Usa e Ue litigano (anche) sul gas, ma la speculazione è europea

Usa e Ue litigano (anche) sul gas, ma la speculazione è europea

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di Federico Rampini

L’accusa agli Stati Uniti di speculare dalla guerra in Ucraina sono cominciate (anche in Italia) fin dalle prime settimane del conflitto. Le ha riprese di recente Emmanuel Macron, con particolare virulenza

Dietro le apparenze di coesione atlantica, aumentano le tensioni fra Stati Uniti e Unione europea. Come spesso accade, è la Francia a dire ad alta voce ciò che altri paesi europei pensano. Due sono i fronti più caldi del momento: le forniture di gas, e gli aiuti pubblici per reindustrializzare l’Occidente contro la minaccia cinese. In ambedue i casi molti europei vedono nell’Amministrazione Biden delle pulsioni «sovraniste» non troppo diverse nella sostanza da quelle di Donald Trump. Dietro le chiamate alla solidarietà atlantica contro l’aggressione russa in Ucraina, o alla solidarietà fra democrazie contro le mire egemoniche della Cina, gli europei temono che l’America stia promuovendo una sua agenda geopolitica e perfino un bieco interesse economico. Ma le accuse sono fondate? Cominciamo dal gas. L’accusa agli Stati Uniti di speculare dalla guerra in Ucraina sono cominciate (anche in Italia) fin dalle prime settimane del conflitto. Le ha riprese di recente Emmanuel Macron, con particolare virulenza. «Tra le nazioni che sostengono l’Ucraina – ha detto il presidente francese – il mercato del gas ha creato due categorie: quelli che pagano a caro prezzo e quelli che vendono a caro prezzo. Gli Stati Uniti producono un gas che costa poco ma ce lo vendono a prezzi alti. Questo non è un comportamento da amici».

L’accusa di Macron solletica le corde del nazionalismo francese, e fa gongolare tutti gli antiamericani di casa nostra. Ma una recente inchiesta di Politico conferma che questa accusa è infondata. Il gas americano, quando i contratti di vendita vengono firmati dai produttori americani sulla loro sponda dell’Atlantico, all’origine costa un quarto rispetto ai prezzi pagati al suo arrivo in Europa. Di mezzo c’è il guadagno degli intermediari. Quasi tutti questi intermediari sono europei. Tra questi spicca una società francese, la TotalEnergies, il cui direttore finanziario Jean-Pierre Sbraire si è vantato pubblicamente degli extra-profitti realizzati con l’attività di trading sul gas americano. I dati precisi sul differenziale enorme di costi dall’origine negli Usa all’arrivo in Europa, e sui guadagni intascati da soggetti europei, sono disponibili qui.

L’altro tema che divide americani ed europei è la politica industriale. Joe Biden ha varato due manovre che sono nel mirino di Bruxelles (ma anche di Parigi, Berlino, Roma). Una è il suo Green New Deal, in realtà ribattezzato Inflation Reduction Act: 370 miliardi di aiuti di Stato e agevolazioni fiscali, finalizzati soprattutto a riportare negli Stati Uniti produzioni vitali per la transizione sostenibile: dalle batterie per auto elettriche ai pannelli solari, e molte altre tecnologie verdi. Tutti settori nei quali la Cina si è conquistata – dopo decenni di aiuti pubblici – una posizione dominante. L’altra manovra è il Chips Act, 280 miliardi per la ricerca e l’innovazione, di cui 52 miliardi destinati in modo specifico a incentivi per chi costruisce fabbriche di semiconduttori sul territorio americano. Tutte queste manovre hanno un sapore autarchico e contengono clausole protezionistiche. Un effetto, immediato, è la decisione di varie multinazionali europee che andranno a costruire fabbriche negli Stati Uniti, per beneficiare della distribuzione di aiuti pubblici. Così la guerra fredda tra Washington e Pechino rischia di avere come sottoprodotto un indebolimento del tessuto produttivo europeo.

Tra l’altro l’industria europea è svantaggiata – se produce a casa propria – dai differenziali dei costi dell’energia, che come abbiamo visto costa meno negli Stati Uniti. Dunque l’America, per reagire alla sfida cinese, si reindustrializza… deindustrializzando l’Europa? La risposta dell’Amministrazione Biden a quest’ultima accusa nella sostanza è: così fan tutti, perché non lo fate anche voi? A dare l’esempio praticando una politica industriale interventista, e distorcendo la concorrenza internazionale, è stata la Cina. Per anni l’Occidente ha subito una concorrenza sleale, esportazioni cinesi in dumping (cioè sotto i costi di produzione) finanziate dagli aiuti pubblici di Pechino. È così che i cinesi hanno fatto fallire gran parte dell’industria dei pannelli solari in Occidente. Washington ha deciso di reagire e combatte la Cina con le sue stesse armi. L’Unione europea, secondo Biden, dovrebbe dotarsi di una politica industriale analoga. Certo, sarebbe meglio coordinarsi fra alleati, altrimenti praticheremo il cannibalismo industriale. Ma se «coordinarsi»tra alleati atlantici significa aspettare le lentezze del processo decisionale europeo, gli interminabili negoziati fra 27 Stati membri dell’Unione, gli americani intanto preferiscono agire da soli.

29 novembre 2022 (modifica il 29 novembre 2022 | 18:49)

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, 2022-11-29 18:22:00, L’accusa agli Stati Uniti di speculare dalla guerra in Ucraina sono cominciate (anche in Italia) fin dalle prime settimane del conflitto. Le ha riprese di recente Emmanuel Macron, con particolare virulenza, Federico Rampini

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