Luso continuo di lassativi potrebbe aumentare il rischio di demenze

Luso continuo di lassativi potrebbe aumentare il rischio di demenze

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di Cristina Marrone

I farmaci, in particolare quelli osmotici, potrebbero alterare il microbiota intestinale influenzando il rischio di malattie neurodegenerative. L’esperto: La colpa dei lassativi o della stipsi?. L’invito alla prudenza: lo studio associativo e non causale

I lassativi possono favorire la demenza? Uno studio dell’Accademia cinese delle Scienze appena pubblicato su Neurology, la rivista dell’American Academy of Neurology sembra andare in questa direzione. Gli scienziati hanno infatti concluso che le persone che utilizzano regolarmente lassativi, normale trattamento contro la stitichezza, possono andare incontro a un rischio aumentato di oltre il 50% di sviluppare demenza rispetto a chi non utilizza lassativi. Il rischio sarebbe ancora maggiore se con i lassativi osmotici, che agiscono richiamando una cospicua dose di acqua attraverso il processo di osmosi rendendo cos le feci voluminose e morbide, accelerando dunque l’ecavuazione. Attenzione, lo studio non dimostra assolutamente che i lassativi causino demenza, tuttavia mostrano un’associazione con la demenza vascolare e generale (ma non Alzheimer).

La stitichezza e l’uso dei lassativi sono comuni tra gli adulti di mezza et e gli anziani ha affermato Feng Sha, primo autore dello studio e ricercatore all’Accademia cinese delle Scienze nel Guangdong, in Cina. Tuttavia – ipotizza lo scienziato – l’uso regolare di lassativi pu modificare il microbiota dell’intestino, con possibili ripercussioni sulle segnalazioni nervose dall’intestino al cervello (attraverso il nervo vago) o con l’aumento della produzione di tossine intestinali che possono influire sul cervello.

Lo studio

Lo studio ha coinvolto 502.229 persone presenti nel database della biobanca del Regno Unito, con et media di 57 anni. All’inizio della ricerca nessuno di loro soffriva di demenza. Di questo gruppo 18.235 persone, pari al 3,6%, hanno riferito di utilizzare regolarmente lassativi da banco. stato stabilito che come uso regolare si intendesse l’utilizzo di un lassativo quasi tutti i giorni nel mese precedente all’inizio della ricerca. Tuttavia, ed una limitazione dello studio, non sono stati riferiti i dosaggi dei farmaci e dunque i ricercatori non hanno potuto indagare la relazione tra i vari dosaggi di lassativi e la demenza. Inoltre un limite dello studio che i dati sono stati auto-riportati e i volontari potrebbero essere stati imprecisi nel riferire le informazioni.

I risultati

Nell’arco di una media di 10 anni, 218 delle persone che facevano uso regolare di lassativi, ovvero l’1,3%, hanno sviluppato la demenza. Tra coloro che non facevano uso regolare di lassativi, 1.969 persone, pari allo 0,4%, hanno sviluppato la demenza. Ci significa che le persone che facevano uso regolare di lassativi avevano un rischio di demenza globale maggiore del 51% rispetto a quelle che non ne facevano uso regolare. Il rischio di demenza aumentava anche con il numero di diversi lassativi utilizzati. Per le persone che utilizzavano un solo tipo di lassativo, il rischio aumentava del 28%, mentre aumentava del 90% per le persone che assumevano due o pi tipi di lassativi. Tra le persone che utilizzano un solo tipo di lassativo, quelle che assumono lassativi osmotici presentano un rischio maggiore, con un aumento del 64% rispetto a coloro che non ne fanno uso.

I ricercatori, dopo aver regolato fattori come et, sesso, istruzione, altre malattie, uso di farmaci e storia familiare di demenza hanno scoperto che le persone che utilizzavano regolarmente lassativi avevano un rischio aumentato del 51% di demenza rispetto a chi non usava regolarmente lassativi. Rischio che variato anche sulla base dei tipi di lassativi utilizzati.Per chi ne usava un solo genere emerso un aumento del rischio pari al 28%. Le cose sono andate peggio per le persone che assumevano due o pi tipi di lassativi: per loro il rischio demenza risultato aumentato del 90%. Tra coloro che facevano uso di una solo tipologia di lassativi , solo chi assumeva quelli osmotici aveva un rischio aumentato del 64% rispetto a chi non usa lassativi.

