Una docente denuncia: Tanti colleghi ripresi solo per aver espresso unopinione. Lo scrittore Michele Serra: Non lasciatevi intimidire

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Lo scrittore Michele Serra ha risposto a una lettera di una lettrice de La Repubblica, toccando temi scottanti relativi all’uso aggressivo dei social da parte di politici ed educatori.

L’ultima modifica al codice di condotta dei dipendenti pubblici ha acceso il dibattito sul diritto di espressione dei docenti, soprattutto in un’epoca in cui il sistema scolastico italiano affronta sfide significative. La modifica, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 29 giugno, sottolinea l’obbligo per i dipendenti di evitare commenti che possano nuocere all’immagine dell’amministrazione pubblica, mettendo i docenti in una posizione delicata.

Il nuovo articolo 11-ter del codice mette in evidenza una tensione tra la necessità di mantenere un’immagine positiva delle istituzioni scolastiche e il diritto dei docenti di esprimere le loro opinioni. Emanuela Cabella, una docente, ha condiviso la sua preoccupazione riguardo la restrizione, notando come alcuni colleghi siano già stati soggetti a provvedimenti disciplinari per aver espresso opinioni considerate lesive. Questa misura, secondo Cabella, impedisce ai docenti di criticare il “sistema scuola” in un momento critico.

Cabella sottolinea un doppio standard evidente quando si tratta di politici e giornalisti, che spesso utilizzano i social media per costruire la loro immagine pubblica, a volte attraverso dichiarazioni provocatorie. Mentre questi attori sono liberi di esprimere le loro opinioni, sembra che i docenti siano tenuti a un differente standard di decoro e rispetto.

La risposta di Michele Serra

La critica mossa da Serra si concentra sull’uso distorto dei social media da parte di molte figure politiche. La mancanza di un “codice di comportamento” che regoli tale uso sembra alimentare un’atmosfera di spregio e cinismo, dando spazio a insolenze e attacchi personali violenti. Un paradosso evidente quando si pretendono rispetto e misura da insegnanti e dipendenti pubblici, mentre rappresentanti politici di alto rango dimostrano quotidianamente il contrario.

Il confronto si estende al mondo della scuola, dove la lealtà e la correttezza sono richieste ai docenti, spesso considerati la “fanteria” del sistema educativo. Serra invita i docenti a non lasciarsi intimidire da indicazioni di legge ambigue, sottolineando l’importanza di mantenere una critica legittima senza temere sanzioni ingiuste.

Il dibattito si intreccia con la problematica della confusione tra libertà di espressione e violenza verbale, soprattutto nei confronti di giornalisti “provocatori”. Molti, secondo Serra, confondono l’aggressione verbale con una forma di indipendenza di giudizio, distorcendo il concetto di libertà di espressione.

Serra sottolinea la necessità di limpidezza e coraggio in tempi complicati come quelli attuali. Il suo intervento rilancia un dibattito fondamentale sull’etica digitale, invitando a una riflessione profonda sul ruolo e la responsabilità di politici, giornalisti ed educatori nella società contemporanea.

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