Gli scenari
di Paola Pica02 set 2022
«Dobbiamo continuare a credere nella democrazia. E la democrazia significa alternanza: chi vince deve avere l’incarico e la possibilità di governare. E vista la situazione delicata in cui siamo, come Paese, tutti dobbiamo dare una mano». Sul palco di Dogliani, nella serata di apertura del Festival della Tv, Urbano Cairo non glissa sulle domande politiche. L’editore di Rcs, del Corriere, de La7, e proprietario del Torino Fc, riconosce nell’intervista pubblica condotta da Nicola Porro che dopo i giornali, la tv e lo sport, la politica è una sfera che non lo lascia indifferente e anzi lo ha sempre «incuriosito».
Detto questo, l’eventuale tentazione di scendere in campo — come più volte è stato ipotizzato e come Porro torna a chiedergli — è superata dal fatto, dice Cairo, «che ho delle responsabilità. Lavorano nel nostro gruppo 4.500 persone — ricorda — io mi sento responsabile, è un freno importante. Entrare in politica, se lo vuoi fare bene, significa abbandonare tutto. Cambiare la mia vita non è una cosa facile oggi. Ma come ho detto già in passato, mai dire mai». Insomma, ironizza Porro, vicedirettore de Il Giornale e volto di Rete4, «va bene la tv, va bene “Il Corriere”, ma la squadra di calcio è il terzo indizio e quindi la prova che prima o poi arriverà la politica…». «A proposito, oggi 2 settembre festeggio 17 anni esatti dall’acquisto del Torino» dice Cairo strappando l’applauso della piazza. Cairo cita poi la fede granata della mamma Maria Giulia, che lo incoraggiò all’acquisto della squadra, e del papà Giuseppe mancato nel giugno di quest’anno.
La7 è una tv di sinistra? È la domanda a bruciapelo. «La7 è una tv pluralista — è la risposta — c’è una polifonia, ci sono tante voci diverse e una grande qualità dell’informazione». Gli esponenti politici le telefonano per fare pressione? «Per telefonare, telefonano. Ma io penso sia giusto proteggere conduttori e giornalisti da queste telefonate. Cerco di fare da barriera e quasi sempre non racconto nemmeno di aver ricevuto certe telefonate, se non a molto tempo di distanza».
Tra le «famiglie» cattolica, socialista, liberale, chiede ancora Porro, a quale si sente di appartenere? «Mi sento un liberale» risponde Cairo. Quanto alla campagna elettorale, «il quadro pare abbastanza definito, da una parte ci sono tre partiti che insieme valgono il 45% e dall’altra il Pd con altri che arriva al 30% circa, quindi a meno di novità sembra tutto scritto».
Anche sul fronte economico e della crisi energetica «serve la collaborazione di tutti». L’Europa «deve essere unita. Non saremo in grado di uscire dalla crisi in ordine sparso», sostiene Cairo. «Dobbiamo prepararci a tirare un po’ la cinghia per risparmiare e intanto accelerare nel trovare forniture energetiche alternative. In questo ambito, il Paese andrebbe gestito come un’azienda, tagliando gli sprechi e cercando il rilancio».
Infine, il Corriere e il recente riacquisto da Blackstone della sede storica del quotidiano in via Solferino a Milano e sulla pace siglata con il gruppo americano. «Dopo il rogito, ci piacerebbe fare una festa e aprire la casa del “Corriere” alla città. Che si possa visitare questo palazzo meraviglioso che il quotidiano abita dal 1904 e al quale anche i milanesi sono molto affezionati».
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, 2022-09-02 21:17:00, Il presidente di Rcs intervenendo al Festival della Tv di Dogliani: «Questa mi sembra una campagna elettorale in cui le cose sono già abbastanza definite», Paola Pica