stato dalla zona est a quella ovest del Paese, considerata più sicura». Il numero? Finora oltre 6 milioni e mezzo.
Cifre drammatiche. Per lo più donne, bambini e adolescenti. Perché tutti gli uomini fra i 18 e i 60 anni sono arruolati per decreto e perché, dove è stato possibile, gli anziani sono rimasti di guardia nelle proprie case.
L’Unicef e l’Unhcr stimano che dei quattro milioni di ucraini che se ne sono andati in altri Paesi almeno due milioni siano bambini. Se piccolissimi si sono mossi lungo la rotta della salvezza fra le braccia delle mamme; in molti casi, specie nei primi giorni del grande esodo, i più grandicelli hanno affrontato lunghi tratti di strada a piedi portando con sé nient’altro che un pupazzetto da abbracciare per la notte. E oltre a tutti loro altri due milioni e mezzo di minori sono sfollati nelle regioni non bombardate.
«La situazione in Ucraina sta precipitando», taglia corto la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell. «E dobbiamo ricordare che ognuno di questi bambini in fuga ha bisogno di protezione, istruzione, sicurezza e sostegno».
Lo sa bene la vicina Polonia, rifugio per oltre due milioni di persone, che conta sull’aiuto dell’Unione europea per gestire una migrazione che nessun Paese da solo potrebbe affrontare. Il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, ieri ha fatto sapere che la soglia stimata da lui stesso due settimane fa è raggiunta: come aveva ipotizzato, nella sua città si sono fermati 300 mila profughi.
«Per fare un paragone», chiarisce, «durante la crisi migratoria del 2015 il picco di arrivi è stato di 200 mila persone al mese in tutta Europa». Il sindaco ripete una volta di più che «abbiamo garantito agli ucraini uno status di assistenza sanitaria e protezione sociale molto vicino a quello dei cittadini polacchi». Lamenta che il governo centrale abbia «delegato la gran parte dei compiti alla politica locale» e avverte: «La situazione pone un’enorme pressione su tutti noi, i servizi cittadini sono sovraccarichi…».
Già due settimane fa Trzaskowski aveva detto «siamo al limite», adesso le sue parole sembrano più un sos che delle considerazioni sullo stato delle cose. La Polonia è sul fronte dell’accoglienza come nessun altro ma centinaia di migliaia di ucraini stanno arrivando anche in Romania, Moldavia, Slovacchia, Repubblica Ceca e nell’Ungheria, dove ne sono approdati 600 mila.
Fra loro c’è anche una donna di nome Svetlana e la sua storia l’ha raccontata la deputata Inna Sovsun. Svetlana è arrivata al confine ungherese il 19 marzo, con lei quattro bimbetti. Uno era suo figlio, un altro il figlio di sua sorella, uscita dal rifugio a prendere l’acqua e mai più tornata; il terzo era il bimbo dei vicini, uccisi entrambi. Mentre scappava Svetlana ha visto per strada un bambino solo che piangeva accanto alla sua mamma e al suo papà morti. L’ha preso in braccio e l’ha portato con lei.
30 marzo 2022 (modifica il 30 marzo 2022 | 23:03)
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, 2022-03-30 21:59:00, Altri 6 milioni e mezzo di sfollati nell’Ovest del Paese. La maggior parte dei profughi è in Polonia. Il grido di aiuto del sindaco di Varsavia: da noi già in 300mila , Giusi Fasano