Scrive un lettore: «Perché le piazze italiane non si riempiono di manifestazioni di solidarietà per le donne iraniane? E perché, se è Putin a minacciare l’atomica, nei talk se la prendono con la mancanza di iniziativa diplomatica dell’Occidente? Fosse stato Biden ad agitare lo spettro nucleare, si sarebbero forse arrabbiati coi russi?»
Domande provocatorie, ma non peregrine.
Esiste un sentimento diffuso che prende le mosse dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Molti italiani di destra e di sinistra non considerano gli americani dei liberatori, ma degli occupanti che si sono sostituiti ad altri occupanti. L’ha detto chiaramente Di Battista da Floris: «L’Italia non è un Paese libero, non può uscire dalla Nato».
Se consideri i marines degli invasori, la bussola con cui orientarti è l’interesse dell’Impero americano di cui ti senti suddito: per collocarti sempre, ovviamente, dalla parte opposta.
Una dittatura sostenuta dalla Cia è una dittatura, una dittatura filocinese o filorussa è l’espressione ancora imperfetta di un mondo multipolare.
Una donna uccisa in un paese amico degli Usa è una vittima.
Una donna uccisa in un paese nemico degli Usa, come l’Iran, rimane una vittima, ma non va strumentalizzata.
Non pensi però il lettore che le sue siano domande nuove. Montanelli rispondeva già negli Anni Cinquanta: «In un mondo in tempesta occorre purtroppo trovarsi un ombrello, e quello americano, pur pieno di buchi, resta l’unico sotto il quale sia almeno consentito starnutire».
Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui. Chi non è ancora abbonato può trovare qui le modalità per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale
6 ottobre 2022, 07:06 – modifica il 6 ottobre 2022 | 07:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-10-06 05:20:00,
Scrive un lettore: «Perché le piazze italiane non si riempiono di manifestazioni di solidarietà per le donne iraniane? E perché, se è Putin a minacciare l’atomica, nei talk se la prendono con la mancanza di iniziativa diplomatica dell’Occidente? Fosse stato Biden ad agitare lo spettro nucleare, si sarebbero forse arrabbiati coi russi?»
Domande provocatorie, ma non peregrine.
Esiste un sentimento diffuso che prende le mosse dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Molti italiani di destra e di sinistra non considerano gli americani dei liberatori, ma degli occupanti che si sono sostituiti ad altri occupanti. L’ha detto chiaramente Di Battista da Floris: «L’Italia non è un Paese libero, non può uscire dalla Nato».
Se consideri i marines degli invasori, la bussola con cui orientarti è l’interesse dell’Impero americano di cui ti senti suddito: per collocarti sempre, ovviamente, dalla parte opposta.
Una dittatura sostenuta dalla Cia è una dittatura, una dittatura filocinese o filorussa è l’espressione ancora imperfetta di un mondo multipolare.
Una donna uccisa in un paese amico degli Usa è una vittima.
Una donna uccisa in un paese nemico degli Usa, come l’Iran, rimane una vittima, ma non va strumentalizzata.
Non pensi però il lettore che le sue siano domande nuove. Montanelli rispondeva già negli Anni Cinquanta: «In un mondo in tempesta occorre purtroppo trovarsi un ombrello, e quello americano, pur pieno di buchi, resta l’unico sotto il quale sia almeno consentito starnutire».
Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui. Chi non è ancora abbonato può trovare qui le modalità per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale
6 ottobre 2022, 07:06 – modifica il 6 ottobre 2022 | 07:07
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, Massimo Gramellini