Lassativi o stipsi?

I numeri di questo studio sono molto elevati – commenta Giovanni Barbara, professore ordinario di Medicina Interna all’Universit di Bologna, Policlinico Sant’Orsola – e siamo di fronte a una statistica significativa in termini numerici. La ricerca molto interessante perch suggerisce che l’intestino contribuisce in qualche modo allo sviluppo di demenza, anche se – va sottolineato – il lavoro esclusivamente di tipo associativo e non necessariamente causale. ovvio che sono necessarie ulteriori prove per dimostrare che o l’uso dei lassativi potrebbe determinare, in alcuni casi, il peggioramento dello stato di demenza. Tuttavia potrebbe anche essere la presenza di stipsi, per la quale i pazienti fanno largo uso di lassativi, ad essere in qualche modo correlata alla demenza dal momento che entrambi, l’utilizzo dei lassativi e la stipsi possono modificare il microbiota.

Asse intestino-cervello

Le possibili interpretazioni o speculazioni correlate a questo tipo di osservazione sono che l’asse intestino-cervello possa, ancora una volta, essere considerato importante nella genesi di disturbi centrali in chi soffre di patologie gastrointestinali aggiunge Barbara che ipotizza: I meccanismi proponibili, che hanno bisogno di conferma in questo tipo di associazione, possono essere legati a due elementi fondamentali: il primo la modificazione del microbiota che pu essere associato alla demenza e qui ci sono altri studi che suggeriscono questo tipo di associazione; oppure il lassativo stesso pu modificare il sistema nervoso, centrale o periferico.

Niente allarmismi

Sono necessarie ulteriori ricerche per indagare il legame che la nostra ricerca ha trovato tra lassativi e demenza. Se i nostri risultati saranno confermati – suggerisce Feng Sha – i medici potrebbero incoraggiare le persone a curare la stitichezza apportando cambiamenti nello stile di vita come bere pi acqua, aumentare la fibra alimentare e aggiungere pi attivit motoria nella loro vita quotidiana. Tuttavia il professor Barbara invita alla prudenza: Ripeto, si tratta di uno studio di associazione che necessita di approfondimenti perch potrebbe essere anche un’associazione casuale pi che causale. Inoltre l’associazione vista soprattutto con i lassativi osmotici, che invece noi gastroenterologi consigliamo fortemente nei pazienti con stipsi perch tipicamente non danno effetti collaterali sul sistema nervoso. Non suggerirei assolutamente ai pazienti con stipsi di non utilizzare i lassativi, in particolare proprio quelli osmotici.

Intestino come secondo cervello

Che l’intestino sia coinvolto nel benessere della mente noto. L’intestino infatti anche stato definito da Michael Gerson della Columbia University di New York secondo cervello perch esiste un sistema nervoso enterico che contribuisce al nostro benessere psicologico. In pratica una rete di un centinaio di milioni di neuroni nella parete addominale: meno di quelli presenti nel cervello (l sono centinaia di miliardi) ma essenziali per il dialogo intestino-mente. I neuroni addominali regolano la motilit intestinale anche in base alle emozioni (ad esempio facendoci correre in bagno prima di un esame importante per affrontare ci che percepiamo come un pericolo “leggeri” e pronti alla fuga). Se per i neuroni enterici ricevono segnali sbagliati dall’intestino perch la microflora alterata contribuiscono a peggiorare il benessere mentale assieme alle sostanze negative prodotte dai batteri cattivi. L’asse di comunicazione intestino-cervello fondamentale e da alcuni anni scoprendo alterazioni dei batteri intestinali anche nelle patologie degenerative come Alzheimer e Parkinson. Uno studio pubblicato su Cell nel 2016 ha evidenziato per la prima volta un nesso tra il microbioma e la malattia di Parkinson. Un nuovo studio condotto su un modello murino della malattia di Alzheimer suggerisce che i batteri intestinali sono in grado di attivare le cellule immunitarie che possono danneggiare il tessuto cerebrale ed esacerbare la neurodegenerazione.

1 marzo 2023 (modifica il 1 marzo 2023 | 09:00)

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